Politica
20 Aprile 2015
Il giornalista prende a modello Elton John e si appella alla Cei

Adinolfi contro matrimoni gay e maternità assistita

di Redazione | 4 min

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unnamed (9)di Anja Rossi

Dev’essere davvero un bravissimo giocatore di poker, Mario Adinolfi. Oltre che giornalista, scrittore, ex tesserato Pd e fondatore del quotidiano La croce, l’autore di ‘Voglio la mamma’ dimostra di conoscere bene le dinamiche del più nobile dei giochi d’azzardo. Nel 2012, alla trasmissione radiofonica La zanzara aveva sostenuto di aver guadagnato in tre anni, come giocatore di poker, vittorie per circa 250.000 €. C’è da credergli. Sa dove puntare, sa come vincere.

Ieri sera, infatti, davanti alla sala piena di San Francesco, Mario Adinolfi ha dialogato con l’arcivescovo Luigi Negri sui temi trattati nel suo libro, in cui contesta quelli che definisce “i falsi miti di progresso” quali l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio omosessuale e l’utero in affitto, analizzandoli in riferimento alle novità oggetto di discussione parlamentare in questi ultimi mesi. Due le preoccupazioni maggiori: il ddl Cirinnà e quello Scalfarotto. “Sono preoccupato – sostiene Adinolfi – perché se prima era la situazione era più sfumata, vediamo adesso avanzare un’offensiva antropologica, che trasforma l’essere umano in cosa. Ora la novità significativa è che le idee di alcuni si stanno trasformando in norme di legge, e questo sta succedendo nel silenzio generale”.

Il giorno fatidico è vicino. “Con 14 sì, 8 no e una astensione in Commissione giustizia, il ddl Cirinnà vede già un preponderante favore verso questa legge, che verrà votata il 7 maggio. L’utero in affitto è solo la cartina di tornasole di questo decreto che equipara l’unione gay al matrimonio mediante questa pratica. Non vogliono che capiate ciò che sta accadendo”. E per spiegarlo in maniera chiara, il giornalista prende ad esempio il ‘caso Elton John’.

Il musicista inglese, sostiene Adinolfi, viene preso come modello delle future coppie gay in Italia: omosessuali ricchissimi, che comprano uteri in affitto, provocando violenze di tipo ormonale sull’utero della donna scelta e creando, una volta nato, un trauma indelebile sul figlio, che non conoscerà mai la madre naturale e non saprà chi è suo padre. “Tutto questo non lo scrivo io nel mio libro, ma sono dichiarazioni che fa lo stesso Elton John nelle interviste”, precisa Adinolfi.

Mario Adinolfi si scaglia infine contro la neolingua. “L’importante è che non capiate nulla di quello che si dice. Si dice ‘donatrice di ovuli’, ma non si considera con questo termine il bombardamento ormonale che la donna deve subire. È un atto di compravendita, con un grande packaging glamour che non racconta tutte le contraddizioni. Le racconta invece lo stesso Elton John, quando dice che il piccolo Zach, appena strappato dalle braccia della madre, cerca il suo seno tra l’imbarazzo e il dolore di tutti quelli che sono in sala parto. Per questo dico che è un male compiuto scientemente”.

unnamed (8)Le leggi trasformerebbero questa compravendita di esseri umani in costume, e ci sarebbero non uno, ma decine di migliaia di Elton al giorno. Bisogna ripartire dalla verità e decidere se testimoniarla o meno. Il dramma della politica di adesso è che vuol far passare il falso per vero, ovvero che siamo tutti nati da un uomo e una donna”. Qui viene ricordato anche l’anno di maggiore natalità per il Paese, il 1946. “L’unico elemento di speranza di allora era stato fare l’amore e l’Italia in poco tempo diventò la quarta potenza industriale del mondo. È inevitabile che dalla crisi si esca solo così”. Tornando al ddl Cirinnà, la soluzione per Adinolfi è una ed è chiara: farsi sentire.

Lo scrittore, con l’associazione Voglio la mamma, ha appena fatto un appello ai vescovi italiani, affinché il 18 maggio ci sia una riflessione durante l’assemblea della Cei. “Nel 2007 volevano approvare i Dico – una legge che era niente rispetto a questa – e allora la mobilitazione di popolo bloccò la legge. È responsabilità nostra battersi contro una legge liberticida e ottenere risultati. Il ddl Cirinnà è l’apoteosi dell’ideologia gender, ora diffusa anche a scuola e spacciata per insegnamento al rispetto”.

Conclude l’incontro il vescovo Negri, profondamente colpito dalle parole di Adinolfi. “Stasera è stato un grande momento di scuola, perché queste sono cose volutamente nascoste; quando si scoprono, però, non si può più far finta di nulla. Dobbiamo quindi assimilare queste informazioni e renderle operative” diffondendole, perché “le parole sono come armi e devono diventare strumenti di attacco e non solo di difesa”. La diffusione e la presa di posizione diventano per Luigi Negri una “sollecitazione alla responsabilità”, che prima è individuale e poi diventa sociale. “L’uomo si è sostituito a Dio, attraverso una contro-creazione che non ha più alcun segno divino, per affermare un potere contro Dio e anche contro l’uomo. Non è una battaglia cristiana, è una battaglia di laicità”.

Negri conclude riportando alla memoria le suggestioni date dall’immagine del ragazzo di piazza Tienanmen, davanti ai carri armati, invitando a lottare, per rendere più difficile l’avanzata del ddl sulle unioni civili. “Facciamo quel che possiamo. Le parole di stasera devono cercare di ovviare a una delle più grandi tragedie per il nostro popolo, ovvero la perdita della sua identità e libertà. Non posso fare previsioni su come reagiranno i miei confratelli. La scadenza è il 7 maggio, non abbiamo molto tempo”.

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