Argenta
30 Gennaio 2015
I carabinieri sequestrano beni per 130 milioni di euro in otto regioni italiane

Maxi-blitz contro la Camorra, sequestri nell’Argentano

di Redazione | 3 min

carabinieri notte 3Maxi operazione dei carabinieri del nucleo investigativo di Padova che hanno sequestrato beni per 130 milioni di euro in otto regioni d’Italia, con gli inquirenti impegnati anche nel territorio di Ferrara e in particolare nell’Argentano, dove sono stati sequestrati diversi beni immobili.

Il blitz è scattato nelle prime ore di venerdì nei confronti di un uomo di 70 anni, campano ma residente a Padova, Antonio Manzo, che sarebbe legato ad un noto clan della Camorra, sospettato di riciclare ingenti somme di denaro sporco per conto della stessa organizzazione e dell’ex mala del Brenta.

I sospetti sono nati in seguito a un controllo della dichiarazione dei redditi: l’uomo dichiarava infatti non più di 15mila euro all’anno ma risuleterebbe essere proprietario di beni per 130 milioni di euro e proprietario, tramite vari collegamenti, di 40 appartamenti.

Le operazioni sono ancora in corso anche a Ferrara dove, secondo le prime informazioni, dovrebbero essere in via di sequestro alcuni immobili situati nel territorio provinciale.

Gli uomini dell’Arma – circa 400 i militari coinvolti – hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza proposto dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia ed emesso dal Tribunale di Padova.

Le province interessate sono, oltre Ferrara, quelle  di Padova, Vicenza, Treviso, Belluno, Bologna, Siena, Roma, Napoli, Salerno, Taranto, Matera, Cosenza e Varese.

I carabinieri hanno sequestrato 350 unità immobiliari, 15 terreni, un fabbricato rurale, 52 società per un capitale sociale complessivo di quasi 1,5 milioni di euro, 224 tra conti bancari e cassette di sicurezza (sequestrati 40mila euro in contanti e svariati effetti bancari in bianco pronti per la spendita), 52 tra auto di grossa cilindrata, 18 autocarri, 8 motocicli, un motoveicolo.

Gli inquirenti, al termine di lunga attività investigativa, hanno ricostruito una filiera di società, tutte facenti capo direttamente o indirettamente al Manzo, tramite le quali gestiva il considerevole patrimonio. Le attività di indagine sono scaturite in relazione alla disponibilità dell’uomo di questa abnorme massa patrimoniale, in netta contrapposizione con le sue esigue capacità reddituali, pressoché nullatenente per l’Erario.

I dettagliati e puntuali elementi di riscontro raccolti dai militari dell’Arma e vagliati dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia, hanno consentito al presidente del Tribunale di Padova, nel dispositivo del decreto di sequestro, di affermare la sussistenza del fumus per l’adozione della misura di prevenzione.

Dall’indagine, infatti, emergerebbe una palese sproporzione tra l’entità dei redditi dichiarati da Manzo – e dai suoi familiari – e la quantità di beni ed enti societari a lui riferibili.

Non va sottaciuta, ai fini dell’applicazione della misura del sequestro preventivo d’urgenza, il fatto che Manzo annoveri “variegati e significativi precedenti penali e di polizia anche in relazione ad organizzazioni criminali qualificate in ragione delle sue continue e anche fotograficamente documentate frequentazioni”.

Sono altresì in corso di esecuzione 42 decreti di perquisizione domiciliari e personali scaturiti da un procedimento penale connesso, per attribuzione fittizia di beni ed utilità poiché, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale,  Manzo avrebbe fintamente attribuito la titolarità delle quote sociali delle società, beni mobili ed immobili a terzi, ora coindagati per concorso nel medesimo reato.

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