Eventi e cultura
19 Febbraio 2015
Stefano Caracciolo parlerà delle donne nella vita e nelle opere del grande musicista

“Anatomie della Mente” con Giacomo Puccini

di Redazione | 2 min
Stefano Caracciolo

Stefano Caracciolo

“Giacomo Puccini e le donne”. E’ questo il titolo del secondo appuntamento di Anatomie della Mente, il fortunato ciclo di conferenze di varia psicologia, organizzate da Stefano Caracciolo, ordinario di Psicologia Clinica dell’Università di Ferrara, che oggi, giovedì 19 febbraio alle 16.30, nella storica sede della biblioteca Ariostea, fra teatro Anatomico e sala Agnelli, parlerà delle donne nella vita e nelle opere del grande musicista, tracciando uno studio psicobiografico.

Come anticipa lo stesso Caracciolo: “Manon, Mimì, Tosca, Butterfly, Liù: le donne delle opere di Puccini compongono un delicato ottocentesco ritratto della personalità femminile, oggi certamente desueto, ma non per questo meno affascinante, con l’eccezione di Turandot che ultima, arriva in pieno Novecento, con sensibilità tutta differente, all’antitesi rispetto all’antico clichè. Ma quanto della delicata sensibilità musicale pucciniana concorre alla composizione di questo variegato campionario di tratti femminili?”

“E quanto della personalità del maestro lucchese – si chiede Caracciolo – entra nella coraggiosa e disperata lotta di Tosca, quanto nella ingenua speranza delusa di Butterfly, quanto nella algida e feroce determinazione di Turandot?. Echi delle figure femminili familiari della coraggiosa ed esasperata moglie Elvira, della giovane Doria entrata nella sua vita come infermiera dopo il grave incidente d’auto del 1903 e poi morta suicida per la vergogna delle accuse ma ancora vergine, e della ultima amata, la baronessa bavarese Josephine detta ‘Busci’, che lo accompagnò, non troppo segretamente, nell’ultimo decennio della sua vita?”.

“O piuttosto, elementi di una psicopatologia tipica del suo temperamento melancolico – prosegue Caracciolo – costellata di fasi iperattive e creative e di momenti critici in cui la vena creativa si affievoliva, e in cui la caccia, le corse in auto, il cibo ed il fumo non bastavano a colmare i vuoti d’umore così dolorosi e frequenti, come nella lettera in rime falsamente giocose alla sorella del gennaio 1895: ‘Sono vile, senza vena, faccio proprio una gran pena, Deh perdona sorellona, alla Musa traditora del fratello panciutello che si spreme l’intelletto per dirigerti un sonetto. Ho i pensieri un po’ opalini, son tuo Giacomo Puccini’. Soltanto nel 2007 un fortuito ritrovamento ha consentito di chiarire le drammatiche circostanze che portarono al suicidio di Doria Manfredi: il segreto era custodito in una valigia conservata per anni in un umido scantinato.”

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