Non c’è pace per la sanità ferrarese. Sbloccata, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la vertenza dei lavori per ricostruzione dell’ospedale Borselli di Bondeno, le preoccupazioni in casa Lega Nord rimangono, sulla vicenda dell’ospedale San Camillo di Comacchio.
Per la quale, Alan Fabbri aveva presentato lo scorso 13 gennaio un’interrogazione, per conoscere “la verità – annunciava nelle scorse settimane il capogruppo della Lega Nord regionale – sulle sorti dell’ospedale San Camillo, per il quale da troppo tempo si rincorrono voci contraddittorie, di riconversione e riduzione dei servizi”.
“Una risposta – commenta Fabbri – che la Giunta darà soltanto il 27 marzo: tutto ciò è ridicolo. Crediamo (e lo abbiamo espresso al presidente Bonaccini) se possono esserci gli estremi per uno sperpero di denaro pubblico, che possa configurare il reato di danno erariale. Inoltre, invochiamo da tempo di istituire una commissione d’inchiesta ai sensi dell’articolo 16 dello statuto regionale. Per i cittadini ferraresi, ci pare un atto di dovuta trasparenza”.
La sanità ferrarese, fa capire Fabbri, è stata “terremotata” dal sisma, ma anche dall’apertura dei grandi poli ospedalieri di Cona e del Delta. Comacchio ha seguito un destino diverso, rispetto ad altre realtà marittime, come Cattolica, “nonostante un restyling del nosocomio lagunare, nel 2010, inaugurato davanti alle autorità politiche, che comportò un investimento da 13 milioni di euro”. “Impegni – aggiunge Fabbri – confermati anche dal Consiglio comunale di Comacchio, l’8 settembre 2010, ma poi smentiti dal partito di maggioranza relativa in provincia (il Pd), che nell’aprile 2011 annunciava di fatto la chiusura del San Camillo. Verosimilmente – ricorda Fabbri – in coincidenza con l’apertura dell’ospedale di Cona: una struttura sovradimensionata (con 200 posti in più rispetto agli indici di legge previgenti) e insostenibile economicamente. Lo stesso presidente della Regione, il 21 marzo 2012, smentiva questi documenti. La mia interrogazione intendeva chiedere, finalmente, dove sta la verità su questa intricata vicenda. Tuttavia, il termine di risposta in Consiglio regionale è stato prorogato al 27 marzo. Una scelta che reputiamo ridicola – sbotta Fabbri – vista l’importanza del tema e la semplicità delle nostre richieste. Forse, il vero problema che sta a monte della questione è di natura politico”.