“Non si può più parlare di mele marce ma di un problema ben più ampio”. è la conclusione cui arriva Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Aldrovandi, alla luce della sentenza della Corte dei Conti che condanna gli agenti a risarcire in parte il Ministero.
Per il legale “la Corte dei Conti con la sentenza odierna lancia un vero e proprio monito nei confronti di coloro che hanno la responsabilità della preparazione, organizzazione e formazione delle forze dell’ordine”. Il riferimento è al passo del verdetto in cui la Corte “ben lungi dal prendere le distanze o sminuire la gravità delle condotte con cui è stata provocata la morte del povero Federico fa proprie e cita espressamente le parole del giudice penale (la Corte di Cassazione)” e parla di atti “incontestabilmente, inequivocabilmente e gravemente contrari ai propri doveri d’ufficio”. In sostanza la Corte dei Conti “riconosce la grave illiceità delle condotte consumante dagli agenti di polizia nel caso di specie, già costituita materia di accertamento dell’autorità giudiziaria ordinaria. Non viene pertanto in alcun modo sminuita, né avrebbe potuto esserlo, la gravità dei fatti già accertati dal giudice penale”.
Quanto alla cifra del risarcimento, “la condanna- pur cospicua – viene economicamente ridotta a fronte del riconoscimento di una indubbia responsabilità del Ministero in tema di mancanza di preparazione, organizzazione e formazione degli agenti. Non si può più parlare di mele marce ma di un problema ben più ampio”.
Un giudizio positivo arriva anche da Patrizia Moretti, secondo la quale “non è una questione di cifra. Mi lasciava perplessa la differenza di rivalsa tra i quattro poliziotti, anche perché nelle sentenze la loro responsabilità è stata sempre riconosciuta solidale. Comunque non la discuto. Quello che conta non è l’entità ma il riconoscimento delle responsabilità”. Quanto al ‘coinvolgimento’ del Viminale quanto a insufficiente preparazione della polizia, “è positivo che si riconosca la necessità di entrare nel merito della formazione delle forze dell’ordine e nel controllo delle loro azioni e che dopo ci sia una giustizia se sbagliano. La formazione non può interrompersi mai”.
Per l’avvocato Eugenio Pini, difensore di Monica Segatto, siamo di fronte a una “sentenza straordinaria sotto l’aspetto difensivo, in quanto ha ridotto la pretesa economica avanzata nei confronti della mia assistita di ben 9/10. Ma anche coraggiosa, perché ha riconosciuto la responsabilità dell’amministrazione dell’evento attribuendole i ¾ della colpa. Questo deve essere un ulteriore impulso per giungere urgentemente a garantire concretamente la sicurezza degli operatori e dei cittadini in casi simili”.
L’augurio di Pini è che “questa sentenza possa anche consentire il riavvicinamento delle parti e dare serenità a tutte le forze dell’ordine che quotidianamente sono impegnate per la sicurezza dei cittadini”.