Ostellato
19 Dicembre 2014
Si chiude con un colpo di scena il processo al dipendente comunale accusato di aver chiesto vantaggi in cambio di autorizzazioni

Denunciano concussione, indagati per corruzione

di Ruggero Veronese | 3 min

tribunaleOstellato. Che il confine tra concussione e corruzione sia quantomeno sottile è opinione diffusa, soprattutto dopo la recente introduzione della versione ‘non violenta’ del primo reato, la concussione per induzione. Capita quindi di assistere a udienze in cui chi afferma di essere la vittima del reato – il presunto ‘concusso’, parte civile nel processo -, si ritrova nel giro di poche ore dall’altra parte della barricata: indagato dalla procura con l’ipotesi di corruzione. Da concusso a corruttore: una differenza che, legalmente parlando, equivale a un abisso.

Ed è con questo esito che si è concluso il processo che vedeva come unico imputato il 65enne Calogero Patanellaex dirigente amministrativo (ora in pensione) del Comune di Ostellato, accusato dalla procura di Ferrara di aver cercato di approfittare di una coppia di imprenditori intenzionati ad aprire una struttura turistica nel territorio comunale. A termine dell’udienza conclusiva infatti il collegio del tribunale di Ferrara, composto dai giudici Marini, Testoni e Attinà, ha deciso di riqualificare il capo di imputazione da concussione a corruzione, condannando Patanella a due anni e mezzo di reclusione e inviando alla procura tutti gli atti relativi al suo accusatore, che verrà indagato con l’accusa di aver cercato di corrompere il dipendente comunale per ottenere vantaggi alle sue pratiche edilizie.

L’indagine nacque dopo la denuncia dei coniugi Ritrovato, che dopo la bocciatura della pratica che avevano presentato in Comune all’inizio del 2009 denunciarono Patanella, dichiarando alla magistratura di non aver ceduto alle condizioni offerte dal funzionario comunale: 500 euro al mese più la possibilità di alloggiare gratuitamente nella struttura che erano intenzionati a inaugurare. I due coniugi puntavano infatti ad aprire un’attività turistica con ristorante e camere per la notte, e si recarono in Comune per chiedere i relativi permessi amministrativi. Fu a quel punto che, secondo la denuncia, avvenne la ‘velata’ richiesta da parte di Patanella, pronto a sbloccare l’iter delle pratiche in cambio di vantaggi personali.

Una versione contrastata fin dall’inizio dai legali del funzionario pubblico, gli avvocati Pasquale Longobucco e Angela Natati, secondo i quali Patanella avrebbe cercato in ogni modo di mantenere l’operazione nei binari della legalità. Revocando la prima licenza provvisoria (rilasciata tramite autocertificazione) quando, dopo i controlli nel casellario giudiziario, si accorse di alcuni precedenti penali dei due coniugi che facevano mancare i ‘requisiti morali’ necessari per ottenere i permessi. Durante l’udienza conclusiva l’imputato si è sottoposto alle domande dei giudici e del pm Nicola Proto, il quale proprio durante questo esame ha chiesto la trascrizione di intercettazioni telefoniche ancora non depositate in tribunale. Cinque telefonate che secondo il pubblico ministero rivelerebbero la malafede del dirigente comunale. In particolare quando, durante la telefonata a un conoscente nel dicembre del 2009, afferma che “lei non più immaginare cosa abbiamo trovato nel casellario giudiziario”. Il riferimento è ovviamente alla pratica dei coniugi Ritrovato. Una dimostrazione, secondo la procura, che Patanella fosse da tempo a conoscenza dei problemi giudiziari dei due imprenditori.

Ma il vero colpo di scena, dicevamo, riguarda proprio la coppia Ritrovato, costituitasi parte civile nel processo. Proto infatti ha fatto presente al collegio che il reato in discussione poteva qualificarsi come corruzione, lasciando ai giudici la valutazione su questo aspetto. E la decisione, alla lettura della sentenza, non è stata certo quella che i due imprenditori avrebbero sperato: Patanello condannato per corruzione e inviati in procura tutti gli atti relativi alla (ormai ex) parte civile. E i due coniugi, dopo aver denunciato quanto accaduto, si ritrovano ora indagati con l’ipotesi di aver ‘comprato’ un dipendente pubblico.

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