Cronaca
19 Aprile 2015
Il documentario “Limbo” racconta l'inferno concentrazionario dei C.I.E.

Le norme che affondano le unghie nella carne di esseri umani

di Redazione | 2 min

limbodi Francesco Altavilla

Un documentario per mostrare come “norme giuridiche astratte affondino le unghie nella carne di esseri umani”. È questo l’aspetto che il professor Paolo Veronesi ha voluto mettere in evidenza introducendo alla visione di “Limbo” il pubblico presente alla sala Boldini lunedì scorso. Ed è stata questa la volontà dei due registi Matteo Calore e Gustav Hofer che per raccontare l’inferno concentrazionario dei C.I.E. (centri di identificazione ed espulsione) hanno scelto quattro storie che racchiudono alcuni degli elementi ricorrenti nelle vicende degli “ospiti” dei centri. Dal momento che solo il 50% degli individui ospitati nei C.I.E., su un totale di circa 6000 persone, viene effettivamente rimpatriato al termine come esito di una pena detentiva, in questi “non-luoghi” vengono internati tantissimi individui che non hanno mai avuto problemi con la legge, sono residenti in Italia da diversi anni, normalmente hanno costruito legami di amicizia e in alcuni casi delle famiglie.

La proiezione ha fatto parte delle giornate di studio sui diritti dei migranti organizzate dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Ferrara, facendo seguito al dibattito “I centri di identificazione ed espulsione in Italia” di venerdì 10 aprile, cui ha preso parte il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, e precede la conferenza di mercoledì 15 “La detenzione amministrativa degli stranieri: Regno Unito e Italia a confronto”.

ZaLab, l’associazione per la produzione, distribuzione e promozione di documentari sociali e progetti culturali di cui i due registi fanno parte, ha aderito alla campagna “Mai più C.I.E.”, individuati come “massima espressione dell’assurdità della risposta detentiva ai fenomeni migratori”. Il documentario vuole essere un primo passo verso una maggiore sensibilizzazione sul dramma provocato da queste detenzioni a scopo identificativo, per giungere a “pensare percorsi comunicativi alternativi per raccontare l’inferno dei C.I.E.” ha aggiunto Matteo Calore, presente alla proiezione.

I documentaristi, che hanno già presentato “Limbo” in Senato hanno avuto accesso ai centri di identificazione ed espulsione di Roma, Trapani e Torino al seguito delle visite effettuate da parte della commissione parlamentare d’inchiesta guidata dal senatore Luigi Manconi. “Ciò che è necessario fare, è ripensare nei suoi fondamenti il sistema di regolazione dei flussi migratori, dall’accoglienza all’integrazione” ha concluso Matteo Calore.

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