Eventi e cultura
6 Marzo 2015
In Sala Estense si parlerà di Drain Brain, possibile un collegamento via Twitter con l'astronauta ora in missione sulla Iss

Attesa per il saluto di “AstroSamantha” a Ferrara

di Daniele Oppo | 2 min

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Non ci sono ancora certezze ma non è affatto escluso che Samantha Cristoforetti, l’astronauta italiana ora sulla Stazione spaziale internazionale, possa fare un saluto a Ferrara.

“Stiamo vedendo un po’ come fare e verificando anche con la Nasa se ci sarà l’effettiva possibilità”, spiega Salvatore Pignataro, responsabile dell’Agenzia Spaziale Italiana per la missione “Futura”, quella di Samantha. L’occasione sarà quella dell’incontro in Sala Estense dedicato a “Unife nello Spazio” che si terrà stasera per il ciclo “I venerdì dell’Universo”.

Si parlerà, ovviamente, di Drain Brain, l’esperimento ideato all’interno dell’Università di Ferrara da Paolo Zamboni (principal investigator del progetto) e Angelo Taibi, ricercatore del dipartimento di Fisica e Scienze della Terra di Unife e project manager del progetto e implementato anche grazie al supporto dell’Infn. Un progetto costato circa 300mila euro, “oltre – rimarca Taibi – al lavoro non quantificabile fatto da noi e dai nostri colleghi”.

Da sinistra: Angelo Taibi, Salvatore Pignataro e Paolo Zamboni

Da sinistra: Angelo Taibi, Salvatore Pignataro e Paolo Zamboni

Probabilmente, oltre alla storia di come si è riusciti ad arrivare sullo spazio, verranno svelati anche alcuni dei primi dati preliminari fin qui raccolti sul ritorno venoso nell’asse cuore-cervello: una ricerca che mira soprattutto a capire se e come il flusso cardiovascolare influisca sulle patologie neurologiche che colpiscono gli astronauti dopo che sono stati per lungo tempo in assenza di gravità (tra le altre cose, ‘banali’ problemi alla vista e forti mal di testa).

“I dati vanno nella direzione che ci aspettavamo – anticipa Zamboni – anche se, come avviene nella ricerca, abbiamo avuto una serie di sorprese che potrebbero aprire nuove e interessanti prospettive per il futuro”.

Samantha Cristoforetti ha già eseguito alcune prove in orbita e ne mancano altre due che potranno essere eseguite nei prossimi mesi (la missione finirà a metà maggio). Altri test verranno condotti a terra, prima a Houston e poi in Europa al suo rientro.

C’è anche però un altro obiettivo che, come spesso avviene nelle missioni spaziali, riguarda le cosiddette ricadute a terra degli esperimenti: “Un primo risultato non scontato è che la strumentazione funziona, ora siamo confidenti che gli strumenti che abbiamo sviluppato (il pletismografo, ndr) potranno essere usati in futuro nella telemedicina – spiega Zamboni -, permettendoci di trasmettere dati raffinati, ad esempio, da zone disagiate e dove non c’è la presenza di un operatore specializzato”.

 

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