Lettere al Direttore
24 Febbraio 2015

Perché serve una legge contro l’omofobia

di Redazione | 3 min

Quando si parla di riconoscere, estendere, rendere effettivi diritti si intende riferirsi a cosa gli organi deputati alla regolamentazione della convivenza tra persone possano e debbano fare affinché tutti gli individui siano effettivamente tutelati nella loro specificità. Si tratta della condizione necessaria per avere una comunità di cittadini e non una semplice sommatoria di interessi contrapposti.
La proposta di legge per la lotta contro l’omofobia e la transfobia, pertanto, non può esser ritenuta in nessun modo liberticida. Per restare strettamente al merito della questione, aiuta ricordare che il testo di legge prevede l’estensione anche all’omofobia e alla transfobia dell’articolo 3 della legge Mancino, la legge del 1993 che prevede un’aggravante della pena – fino alla metà – per i reati del codice penale commessi sulla base di «discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
La versione originaria è stata ulteriormente “alleggerita”: le aggravanti rimangono, ma è stato aggiunto un emendamento secondo cui queste non si applicano a “organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto”. L’obiettivo è punire il comportamento violento e discriminatorio individuale ma rassicurare chi teme che le sanzioni possano restringere la libertà d’espressione.
Potrebbe forse valer la pena di soffermarsi su cosa sia, o come debba essere intesa, la libertà, parola abusata, ormai. Già l’Ecclesiaste ricordava, in fondo, come le parole si consumino.
L’art. 21 della Costituzione garantisce la libertà di espressione, la legge lo ribadisce. Se invece la libertà che si invoca è quella di violare la dignità degli altri, quella di denigrare, offendere o creare le condizioni perché una persona si senta minacciata o in difficoltà, perché sia riconosciuta la possibilità ad altri di violarne la serenità allora quella non può essere riconosciuta come libertà, bensì come possibilità e liceità di sopraffazione. Ma la possibilità di sopraffazione non può essere accolta.
Se si è giunti a questo punto – dove la confusione regna sovrana e le reazioni ad un provvedimento di civiltà sono scomposte – è anche per una presenza troppo tenue delle istituzioni sull’argomento. Le piazze si riempiono di opposte tensioni e richieste che antepongono alla legge altre istanze meno legittime. Occorre che il Parlamento si intesti la responsabilità di sciogliere nodi che languono ormai da troppo tempo, licenziando norme che siano segno di progresso (a partire dalla necessaria e non più procrastinabile legge sulle unioni civili) e che permettano, a modo loro, una reale unificazione politica europea nel segno della legge e della universalità dei diritti. Le persone omosessuali sono cittadini ai quali vanno garantiti pari dignità e diritti, senza che ciò ogni volta debba essere oggetto di contrattazione. Quando si parla di diritti civili non è più possibile sentirsi rispondere che “non sono la priorità”.
Leggi contro l’omofobia e la transfobia si trovano nei Paesi occidentali e di cultura occidentale, le cui istituzioni si nutrono della cultura liberale e post illuministica. Non provvedere a dotarci di un sistema di norme coese e coerente con questi principi è, in definitiva, una forma di omofobia.

Ilaria Baraldi
Leonardo Fiorentini
Segreteria Provinciale Partito Democratico Ferrara

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