Eventi e cultura
26 Marzo 2015
'Lezione' con il magistrato del pool Mani Pulite per 350 studenti dell'Iss Copernico-Carpeggiani

A lezione di legalità con Piercamillo Davigo

di Redazione | 3 min

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In occasione del Green Social Festival 2015 – il progetto formativo dell’agenzia Goodlink giunto alla sua sesta edizione – le sale del Boldini, questa mattina, hanno ospitato i 350 ragazzi delle 17 classi dell’Iss “Copernico-Carpeggiani” partecipanti all’incontro ‘Legalità, criminalità organizzata e senso civico’. Relatore d’eccezione è il magistrato Piercamillo Davigo, “anima giuridica – presenta il direttore di Radio Bruno, Pier Luigi Senatore – del pool di Mani Pulite”, oggi consigliere della II Sezione Penale della Corte di Cassazione.

Davanti al giovanissimo pubblico, formato da studenti di classi seconda, terza, quarta e quinta, il magistrato definisce l’indagine giudiziaria del 1992 come una “indagine che ha avuto successo per gli esiti dei processi e i tempi maturi”: la necessità di inquadrare una realtà che, per ragioni anagrafiche, è conosciuta dalle sole autorità presenti in prima fila e dai molti insegnanti accompagnatori, permette di evidenziare una “mancata reazione del mondo politico – continua Piercamillo Davigo – alla gravità del reato, che ha permesso ad un sistema di spartizione di tangenti di restare in essere per molti anni e che poteva essere scoperto almeno 7 anni prima, quando nel 1985 si ebbe l’arresto del presidente della Metro di Milano, Antonio Natali”.

La brillante disamina del magistrato, arricchita da aneddoti personali e da un linguaggio preciso ma semplice, conquista la sala che mantiene un rigoroso silenzio: risuona così la definizione di corruzione quale “reato seriale, diffusivo, spesso fautore – sottolinea Davigo – di sistemi criminali e mercati illegali, spesso carico di legami con il crimine organizzato”, una prassi di coinvolgimento criminale che si allarga pericolosamente “fino a quando sono i buoni a dover andare”, e che mina i principi fondanti del libero mercato e della democrazia.

L’inchiesta di Mani Pulite è stata, però, “un’occasione mancata”: lo sentenzia il magistrato, specificando che anche la successiva legge Severino “non risolve quasi nulla”, e che gli esiti giudiziari che conseguirono alla stagione degli anni novanta hanno permesso “di creare ceppi resistenti agli antibiotici – commenta metaforicamente Davigo – arrestando sì le zebre lente, ma permettendo a quelle più veloci di restare”. Concludere che tutti rubano sarebbe troppo semplicistico: “molti, non tutti, rubano – specifica – manca piuttosto una percezione di svalore di certi comportamenti, conosciamo oggi una rassegnazione dell’opinione pubblica ed una incapacità della politica di fare pulizia al proprio interno”.

Ma dunque, incalza il coordinatore Pier Luigi Senatore, “perché la legalità conviene?” La risposta del magistrato è perentoria: “è più razionale, fa risparmiare e ti fa dormire sonni tranquilli: le scorciatoie sono quasi sempre strade sbagliate”.

L’interesse degli studenti è dimostrato dalle molte domande: grazie agli interventi dei ragazzi, le riflessioni di Piercamillo Davigo spaziano così dalla legge sulla responsabilità civile, ritenuta “una cialtronata vergognosa”, alla ragione dell’assenza dei grandi evasori nelle carceri, sintetizzata nell’amaro “gli evasori votano”. Non ci si dimentica, poi, della tensione tra politica e giustizia, una situazione di disaccordo quasi necessaria, perché “se l’equilibrio si può ritenere variabile nel tempo – spiega il magistrato in risposta alle domande degli studenti – la divisione dei poteri è caposaldo della civiltà, altrimenti avremmo scelto un sovrano che per definizione è sempre in accordo con se stesso”; ancora, la criticità della questione carceraria del Paese, rievocata negli interventi, è ricondotta “non ai troppi detenuti – spiega Davigo – ma alle poche carceri” e non mancano le perplessità, in una realtà così inficiata, sull’integrità di forze dell’ordine e della stessa magistratura.

Alla legittima problematicità sollevata in conclusione, Piercamillo Davigo risponde deciso: “Rivendico alla mia categoria una cosa: noi i nostri che rubano li mettiamo dentro”.

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