Comacchio
16 Gennaio 2015
Secondo la procura l'attivista non chiese autorizzazioni pubbliche e ostacolò il trasferimento dei macchinari dall'ospedale

Mezzogori a processo per manifestazione al San Camillo

di Ruggero Veronese | 2 min

mezzogoriComacchio. Per salvare dalla chiusura l’ospedale San Camillo, l’attivista comacchiese Manrico Mezzogori ha fatto ormai di tutto: dalle manifestazioni pubbliche sotto la sede dell’Ausl di Ferrara ai cortei di cittadini per le strade di Comacchio, dalle sfide lanciate all’ex presidente della Regione Vasco Errani agi esposti in prefettura. Arrivando addirittura a rischiare un grave infortunio quando scivolò dal tetto del nosocomio restando appeso per interminabili minuti a una corda penzolante. E ora la sua dedizione alla causa della Consulta Civica per l’Ospedale San Camillo, di cui è presidente, rischia addirittura di costargli una condanna penale per manifestazione non autorizzata. Ma il vulcanico attivista comacchiese, assistito dall’avvocato Laura Tomasi, non ci sta e dopo essersi opposto al decreto penale di condanna ha chiesto di affrontare la questione in un processo ordinario per cercare di ottenere l’assoluzione.

I fatti da cui nasce l’accusa a Mezzogori si svolgono nell’ottobre del 2013, mentre è in atto il presidio permanente dell’ospedale da parte della Consulta. Proprio in quei giorni giungono alcuni tecnici incaricati dall’Ausl nella struttura, con il compito di cominciare a sgomberare i reparti destinati alla chiusura. Mezzogori vede il movimento nel’area di endoscopia e si presenta per chiedere spiegazioni, senza lesinare i giudizi negativi sulla riorganizzazione sanitaria in atto.

È in quel momento che avvengono i fatti al centro dell’inchiesta. Mezzogori è infatti accusato di aver organizzato una vera e propria manifestazione non autorizzata all’interno dell’ospedale, per cercare di ostacolare il trasferimento. Ma secondo la legale dell’attivista si trattò solo di legittime richieste di spiegazioni verso un gruppo di tecnici il cui arrivo non era stato preannunciato dalla direzione sanitaria e di cui erano all’oscuro anche le istituzioni comacchiesi. Prova ne è, secondo la Tomasi, che poco dopo arrivarono sul posto prima il dottor Guerra, dirigente del San Camillo, e successivamente diversi esponenti della giunta comunale, come il vicesindaco Denis Fantinuoli, e gli assessori Sergio Provasi e Stefano Parmiani, seguiti dal sindaco Marco Fabbri. Tutti per domandare ai tecnici le stesse spiegazioni già richieste da Mezzogori.

Ieri mattina nel tribunale di Ferrara si è aperto il processo con la prima udienza filtro, durante la quale la Tomasi ha depositato una lista di testimoni per la difesa che include anche i membri della giunta comunale appena citati. La tesi difensiva punterà a dimostrare che Mezzogori non organizzò alcuna manifestazione non autorizzata, e che quel gruppo di cittadini presenti sul posto è in realtà da ricondurre al presidio permanente che si teneva in contemporanea e ai tanti curiosi arrivati all’ospedale per capire cosa stesse succedendo. La prossima udienza è prevista per il prossimo luglio.

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