Occhiobello
25 Aprile 2015
Il grande violinista ospite a Occhiobello per Parole d'Autore

Uto Ughi e ‘quel diavolo di un trillo’

di Redazione | 3 min

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Occhiobello. Il grande violinista Uto Ughi è stato ospite, venerdì 24 aprile, della rassegna parole d’autore del Comune di Occhiobello e Cuore di carta, raccontando della sua vita e della sua musica. Anche il settimo incontro nel teatro di Santa Maria Maddalena ha visto una platea gremita di pubblico.

Una occasione imperdibile al teatro don Gino Tosi e il grande violinista si è messo a disposizione del numeroso pubblico presente al settimo incontro di Parole d’autore.

Ma, prima di parlare, il maestro ha voluto proporre un filmato che, velocemente, ripercorreva la sua carriera, con piccoli spezzoni di alcuni sui concerti: dall’età di undici anni a oggi. Ebbene, pur essendo solo un filmato, la magia del suono del suo violino ha riempito la sala ed emozionato gli spettatore che, più volte, hanno applaudito.
Sul palco, Uto Ughi ha parlato del suo libro Quel diavolo di un trillo. Un libro che, come dice bene il sottotitolo, raccoglie alcune note della sua vita.

Ha spiegato che, quello strano titolo non è altro che la parafrasi della celebre sonata Il trillo del diavolo scritta da Tartini nel 700. Ha addirittura raccontato la genesi di quella sonata: “Si dice nata da un sogno che il compositore avrebbe fatto riguardo al diavolo e alla sua maestria nei suoni”.

Non ha potuto esimersi di parlare dei suoi due famosi violini lo Stradivari, denominato il Kreutzer, del 1701 e il Guarnieri del Gesù del 1744. Del primo, ha ricordato che appartenne a un grande violinista Kreutzer,, a cui Beethoven dedicò una delle più celebri sonate per violino della storia della musica la Sonata a Kreutzer, appunto. Del Guarnieri ha raccontato come ne venne in possesso, ottenendolo dalla vedova del grande violinista belga Arthur Grumiaux.

Ma, ben presto, il maestro Ughi, anche incentivando le domande del pubblico, ha voluto esprimere, al di là del libro, i suoi pensieri sulla situazione della cultura e della musica in Italia. “La musica in Italia e in principal modo nelle scuole, non è considerata per nulla, anzi oramai è la cenerentola di tutte le materie e questo è un grande errore.” Si è infervorato Uto Ughi, quando ha ricordato la chiusura di tre orchestre sinfoniche della RAI su quattro. “Facevano cultura musicale ed è inconcepibile che una nazione abbia fatto questo senza colpo ferire. Nessuno è insorto. Per il risparmio è stata cancellata una possibilità di crescita culturale della nazione. 60 milioni di abitanti hanno una orchestra sinfonica ora, quella di Torino, nella sola Londra ce ne sono 8”. Sarcasticamente ha ricordato che una serata di Sanremo costa come un anno di attività di una orchestra sinfonica.

Tornando a parlare del libro, ha raccontato del suo incontro con madre Teresa di Calcutta e del grande insegnamento che lei gli diede: la generosità va messa in pratica realmente e non vuole ringraziamenti, ma è semplicemente dovuta da un uomo all’altro. “Io questo sto cercando di metterlo in pratica giorno dopo giorno della mia vita”.

Ha voluto però lasciare il pubblico con una sua convinzione precisa: “ non sono contrario alla musica popolare, anzi è un modo musicale anche complesso per l’espressione, sono contrario alla musica pop, fatta di stridii non armonici e di disarmonie. Mi dovete scusare, ma io non riesco ad accettare la disarmonia e quindi cerco di conservare, non le ceneri, ma il fuoco, per quelli dopo di noi”.

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