Eventi e cultura
7 Marzo 2015
Eugenio Bolognesi presenta il carteggio amoroso tra la sua prozia Antonia e il grande metafisico

L’amore tra de Chirico e la sua musa ferrarese

di Elisa Fornasini | 3 min

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OIo ti scriverò ogni giorno fino al momento che riprenderò il treno per quella benedetta Ferrara, che da ché ti conosco, mi pare il centro di tutto l’universo”. Una sincera dichiarazione d’amore a una donna e alla sua città, fatta da un maestro indiscusso della pittura del Novecento: Giorgio de Chirico. Una passione tutta ferrarese scoperta da Eugenio Bolognesi, nipote della musa estense del grande metafisico, che in un comò della sua prozia Antonia ha rinvenuto un cospicuo carteggio tra i due amanti. Un centinaio di lettere dell’artista alla fidanzata, conosciuta e frequentata durante il suo soggiorno nella “Ferrara delle sorprese” (1915-1918), ha dato vita al libro “Alceste: una storia d’amore ferrarese. Giorgio De Chirico e Antonia Bolognesi”, presentato all’istituto alberghiero Vergani. All’incontro conviviale organizzato dai Lions di Portomaggiore – San Giorgio, Ferrara Diamanti, Ferrara Europa – Poggio Renatico e Ferrara Estense, hanno partecipato, tra gli altri, il vicesindaco Massimo Maisto, il questore Antonio Sbordone e il funzionario provinciale Enrica Domenicali.

ODopo i saluti della dirigente scolastica Roberta Monti e del presidente del Lions Club Portomaggiore San Giorgio Paolo Bruni (che si è complimentato per la ‘mutazione genetica’ compiuta dall’agronomo Bolognesi, passato da occuparsi di colture a culture), la parola è passata all’autore che ha presentato con una certa emozione l’inedito carteggio tra De Chirico e la sua prozia. I due potrebbero essersi incontrati verosimilmente in Castello, dove lei lavorava come impiegata provinciale e dove lui passava molto tempo ad osservare gli astri. Tra loro nacque subito un amore onesto e sincero (“Antonia, io vedo in te, nella tua lealtà, nella tua bellezza, nella tua gentilezza, la consolazione senza rimorsi della mia vita”) che proseguì anche dopo il trasferimento dell’artista a Roma. L’epicentro del carteggio, infatti, risale al 1919, anno in cui de Chirico scrive più di 100 lettere alla sua fidanzata.

cover-alceste-dechiricoIl loro sogno d’amore, però, non è mai convolato a nozze: nonostante il tema del matrimonio sia presente in ogni lettera, il fatidico sì non fu mai pronunciato a causa di una lettera del padre di Antonia, in cui riferiva a de Chirico che non avrebbe opposto resistenza alla loro unione solo nel caso in cui l’artista avesse raggiunto una solidità economica in grado di permettere ai due di farsi una famiglia. Una questione che non andò proprio giù al pittore che da quel giorno sparì dalla vita della sua musa ferrarese. La giovane, spesso soprannominata nelle lettere Alceste come immagine della moglie ideale e devota, cercò negli anni di ricostruire un rapporto con il suo amato artista, che però continuò a ignorarla. Una storia d’amore senza lieto fine, quindi, che però apre nuove prospettive per lo studio della vita e dell’opera del maestro di Volos.

La pubblicazione del romanzo, proprio nel centenario dell’arrivo di de Chirico a Ferrara, rappresenta una minuziosa testimonianza di un periodo assai scarno di documenti, che va a coincidere con uno dei passaggi più cruciali dell’arte dechirichiana, cioè il passaggio dalla metafisica ferrarese al classicismo del ritorno all’ordine di ‘valori plastici’. Se le doti artistiche del metafisico più importante del mondo si conoscevano già, il libro permette di scoprire la sua realtà intima e personale: dietro al mito del grande artista, infatti, si cela l’immagine di un uomo appassionato, capace di amare la città estense e il suo tesoro più grande: Alceste.

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