di Anja Rossi
“In principio la terra era tutta sbagliata”. Sarà per questo che a un certo punto vi nacque Gianni Rodari. Per essere più precisi, correva l’anno 1920 e da allora il suo nome è ricordato per essere stato scrittore e poeta italiano, specializzato in testi per bambini e ragazzi. Non solo, Gianni Rodari fu molto di più: giornalista, pedagogista e visionario, capì con largo anticipo la necessità di edificare una scuola differente, una scuola ancora oggi impensabile nel sistema italiano vigente.
“Se un bambino scrive nel suo quaderno ‘l’ago di Garda’ – scrive Rodari in Grammatica della fantasia -, ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo ‘ago’ importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso?”.
Dell’intellettuale italiano, tra i più irriverenti nei confronti del mondo letterario italiano costituito, ha parlato venerdì Daniela Cappagli nell’incontro alla biblioteca Ariostea “Fantastica-Mente: il processo creativo in Gianni Rodari”, per il ciclo “Viaggio nella comunità dei saperi. Istruzione e Democrazia”, promosso dall’istituto di Storia contemporanea e dall’istituto Gramsci. Per la Cappagli, “Rodari è sempre stato vicino alle scuole, che ha frequentato per tutta la sua vita con costanza e volontà di approfondimento. Ha sempre posto la fantasia al centro del suo modo di scrivere e di educare, considerandola il modo più adatto per affrontare i problemi quotidiani”.
Lo scrittore, insieme al Movimento di cooperazione educativa, pone al centro della ricerca pedagogica la persona, ovvero l’alunno, e non il programma educativo, promuovendo così la ricerca di una libertà espressiva. “Erano gli anni ’80 – sottolinea Daniela Cappagli – e già allora si parlava di riforma scolastica. Se la scuola regge ancora, malgrado tutto, è per pensatori come Rodari. ‘La buona scuola’ andrebbe fatta scrivere da chi a scuola c’è andato tutta la vita: i professori”.
La scuola per Gianni Rodari non deve essere autoritaria, ma deve, come scrive lui stesso, “far guardare fuori dalla finestra per scoprire il mondo e incantarsi dello spettacolo della vita”. Deve aiutare a creare delle persone appassionate, deve essere senza voti. La scuola deve essere fatta per educare innanzitutto genitori e insegnanti. Può essere scuola una biblioteca, una tv, una città. Possono esserlo anche gli oggetti, le strade, gli animali. Così, nel pensiero di Rodari si crea un forte legame tra istruzione e democrazia, in cui la scuola diventa quel luogo in cui si insegna la lingua della ricerca, che porta alla creatività. È un percorso necessario, affinché vengano dati “tutti gli usi delle parole a tutti, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
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