Eventi e cultura
19 Dicembre 2014
In mostra gli oggetti della collezione di via Mazzini ancora inagibile dopo il sisma

Il museo ebraico ferrarese in “trasferta” al Meis

di Redazione | 2 min

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di Anja Rossi

Il dialogo è al centro della mostra “Torah fonte di vita. La collezione del museo Ebraico della Comunità di Ferrara”, inaugurata ieri dal presidente del Meis Riccardo Calimani e dal rabbino Luciano Meir Caro con l’accensione delle candele che caratterizzano la settimana di Chanukkah. “Solamente tre candeline perché oggi cade il terzo giorno della festa ebraica”, ha spiegato il rabbino al pubblico presente.

Attraverso questa mostra che durerà per tutto il 2015, il Meis vuole dunque tenere acceso il dialogo tra comunità ebraica e società civile, ospitando gli oggetti di collezione del museo Ebraico di via Mazzini, ancora inagibile a causa del sisma. All’inaugurazione erano presenti anche il vice sindaco Massimo Maisto, Carla Di Francesco della direzione regionale per i beni culturali, la curatrice della mostra Sharon Reichel, la neoeletta in Regione Marcella Zappaterra, il prefetto Michele Tortora e il questore Orazio D’Anna.

A ribadire la necessità di dialogo è anche il presidente Calimani, che considera la mostra come una tappa importante contro il “lento, troppo lento cammino di questo importante museo che sottolinea l’esistenza nella penisola italiana di quel piccolo mondo ebraico presente da secoli, più precisamente due prima dei papi. Questa mostra è importante – continua Calimani – soprattutto per affermare l’esistenza in Italia di un pluralismo di idee, sempre utile”.

Molti degli oggetti presenti provengono da Cento in quanto quelli di Ferrara furono tutti saccheggiati nel periodo fascista. La collezione al Meis, che vede in tutto una settantina di elementi, è composta da oggetti che furono donati dai cittadini ferraresi ebrei alla loro Comunità. In mostra, tra i vari libri esposti, è presente anche uno firmato da Giacomo Marchi, pseudonimo dello scrittore Giorgio Bassani durante il periodo delle leggi razziali, e una Torah del XVII secolo, l’oggetto più antico presente ora al Meis.

Tre sono le sale che compongono la mostra Torah fonte di vita: la prima sala è dedicata agli oggetti presenti in sinagoga, la seconda agli oggetti del rito utilizzati sia nell’ambito domestico che in quello collettivo e collegiale, ed infine un’ultima sala dedicata al dialogo tra le culture. Alle pareti sono infatti lasciati degli spazi in cui poter far domande inerenti alla mostra e alla cultura ebraica. C’è già chi chiede delucidazioni su circoncisione e sui famosi riccioli che portano gli uomini al lato del viso. A queste domande verrà risposto tramite le pagine sociali Facebook e Twitter del Meis, segno che il museo nazionale dell’ebraismo e della Shoah in Italia non vuole rimanere un’entità statica ma diventare centro di un fecondo dialogo.

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