Eventi e cultura
28 Marzo 2015
A Casa Bovelli un incontro sull'uso responsabile dei social media

Giovani, Internet e la necessità dell’educazione

di Redazione | 3 min

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WP_20150326_21_33_39_Pro“Non perdere tempo su Internet!”. Una frase che ogni genitore del terzo millennio avrà sicuramente detto almeno una volta rivolto ai propri figli. Un’attitudine nei confronti della tecnologia e del tempo che i ragazzi passano a contatto con la rete che a parere di don Paolo Padrini non è il migliore possibile. Anzi, il sacerdote ideatore dell’applicazione iBreviary, l’ha definita una “frase da non utilizzare, bisogna piuttosto far capire ai nostri giovani che anche il tempo passato su Internet è tempo che ha valore e va pertanto utilizzato in maniera seria e consapevole”.

L’incontro tenutosi nella serata di giovedì 26 marzo, nell’aula magna di Casa Bovelli, era organizzato da Agesci, Azione Cattolica e Rinascita Cristiana, dal titolo “Dalla rete alle relazioni. Uso responsabile e consapevole dei social media”, l’iniziativa era patrocinata dal Comune di Ferrara e sostenuta da Banca Etica.

Alla presenza di una sala gremita per l’occasione, la discussione si è concentrata su quali possano essere nel mondo d’oggi gli strumenti educativi, e i comportamenti in uso agli educatori ma anche ai genitori, alla luce della distanza tra le diverse generazioni provocata da una diversa attitudine all’uso della tecnologia. La domanda di fondo è dunque stata: “come superare le difficoltà di relazione e comunicazione tra educatore ed educato nell’era dei social media se le chiavi del linguaggio sono in mano ai ragazzi?”.

La risposta di don Paolo Padrini è stata quella di “comprendere innanzitutto come stanno cambiando le cose, e conseguentemente capire quale sia il ruolo dell’educatore e del genitore in questo scenario mutato ed in continuo mutamento”. Il sacerdote ha sottolineato come le figure di riferimento, tanto i genitori quanto chi ha responsabilità educative diverse, abbiano “la grande responsabilità di vivere il tempo presente, consapevoli del mutamento della comunicazione e capaci di gestire tale cambiamento, rimanendo incisivi nell’intervento educativo”.

“Confrontandosi con Internet e i social network ad esempio – ha continuato don Padrini – bisogna capire che la rete è relazione, a prescindere dalla nostra presenza o meno. Le comunicazioni informatiche, per forza di cose sono interfacciate, ed è compito dell’educatore aiutare i ragazzi a decifrare le interfacce, mettendoli in guardia rispetto alle tante dinamiche di falsificazione”.

Tanto nelle relazioni reali quanto in quelle virtuali l’invito di don Padrini ai presenti nell’aula magna è stato quello di preservare la veridicità della comunicazione. “Anche in una chat, che è un’interfaccia come un’altra, uno strumento che rende possibile la comunicazione, si deve tendere ad una comunicazione vera. Ciò che devono davvero comprendere i nostri ragazzi, ed è compito di noi educatori far loro capire, è che il tempo speso a comunicare, su Internet o di persona, è un tempo di spessore, educato e di valore”.

Ecco dunque spiegata la scorrettezza della frase iniziale: “su Internet non si perde tempo – ha proseguito il sacerdote – piuttosto è un luogo come un altro in cui realizzare delle relazioni, che non hanno nulla in meno delle relazioni non informatiche”.

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