Economia e Lavoro
18 Dicembre 2014
Analisi socioeconomica a tinte fosche per il territorio ferrarese. Emergenza nella bassa

Annuario Cds, il bagno di sangue dell’economia locale

di Redazione | 4 min

Leggi anche

Balcani Occidentali: opportunità di business per le imprese

Nuove opportunità di business per le imprese italiane nei Balcani occidentali, con un focus particolare sulla Bosnia Erzegovina: questo il tema dell’affollata iniziativa, promossa e realizzata congiuntamente dalla Camera di Commercio Italo-Bosniaca e dalla Camera di commercio di Ferrara Ravenna

cds fotoCento. È un vero e proprio bagno di sangue quello che si evince dai numeri stampati nell’annuario socioeconomico per il 2015 realizzato dal Cds, presentato ieri pomeriggio al salone di rappresentanza della Cassa di Risparmio di Cento, che mostra un’occupazione ridotta a brandelli soprattutto nella bassa, la tenuta, tuttavia drogata, del capoluogo, una ripresa aggrappata più a speranze che a dati oggettivi e in generale una situazione disastrosa che, in particolare a Ferrara, continua ad autoalimentarsi.

“Non si esce dalla crisi, non ci sarà ripresa se non si crea occupazione, lo diciamo da anni — racconta il presidente del Cds Carlo Bonora. E questa è alla deriva, soprattutto quella giovanile che impatta anche sul genere. Ma non solo quella giovanile, se ho 45 anni e perdo il lavoro faccio una grandissima fatica a rientrare nel mercato del lavoro e questo crea vecchie e nuove povertà ed esclusione sociale. Ripetiamo ancora che lo sviluppo se ci sarà dovrà essere sostenibile sia verso l’ambiente che verso la società. Ma non ci sarà occupazione senza imprese, che per sopravvivere devono innovarsi, internazionalizzarsi ed investire sul prodotto più che sulla produzione. Bisogna investire anche sulle risorse umane e non solo sulle tecnologie e questo si fa con finanziamenti e sostegno alle imprese. D’altra parte non c’è sviluppo se non si riforma il sistema formativo, ovvero scuola, formazione professionale e università, che devono mettersi a comunicare per permettere la crescita del potenziale umano di questo territorio”.

Mentre si discute sul ruolo della scuola nella formazione dei futuri lavoratori i numeri confermano il potenziale distruttivo della crisi nel Ferrarese: dal 2007 in provincia è stato perso il 9.1 percento del prodotto interno lordo, la disoccupazione è passata dal 2.7% del 2007 al 14.2% del 2013, sono state usate l’anno scorso 5.9 milioni di ore di cassa integrazione, rendendo Ferrara la provincia che ha ricorso maggiormente alla cig in Emilia-Romagna in termini di ore pro capite.

Sulla disoccupazione i dati sono molto disomogenei all’interno della provincia. Se l’Alto Ferrarese regge in qualche modo l’urto grazie alla forza dell’artigiano e delle sue specialità il dato simile del comune capoluogo — che indica un aumento assoluto dei disoccupato di sole 1200 unità — va scorporato dai nuovi pendolari che lavorano fuori comune (+700 unità) e dai circa 500 cassintegrati che non rientrano nel computo della disoccupazione. Nella bassa invece è emergenza: a Comacchio la disoccupazione raggiunge quasi il 21%, e nei comuni limitrofi la situazione non è tanto migliore.

Anche per quest’anno il saldo occupati stimato è di -1200 unità, mentre per quanto riguarda il monte salari il dato consolidato degli ultimi sei anni è una riduzione del 12%.

Dati questi che non sono solo una fotografia della situazione ma che cambiano anche i comportamenti consumistici delle persone. Oltre all’aumento delle famiglie povere nel comune di Ferrara, che nel 2012 hanno raggiunto l’8.6%, i numeri segnalano un aumento dei depositi bancari di pari passo con una riduzione costante negli ultimi anni degli impieghi. A determinare questo è lo stesso fattore di incertezza sul futuro: le famiglie accantonano il più possibile per avere più risparmi — riducendo così i consumi —, mentre le imprese fanno sempre meno ricorso al credito. E quelle che lo fanno faticano a ripagarlo: in sei anni il rapporto tra sofferenze bancarie e impieghi è salito dal 6% del 2009 a poco più del 16% dello scorso anno.

Sempre l’incertezza dell’outlook ha quasi dimezzato l’acquisto di auto, ridotto di un quarto i viaggi, fa segnare un -12% nella spesa per l’abbigliamento, un -27% per le calzature e anche un -10% delle spese alimentari. Come in tutte le razionalizzazioni di spese delle famiglie rimangono costanti se non aumentano le spese per gli oggetti più alla moda: è il caso dei cellulari, la cui spesa aumenta insieme a quella dei computer. Cambiano anche le abitudini di mobilità dei ferraresi, sempre per effetto della crisi, con l’auto utilizzata sempre meno — sia come conducente che come passeggeri — a favore della bicicletta e degli spostamenti a piedi.

L’agognata ripresa poi, annunciata ogni anno e ogni anno posticipata, è aggrappata principalmente alla speranza. Se per far ripartire i consumi servono più occupati bisognerà attendere per saperne di più: secondo l’ultima congiuntura flash di Confindustria a Novembre si è registrata una frenata nelle assunzioni a causa dell’attesa delle imprese dei benefici fiscali derivanti dal jobs act a partire da gennaio. La paura tuttavia è che l’eventuale calo della disoccupazione avverrà grazie alle assunzioni in settori a basso reddito, non modificando realmente il quadro dei consumi mentre la deflazione incombe spinta anche dal crollo ormai costante del prezzo del petrolio. Sul fronte delle imprese, che per assumere e ingrandirsi hanno bisogno di credito, l’outlook rimane incerto ancora una volta. Le imprese chiedono meno a banche molto più diffidenti a prestare soldi stante la congiuntura. Timide speranze vengono quindi riposte nel quantitative easing della Bce, che molte voci danno come ormai certo nei primi mesi del prossimo anno, nella speranza che facilitando il credito alle imprese questo possa spezzare la spirale recessiva che investe non solo Ferrara — che comunque rimane la provincia più in difficoltà dell’intera regione — ma tutto il territorio nazionale. Il meccanismo di trasmissione della politica monetaria all’economia reale tuttavia, è bene ricordarlo, è lento e senza garanzie.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com