A settant’anni dall’ ingresso dell’armata rossa nel campo di concentramento di Auschwitz, ricordare la Giornata della Memoria significa riconoscere che i carnefici erano anche in Italia e che dal nostro Paese abbiamo fatto partire vagoni carichi di uomini e donne, al passaggio dei quali, ci siamo voltati dall’altra parte.
Significa riconoscere che le vittime raggiunsero un numero aberrante: 6 milioni di ebrei, da 3 a 6 milioni di civili slavi, da 2 a 4 milioni di prigionieri di guerra, da 1 a 1milione e mezzo di dissidenti, 200-800 mila tra rom e sinti, 300 mila disabili, da 10 mila a 250 mila omosessuali, 2 mila Testimoni di Geova.
Celebrare la Giornata della Memoria significa ammettere le colpe del nazismo e del fascismo, evitare di generalizzare ed equiparare.
La storia ha bisogno della memoria, diversamente rischia di cadere nella banalità del giudizio, nell’approssimazione inconsapevole, nella semplificazione contenutistica dei social network. La crisi delle democrazie europee, l’affermazione dei nazionalismi, l’odio razziale stanno riproponendo un modello di sovranità fondato sulla conflittualità e sulla xenofobia.
Promuoviamo pertanto ovunque una Giornata della Memoria che sia un inno alla conoscenza. Conoscenza di ciò che ha prodotto l’ odio razziale, del significato della lotta antifascista, della natura dell’ occupazione tedesca e di come i fascisti vi collaborarono. Fare memoria impone di schierarsi con decisione contro ogni moderna forma di razzismo e rigettare l’idea che le risorse del pianeta siano ad appannaggio di una piccola parte della popolazione mondiale.
Per onorarla noi continueremo a batterci contro ogni tentativo di semplificazione storica, contro il primato del mercato sui diritti delle persone, cercando di affermare le ragioni della democrazia, dell’eguaglianza e della libertà dei popoli.
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Ferrara