Cronaca
3 Marzo 2015
I dirigenti della scuola: "Le dichiarazioni del Collettivo evocano scenari inquietanti"

Il “processo a Marattin” non in nome del liceo Roiti

di Redazione | 3 min

liceo roiti“Nessuna censura di opinioni, né un accanimento contro studenti ma chiarezza nei ruoli e certezza negli interpreti così che il Liceo non possa essere identificato nelle parole e nelle idee di qualcuno e mantenga il suo profilo e la sua funzione”. Con una lunga lettera il liceo Roiti prende le distanze dal messaggio violento apparso su Facebook da parte del “collettivo Roiti” (che con un post successivo ha rimarcato di essere solo “un’associazione libera e privata di studenti ed ex studenti”) all’indirizzo di Luigi Marattin.

A firmarla sono Donato Selleri (dirigente scolastico), Francesca Canella (presidente del consiglio di istituto), Antonio Raimondo (collaboratore vicario dirigente), Roberto Lolli (collaboratore dirigente) e  Mario Sileo (collaboratore dirigente).

“Non frequentando, per scelta e per anagrafe, i social network, abbiamo appreso delle dichiarazioni del Collettivo Roiti dalla stampa e, d’impatto, ne siamo stati negativamente colpiti – esordiscono i dirigenti -. Pur riconoscendo ai giovani la naturale irruenza dell’età, e la conseguente radicalità di comportamenti ed affermazioni, che fa il paio con la superficialità diffusa nell’utilizzare gli strumenti della moderna tecnologia, per loro tanto comuni e quotidiani da sottovalutarne impatto e conseguenze, in una sorta di zona franca dove tutto è etereo, ci ha colpito il tono e il contenuto delle affermazioni. Al di là dei giudizi personali su Marattin, non sostenuti da alcuna motivazione, invocare processi di Norimberga contro persone di cui non si condividono le idee dimostra, oltre che un deficit di comprensione storica, anche una strana percezione di dialettica democratica”.

Chiusa l’analisi sull’uso dei ‘nuovi’ mezzi di comunicazione in modo superficiale e sulla inadeguatezza delle parole usate, i dirigenti passano a difendere il buon nome del liceo. “Se si usa il nome “Roiti” la cosa assume una connotazione per noi inaccettabile. Da sempre Roiti per Ferrara rappresenta il Liceo Scientifico, un luogo di educazione, di formazione e di cultura. Per molti è stata o è la Scuola. È un luogo plurale, complesso, frequentato da giovani che investono nel sapere per il loro futuro e crescono in competenza, autonomia, responsabilità, qualità che eserciteranno nel mondo accademico, delle professioni e della testimonianza sociale e civile, utilizzando paradigmi molto diversi dal linguaggio e dai contenuti del post. Perché – osservano i dirigenti della scuola – quella formulata non è una opinione, né una richiesta: è un giudizio esplicito. L’autore (vogliamo sperare sia una estemporanea di un singolo e non una condivisa convinzione) ha già stabilito, in modo incontrovertibile colpa e giudizio, ruolo e castigo. Ci ritornano alla mente, con le doverose distanze, fatti terribili come gli omicidi Biagi e D’Antona, entrambi condannati non per azioni ma per opinioni e per idee. Parlare di crimini contro l’umanità, di traditori della Patria, di persone pericolose, evoca scenari inquietanti, non stemperati da prese di distanze e non ridimensionati da ragionamenti, ma aizzati dal disagio collettivo che sfocia in astio e livore”.

I firmatari della lettera, pur comprendendo il disagio dei giovani in un momento di crisi e sfiducia nella politica, affermano di non poter giustificare “attacchi personali e offese, anche nella situazione attuale che offre ben altri esempi. Non sappiamo quali colpe possano essere ascritte a Marattin ma nulla giustifica quanto scritto”.

“Ci rendiamo conto che chiunque, anche l’anonimo autore, ha il diritto di esprimere le proprie opinioni e di utilizzare i mezzi che più gli aggradano, specie se lo fa al di fuori da scuola – proseguono i dirigenti -, ma quando utilizza il nome del Liceo Roiti, di cui i sottoscritti portano la principale responsabilità, ha a nostro avviso l’obbligo di uniformarsi ai principi e ai valori che questa scuola sostiene e che non sono certo quelli evidenziati. Altrimenti cambia nome e si firma Collettivo Comeglipare e lascia fuori il Liceo, con tutti i suoi studenti, genitori, docenti e Ata, dalle sue esternazioni che non possiamo e non vogliamo condividere”.

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