Lettere al Direttore
24 Gennaio 2015

Una giornata scolastica di ordinaria follia

di Redazione | 5 min

Dopo più di trent’anni di insegnamento nella scuola soffro di incubi notturni. Dalla lontana riforma di Luigi Berlinguer alla recente “Buona scuola” di Renzi e Giannini il mio inconscio è stato profondamente turbato.

Alcune notti fa ho sognato di correre a scuola, tutta trafelata e angosciata, nel timore di incrociare il preside che, orologio in mano, mi avrebbe rimproverato anche un solo minuto di ritardo. Giunta in classe un po’ scapigliata e sudata qualche secondo prima del suono della campanella d’inizio lezioni, depositato il mio carico di libri, di compiti, di appunti e il registro elettronico (me ne vado in giro senza una valigia trolley, come più saggiamente fanno invece molte colleghe, fors’anche per illudersi di andare in aeroporto anziché al lavoro!), controllo le assenze, firmo le giustificazioni, la mia presenza in classe, gli argomenti della lezione che intendo svolgere e mi accorgo che sono passati 15 minuti abbondanti. Il pc portatile, che mi è stato dato in dotazione, non funziona bene, di frequente non si collega alla rete e, quando finalmente riesco ad accedere al sito del registro on line, devo impiegare vari minuti per assolvere a tutte le pratiche burocratiche e anche per cancellare banali errori di involontaria scrittura (la tastiera del pc è sensibilissima, se si tratta di annotare errate informazioni , solo ad una lieve percezione dei polpastrelli delle dita). Un po’ contrariata, vado ad iniziare, ma entra un gruppetto di studenti che avevano viaggiato su una linea di trasporto in ritardo. Mi ricollego e segnalo l’ingresso, cancellando le assenze. Verifico che alcuni documenti assegnati per l’odierna lezione non sono stati letti perché non si apriva il file. Mi arrabbio e cerco di capire se è una motivazione reale o rientra nelle solite banali giustificazioni per non aver studiato: da diversi anni, a dire il vero con scarso successo, anche nella mia scuola abbiamo adottato manuali con risorse multimediali per rispondere alle esigenze delle nuove generazioni, che utilizzano i mezzi informatici, e perché la LIM e i collegamenti ipertestuali sono le innovazioni più importanti della didattica, secondo le nuove concezioni degli esperti per un apprendimento facile, veloce e più attivo. Peccato che spesso non funzioni nulla!

Riprendo la lezione (altri 10 minuti sono trascorsi) chiedendo ad uno studente di fare le fotocopie cartacee del testo letterario che dobbiamo analizzare, verificato che in effetti il file in questione non si apre. Mentre restiamo in attesa del documento, lo contestualizzo e lo attualizzo attraverso una conversazione con la classe. Bussano alla porta! Un collaboratore scolastico (nel vecchio ordinamento dicesi “bidello”, ma non intendo essere accusata di blasfemia!) mi allunga più fogli con varie comunicazioni da leggere su questioni di sicurezza dell’ambiente scolastico – vie di fuga in caso di emergenza; nomine degli studenti aprifila e chiudifila per evacuare con ordine; sul divieto di fumo in tutte le aree della scuola interne ed esterne (però ad un passo fuori dai cancelli d’ingresso è già zona utilizzabile dai tossici fumodipendenti!); sul divieto di accedere all’area di ristoro – bar (struttura che si trova nella zona verde sul retro dell’edificio scolastico) perché non c’è copertura assicurativa; sulle entrate in ritardo e le uscite anticipate degli allievi; sulle ore deputate per andare al bagno …

Esaurita la lettura (10 minuti), lo studente con le fotocopie non è ancora rientrato in aula e decido di sospendere la lezione, appena iniziata poco prima, perché penso che stia arrivando. Trascorrono altri 5 minuti e poi finalmente possiamo cominciare. Tralascio di descrivere i problemi per fotocopiare 26 pagine, che mi sono stati riferiti (ma li conosco bene! Mancavano i fogli, il toner era esaurito ecc…)

Mi dico che svolgerò 20 minuti di lezione, quelli che mi sono rimasti, in totale concentrazione, anche se comincio a sentirmi a disagio perché devo rivedere e accorciare la mia scaletta di lavoro. Mi accorgo che sta girando tra i banchi un foglio su cui alcuni appuntano non so che cosa. Mi fermo. Di che si tratta? La lista delle merende! Secondo una comunicazione d’inizio anno scolastico, per evitare assembramenti (che comunque si verificano lo stesso!) davanti alla rivendita interna di panini, pizze, bomboloni (per una corretta e sana alimentazione!), all’acquisto delle merende sono delegati i rappresentati di classe, dopo aver raccolto in un elenco le richieste e i soldi necessari. Pausa.

Esaurita “l’operazione merende”, mi restano 15 minuti. “Il pensiero e la filosofia di Giacomo Leopardi sono ancora oggi …” . Si alzano cinque studenti per avvertirmi che devono uscire per donare sangue. L’Avis fornisce il trasporto per accompagnare i gruppi scolastici di giovani che si recano volontariamente nei loro ambulatori. Iniziativa molto lodevole per la formazione di una coscienza civile, mi dico.

Bene! Non mi resta che assegnare lo studio di alcune pagine del manuale di Letteratura, che trattano la poetica e la filosofia leopardiana. Suona la campanella di fine dell’ora di lezione.

Del tutto furiosa e amareggiata, mi imbatto nel Dirigente scolastico che, forse nel tentativo di confortarmi, mi ricorda le priorità del mio lavoro con grande determinazione, quella di chi è appena stato incaricato del ruolo ed è molto orgoglioso della sua enciclopedica conoscenza delle norme ministeriali:

  • puntualità nell’orario di servizio

  • controllo dell’incolumità degli studenti

  • controllo regolare dei libretti scolastici

  • controllo del rispetto delle regole di comportamento e soprattutto per le entrate e le uscite degli studenti

  • controllo ed eventuale sanzione per chi fuma nelle zone vietate

  • quotidiana lettura delle comunicazioni, rigorosamente on line, per il doveroso aggiornamento delle attività e degli impegni scolastici.

Mi sento soffocare, cerco di gridare ma non mi escono le parole, ho i brividi, tremo, lascio cadere a terra i libri, i fogli, il computer. Perdo i sensi.

Emanuela Zucchini

Postilla

Il dramma è che la fantasia (in questo breve racconto, il sogno) viene superata dalla realtà!

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