Terre del Reno
31 Gennaio 2015
L'ad Guidi: "Se non posso più andare a lavorare nella mia azienda non so più quali sono i miei diritti"

Ancora picchetti alla Mirror, società dal questore

di Daniele Oppo | 2 min

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Soci Mirror in questuraSant’Agostino. “Conosco benissimo i miei doveri perché pago le tasse, ma non so più quali siano i miei diritti se non riesco neppure ad andare a lavorare nella mia azienda”. Stefano Guidi, amministratore delegato della Mirror di Sant’Agostino, commenta così l’ennesimo picchetto posto in essere dai 14 ex facchini della cooperativa Lk di Trebbo di Reno che hanno impedito a lavoratori e mezzi di entrare nello stabilimento.

L’ultima protesta è stata particolarmente sentita dai cinque soci della società presieduta da Tiziano Nordi che hanno deciso di organizzare, esasperati, un picchetto a loro volta, ma davanti alla questura di Ferrara. “Siamo alle solite, nessuno fa niente, le istituzioni sembrano un muro di gomma”, lamenta ancora Guidi, “avevamo l’intenzione di venire a manifestare qui – spiega a pochi passi dal portone della questura – ma ci hanno sconsigliato di farlo perché se no avremmo ricevuto una denuncia per manifestazione non autorizzata e sarebbe stata davvero una beffa. Ma a noi ci dicono queste cose, mentre quelle persone continuano a fare manifestazioni tranquillamente, senza chiedere autorizzazioni a nessuno, impedendoci di lavorare. Peraltro dovevano andare via perché hanno ottenuto un incontro con il prefetto per lunedì prossimo, invece non hanno mantenuto la promessa”.

La soluzione di compromesso è stata quella di incontrare il questore “che ci ha detto che prenderà in mano la situazione e ci ha garantito che potremo tornare a lavorare”, racconta ancora Guidi, “e spero che sia così perché tra i 21 dipendenti dell’azienda e quelli delle unità esterne qui si stanno mettendo a rischio oltre 40 posti di lavoro”.

La complicata vicenda nasce dal recesso dal contratto da parte della Mirror con la cooperativa Lk la quale non avrebbe pagato alcune mensilità ai 14 ex facchini. “Ma non so perché se la prendano con noi – osserva ancora l’amministratore – a noi non  è arrivata nessuna querela, nessun decreto ingiuntivo, nulla di nulla. Se non sono stati pagati se la devono prendere con la cooperativa con la quale abbiamo recesso il contratto per gravi inadempienze a settembre dopo ben sei lettere di richiamo a partire da aprile, direi che siamo andati ben oltre i limiti della sopportazione”.

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