Economia e Lavoro
3 Febbraio 2015
Molto applaudito il discorso di La Malfa nell'incontro organizzato da Confartigianato e AttivaFerrara

L'”illusione tecnocratica” dell’euro e il ruolo delle fondazioni bancarie

di Redazione | 6 min

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DSC_1521di Francesco Altavilla

Passato, presente e futuro di istituzioni bancarie locali e fondazioni. Un dibattito che in una città come Ferrara è quanto mai attuale. Anche per questa ragione Confartigianato Ferrara insieme con l’associazione AttivaFerrara, hanno voluto organizzare un incontro nel salone d’onore di Palazzo Roverella.

Numerosi i relatori, portatori di prospettive differenti su di un tema, quello della finanza locale e delle fondazioni bancarie, che può fornire moltissimi spunti di discussione. Un’occasione di confronto tra quanti hanno a che fare, per ragioni di studio o di lavoro con la finanza locale, nazionale, europea ed internazionale, sistemi tra loro sempre più interconnessi.
Tra i convenuti anche Giorgio La Malfa, autore dell’intervento conclusivo, molto apprezzato dai presenti. «L’iniziativa odierna è l’ideale proseguimento della precedente visita dell’onorevole La Malfa alla nostra associazione – precisa Marcella Pacchioli, presidentessa di AttivaFerrara – in occasione della presentazione del volume da lui curato: “Cuccia e il segreto di Mediobanca”, ci si ripromise di dar seguito a questa proficua collaborazione». Il territorio ferrarese vede infatti da una parte l’eccellenza dell’attività della Cassa di Risparmio di Cento e della fondazione ad essa collegata, d’altra parte le recenti vicende del commissariamento di Carife giunte agli onori della cronaca nei mesi precedenti.

Le implicazioni esistenti tra banche, finanza e fondazioni sono state al centro del dibattito e degli interventi, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni bancarie della città, della provincia ed anche dei territori vicini.

Ad aprire la discussione ha pensato Giuseppe Vancini, segretario provinciale di Confartigianato Ferrara, che ha porto i suoi saluti ai convenuti ed ha voluto ricordare quanto sia rilevante, in termini assoluti ed in particolare in Emilia Romagna la piccola-media impresa: «Circa un terzo del Pil proviene da imprese che contano meno di venti dipendenti, il 95% delle imprese nel territorio emiliano romagnolo è composto di aziende piccole o piccolissime – ha sottolieato Vancini – in un simile contesto produttivo, duramente provato dai lunghi anni di crisi, la sinergia tra istituti di credito locali, imprese e fondazioni bancarie è fondamentale per una crescita e una rimessa in moto di tutta la comunità».

Proprio il protrarsi della difficile situazione produttiva, occupazionale e sociale, derivante dalla crisi attraversato dal paese, è stato il punto di partenza dell’intervento di Carlo Alberto Roncarati, attuale presidente della Cassa di Risparmio di Cento. La difficoltà di accesso al credito ed un apparato burocratico farraginoso e poco lineare sono state individuate da Roncarati come alcune tra le cause delle difficoltà delle imprese a sopravvivere. A questo si è aggiunta una diffusa sofferenza delle banche, soprattutto locali, che faticano a far quadrare i bilanci. Queste condizioni sfavorevoli hanno reso molto meno facile per le imprese ottenere prestiti senza presentare garanzie solide.
In chiusura del suo intervento, Roncarati ha lasciato aperta una questione: il diffuso sistema che connette banche locali e fondazioni è ad oggi ancora funzionante? La risposta, a suo dire, è affermativa, anche alla luce dell’esperienza vissuta in questi anni da CariCento, all’interno della quale la sinergia e la mutua collaborazione tra banca e fondazione sta dando ottimi frutti. «Gli istituti di credito locali non sono sostituibili – ha detto il presidente di CariCento – alla luce del ruolo fondamentale che svolgono sul territorio e nel territorio, che ne giustifica la longevità».

Gli interventi di Francesco Caputo Nassetti, docente di Diritto Bancario presso l’Università di Ferrara e quello di Alessandro Del Castello, presidente Acri (associazione di fondazioni e casse di risparmio s.p.a.), hanno tracciato brevemente un quadro complessivo della genesi e dei recenti mutamenti delle moderne fondazioni bancarie. Il professor Nassetti ha esposto in sette brevi “capitoli” l’evoluzione normativa delle fondazioni bancarie, a partire dal 1990 quando la legge delega “Amato-Carli” (legge 30 luglio 1990, n.218) introdusse nell’ordinamento italiano queste “persone giuridiche pubblico-private”. Nassetti, dopo aver descritto efficacemente l’evoluzione legislativa, culminata con l’approvazione nel 2012 della “Carta delle Fondazioni”, sorta di codice comportamentale che consenta di valorizzarne l’azione e rafforzarne i presidi di autonomia, responsabilità, trasparenza e indipendenza. Alessandro Del Castello, presidente di Acri, ha invece sottolineato con il suo contributo la strettissima relazione, talvolta problematica, tra fondazioni bancarie ed enti locali. La funzione assolta dalle fondazioni, quella di arricchire il tessuto sociale attraverso il finanziamento di attività di utilità generale, le proietta secondo Del Castello nel futuro, verso nuove forme di welfare mutualistico.

Concetti in parte ribaditi dall’intervento di Gianfranco Ragonesi, vice presidente della fondazione Carisbo e direttore generale di Confartigianato e Federimprese Emilia Romagna. «Nate per motivi filantropici, le Fondazioni rivestono ora un ruolo fondamentale nel radicamento delle attività economiche sul territorio, aspetto fondamentale in una regione come l’Emilia Romagna caratterizzata dalla presenza prevalente, circa il 97 % del totale, di imprese piccole e medie». La funzione che devono svolgere ora le fondazioni bancarie, è secondo Ragonesi, quella di favorire lo sviluppo e la coesione sociale in un sistema economico in pieno cambiamento, complice anche la crisi degli ultimi anni.

Ha concluso la conferenza il contributo di La Malfa, che ha toccato i temi dell’unione bancaria nel panorama politico italiano ed europeo tratteggiando per sommi capi le criticità e i buoni risultati sortiti dall’avvento della moneta unica. Il giudizio espresso, critico sui tempi realizzativi dell’unione monetaria europea, ha voluto mettere in luce come il concepimento e la realizzazione di tale iniziativa fosse frutto di quella che ha definito una “illusione tecnocratica” che volle anticipare i tempi rispetto ad una necessaria unificazione politica e culturale dell’Unione Europea. «L’Unione non può essere un luogo in cui gli stati sovrani vivono male con il timore di peggiorare la loro situazione economica – ha detto l’onorevole tra gli applausi – ma deve piuttosto divenire uno spazio di uniformità, in cui necessità e bisogni siano condivisi da tutti». E proprio sulla messa in comune e sull’uniformazione si è rivolta l’attenzione di La Malfa quando ha affrontato il tema delle politiche economiche europee. Due gli scenari politici ipotizzati: proseguire sulla via dettata dalle istituzioni europee o ridefinire i trattati, per cambiare il modello di Unione Europea da realizzare. «Se fosse possibile un modo indolore ed ordinato per tornare indietro nel processo di integrazione così come è avvenuto lo suggerirei ai governanti europei – ha rincarato l’onorevole – anche alla luce dei differenti bisogni che hanno due tra i più industrializzati paesi dell’Unione: Italia e Germania».

In un sistema bancario che a livello continentale è più caotico che mai per bisogni e provvedimenti, le fondazioni svolgono, secondo Giorgio La Malfa un decisivo ruolo stabilizzatore che deve essere tutelato e mantenuto a stretto contatto con la dimensione locale cui fanno riferimento.

L’intervento dell’onorevole La Malfa è stato accolto con grande entusiasmo dalla sala gremita. Al momento dei saluti e dei ringraziamenti, la presidentessa di AttivaFerrara ha voluto augurarsi che i preziosi contributi intellettuali dell’onorevole alle attività dell’associazione non si concludano ma anzi abbiano un proseguimento nel prossimo futuro.

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