Piccole “scintille” crescono. Dopo essere arrivato in finale al ViaEmili@DocFest 2014, mettendo in crisi la giuria del festival dedicato alle produzioni emiliano-romagnole, “Una nuova scintilla” tutta ferrarese arriva tra i documentari in concorso al David di Donatello 2015.

Tramite l’associazione Italiandoc/it di Bologna la regista estense Rita Bertoncini è stata infatti invitata ad iscriversi – con il lungometraggio da lei prodotto e diretto nel 2014 – nella sezione documentari del prestigioso premio cinematografico italiano assegnato dalla giuria dell’Accademia del cinema Italiano, che nel 2011 premiò con il David di Donatello come miglior documentario “È stato morto un ragazzo”, il lavoro di Filippo Vendemmiati sulla vicenda di Federico Aldrovandi. Il film verrà quindi valutato da una giuria formata da precedenti vincitori del David di Donatello e da esponenti della cultura, dell’arte, dell’industria e dello spettacolo rappresentativi della società italiana.

Realizzato in collaborazione con l’Anpi provinciale e con il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il film “Una nuova scintilla” parte proprio da Ferrara e dalla scoperta della regista della partecipazione attiva del nonno Senofonte al movimento di Resistenza locale come tipografo clandestino. La volontà di sapere di più sulla figura del nonno ha condotto la documentarista a iniziare una ricerca approfondita sul biennio 1943-’45 e sulle vicende connesse alla Resistenza nel ferrarese. Il film arriva così a porre l’attenzione anche sul ruolo attivo delle donne all’interno del movimento, e in particolare sulla figura della partigiana combattente con il grado di tenente Silvana Lodi, tramite interviste agli ultimi testimoni di quel periodo complesso quali Lidia Bellodi e Ormea Lupi.

Quello che avviene in “Una nuova scintilla” è un passaggio della memoria tra due generazioni – quella del nonno della documentarista e quella di oggi – che non risulta solo dalla narrazione, ma parte già dalla scelta delle giovani collaborazioni al documentario quali quelle dei musicisti che hanno curato le colonne sonore (Jacques Lazzari, Giacomo Marighelli ed Eugenio Squarcia – Moreau).

Dal lavoro di ricerca e di studio di Rita Bertoncini su quel complesso periodo e sul mancato riconoscimento dell’apporto femminile alla Resistenza, si apre infatti una più ampia riflessione su che cosa significhi ‘resistere’ e su quale sia il ruolo delle donne, combattenti come allora, nel mondo contemporaneo. “La motivazione profonda che anima questo lavoro – spiega Rita Bertoncini – è la volontà di stimolare ogni cittadino a recuperare la storia delle proprie radici e a conservare e tramandare la memoria del proprio territorio. Con questo film ho voluto accendere nuove scintille, perché se non si conosce il percorso che è stato fatto prima di noi, difficilmente saremo consapevoli del nostro presente e delle nostre scelte”.