Più dell’acqua, poté il fango. Ma non quello presente negli umidi terreni della “Valle Morte” dove è situato il nuovo ospedale di Cona, ma quello riversato da giornali e giornalisti contro l’azienda Sant’Anna e il suo management. Questa almeno la posizione del direttore generale Gabriele Rinaldi, che replica ancora una volta alla notizia che lo vedrebbe indagato dalla procura di Ferrara nell’ambito dell’inchiesta ‘Cona bis’.
Il direttore generale del nosocomio si dice stupito dagli articoli apparsi negli ultimi giorni sulla stampa locale, che considera mirati a un attacco personale: “Leggo anche oggi – scrive Rinaldi – notizie relative a nuove ipotesi di reato asseritamente formulate a mio carico dalla procura della Repubblica di Ferrara. La cosa continua a stupirmi in quanto mai ho ricevuto comunicazione alcuna da parte dell’organo giudiziario di quanto, invece, leggo pressoché quotidianamente sui giornali. Ora, a prescindere dal fatto che, in un paese che vuol dirsi civile, ciò non dovrebbe mai accadere per principio, la mia impressione è che, nel caso di specie, si tratti di un deliberato attacco alla mia persona”.
Rinaldi annuncia quindi di volersi tutelare anche attraverso vie legali da quella che evidentemente giudica una sorta di campagna diffamatoria, e spiega di aver “già dato mandato, pertanto, di verificare, innanzitutto, se le notizie riportate dalla stampa siano vere e, in ogni caso, per accertare chi e per quale motivo ha divulgato informazioni che, per il codice di procedura penale, anche se fossero vere, dovrebbero essere coperte dal segreto istruttorio”.
Secondo il direttore generale i vari guai di Cona non sono quelli strutturali di cui si è scritto nel corso delle varie udienze del processo penale (in cui l’azienda, contrariamente a quanto annunciò lo stesso Rinaldi, ha deciso di non partecipare come parte civile), ma l’immagine all’esterno divulgata dai media. “La sensazione, purtroppo – conclude Rinaldi -, è che, come in altri casi, si cerchi di strumentalizzare fatti privi di particolare rilievo al solo fine di screditare l’immagine del sottoscritto e, ancor peggio, dell’ottimo Ospedale di Ferrara che, più che dall’acqua, è rovinato dal fango che, ciclicamente, gli viene riversato addosso da chi ha più a cuore il proprio tornaconto personale che quello della collettività”.