La parola d’ordine è lavoro. Anzi, tornare a creare lavoro. Lo ha promesso il nuovo presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, nel presentare lunedì scorso il suo programma di governo. “Il tema del lavoro attraversa tutti i settori”, ha spiegato il capogruppo Pd dell’Emilia Romagna, Paolo Calvano, che ha accolto con soddisfazione non solo l’elenco delle cose da fare, ma anche il metodo inaugurato a partire dalla “sobrietà”.
“Il metodo è quello della riduzione delle spese – commenta Calvano – con il Pd che, a mia firma, ha presentato un progetto di legge per ridurre di mille euro l’indennità mensile di ogni consigliere regionale, il fondo funzionamento dei gruppi consiliari e l’indennità di fine mandato, che consentirà di risparmiare circa 7 milioni di euro. Vuole essere il segnale di una legislatura all’insegna della sobrietà, che Bonaccini sembra voglia estendere anche ai membri della giunta”.
Un tema, quello del clima di sfiducia che ha colpito anche la Regione, che lo stesso Bonaccini ha affrontato nel suo primo intervento programmatico. “E’ per noi insopportabile – ha detto infatto Bonaccini – il distacco che si è creato con i cittadini, di cui avvertiamo il discredito. Ma la sobrietà sarà il pilastro del nostro agire, continueremo con i tagli già avviati, razionalizzeremo le spese. Vanno rafforzati gli strumenti di partecipazione, bisogna superare la lontananza anche combattendo la burocrazia”. Va in questa direzione la riforma che abolisce le Province e la proposta di Bonaccini di “zone intermedie” per il raccordo con le amministrazioni locali, “tre o più Aree vaste”. Le misure immediate sono orientate a tre azioni fondamentali: la creazione (entro 100 giorni) di una struttura per la sburocratizzazione a vantaggio di imprese e cittadini; il riordino generale della spesa corrente regionale, per destinare i risparmi agli investimenti pubblici e al sostegno di quelli privati; il dimezzamento delle società pubbliche o partecipate”.
Il rilancio dell’economia regionale, la valorizzazione delle risorse, i progetti per i primi cento giorni, annuali, di legislatura e decennali: Bonaccini ha sviluppato in oltre un’ora di intervento un disegno dell’Emilia-Romagna che verrà e lo ha fatto incardinando le annunciate azioni di governo su quella che egli stesso definisce “fretta”. Velocità dunque, sburocratizzazione, razionalizzazione delle risorse e un appuntamento esplicito: “Tra un anno tornerò in quest’aula per presentare a voi e ai cittadini dell’Emilia-Romagna i risultati del lavoro”.
Per tornare a creare lavoro il presidente della Regione ha un piano che attraversa un po’ tutti i settori, con particolare attenzione a quello della cultura, confermando la volontà di triplicare nel corso del mandato i fondi di un’industria che conta 30 mila imprese per quasi 80 mila addetti. “E se aggiungiamo il turismo nelle città – ha aggiunto – ci accorgeremmo di come la cultura rappresenti un asset fondamentale della nostra economia”. “Centralità della cultura e del turismo – commenta poi Calvano – che vogliamo riportare dal 7,8 al 10% del Pil regionale”.
Un programma, dunque, che intende intercettare la ripresa nel più breve tempo possibile, migliorando nello stesso tempo la sanità e la qualità ambientale. “Oggi – aggiunge Calvano – vediamo segnali importanti di imprese che riprendono a investire sul nostro territorio, come Louis Vuitton a Ferrara ad esempio. Ecco allora che la ricetta di Bonaccini si fonda sul patto per il lavoro citato nel suo intervento, per varare il quale intende convocare le parti sociali e le università. Fare squadra, insomma, per avviare la ripresa nel 2015. Cercando anche di spendere al meglio le risorse che vengono concesse dall’Europa”.
Il contrasto alla disoccupazione annunciato da Bonaccini verrà posto su una bilancia in cui pesano “il rinascimento della vocazione manifatturiera, la risorsa cultura, quell’agroalimentare che ci vede primi in Europa per prodotti di qualità”. E ancora le opere pubbliche, sempre con il vincolo di “zero consumo di territorio”, a partire dalla Cispadana (“Mi auguro che tra non molto si possano vedere i risultati”), fino ai trasporti con “la necessità di una robusta cura del ferro” e con l’ipotesi di un sistema intermodale di superficie in Riviera.
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