Economia e Lavoro
18 Dicembre 2014
Dati sempre negativi per l'economia ferrarese, minimi i segni di ripresa per il 2015

Economia, reggono solo export e turismo

di Daniele Oppo | 7 min

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IMG_20141218_100723584_HDRL’economia ferrarese sta male e la ripresa prevista per il 2015 è troppo piccola per essere davvero benefica e sperare in un’uscita repentina dalla crisi. È quel che emerge dai dati dell’Osservatorio dell’economia presentati in mattinata in Camera di commercio insieme al rapporto sull’innovazione in Emilia Romagna.

Cala ancora il valore aggiunto. Nel 2014 il trend del valore aggiunto prodotto da ogni settore si chiuderà con in negativo, mentre per il 2015 sono previste variazioni positive ma meno consistenti rispetto al dato regionale, anche se in linea con l’andamento nazionale. La crescita è prevista per tutti i settori (sempre al di sotto dell’1%) tranne che nel settore costruzioni che dopo il -1,2% del 2014 dovrebbe calare ancora dello 0,8%.

Demografia delle imprese. E che il tessuto economico estense non sia particolarmente in salute lo dimostra anche il dato sulla demografia delle imprese: il 2014 è infatti caratterizzato da una forte diminuzione delle iscrizioni e da un contemporaneo aumento delle cessazioni che in 11 mesi hanno portato a un saldo negativo di -47 (in pratica ci sono state più cessazioni che iscrizioni). In questo campo, se pure si registrano variazioni positive in alcuni settori come quelli di alloggio e ristorazione (+64), noleggio e servizi alle imprese (+18), fanno registrare saldi pesantemente negativi l’agricoltura e le attività connesse (-126) – che rappresentano con la pesca un quarto del tessuto produttivo locale -, trasporti e spedizioni (-37), costruzioni (-24) e le attività manifatturiere (-17). “Il ridimensionamento numerico del settore primario e dell’industria non è accompagnato però ad un calo dell’apporto al valore aggiunto provinciale – si legge però nella relazione dell’Osservatorio – che per quanto riguarda l’agricoltura è addirittura cresciuto (rispetto al 2009, ndr)”.

Giù anche le iscrizioni di imprese straniere nei primi nove mesi del 2014, così come di quelle giovanili rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre aumentano quelle femminili, soprattutto nelle attività turistiche, nel settore finanziario e assicurativo e nei servizi alle imprese e alla persona.

Bene l’export. Un dato positivo, anche se modesto, si registra per quanto riguarda il consumo domestico di prodotti ittici, soprattutto del fresco. Bene anche l’export, dove nei primi nove mesi del 2014 Ferrara segna un +9% rispetto allo stesso periodo del 2013, il dato più alto in tutta la regione anche se va considerato che il territorio estense aveva un gap da recuperare dopo un 2012 tutt’altro che entusiasmante. I Paesi preferiti sono i soliti: Germania (+12,6%), Stati Uniti (+35,8%). In controtendenza invece l’export verso i Paesi Brics, dove gli aumenti sono solo verso Brasile e Sud Africa e cominciano a farsi sentire le ripercussioni negative della crisi russa, in particolare per il comparto agroalimentare. Per quanto riguarda l’import, questo si conferma stazionario anche se con diffusi cali, tranne che da Cina e Russia. Il rapporto dell’Osservatorio registra “ancora in crescita i principali comparti dell’export ferrarese (chimica, automotive e macchinari), ma le variazioni percentuali positive risultano inferiori rispetto allo scorso trimestre”. Segnalati aumenti anche per i prodotti agricoli e quelli delle pesca. Frenano la contrazione il settore alimentare e quello della moda.

Giù manifatturiero, costruzioni e commercio. I numeri del terzo trimestre 2014 confermano l’andamento negativo del settore manifatturiero con la produzione – dove reggono solo industrie dei metalli e quelle di macchine elettriche ed elettroniche) – scesa del 2,4% (1,2% in regione) il fatturato a -1,8% (-0,9% in regione), ordinativi a -2,3% (un punto percentuale in più rispetto al dato regionale). Cala anche il fatturato estero (-0,5% contro il +2,7% a livello regionale) soprattutto a causa dell’andamento negativo delle aziende con più di 10 addetti, mentre in controtendenza vanno le aziende con meno di 10 addetti (+1,9%) e le artigiane (+4% con un aumento degli ordinativi del 6,2%).

Per quanto riguarda le costruzioni, anche qui le cose continuano ad andare male: il trend del volume d’affari peggiora nel terzo trimestre 2014 rispetto al 2013 e per l’ultimo trimestre (quello in corso) 9 imprese su 10 non prevedono miglioramenti. Il mercato immobiliare rallenta la propria contrazione ma non riesce a invertire il segno negativo per quanto riguarda il comparto residenziale (-2,9%), ma si registrano incrementi nelle transazioni non residenziali, soprattutto per l’uso commerciale (+128,1%) e per il terziario (+60,9%).

Guardando i dati relativi al commercio, si conferma anche qui il trend negativo nel terzo trimestre 2014, con contrazioni più consistenti anche rispetto al trend nazionale e con vendite ridotte anche per la grande distribuzione locale.

Occupazione ancora in calo. Secondo l’osservatorio è prevista inoltre una variazione negativa dell’occupazione anche tra ottobre e dicembre 2014, così come si registra a livello nazionale: “Il saldo occupazionale atteso a Ferrara, cioè la differenza tra le entrate di lavoratori e le uscite è infatti pari a -1.100 unità, in peggioramento rispetto alle -900 unità di un anno prima”.

Dati positivi per il turismo. Ci saranno dei settori che segnano andamenti positivi? Sì, il turismo, almeno in parte. Nei primi nove mesi dell’anno si registra una crescita degli arrivi di connazionali e stranieri (questi ultimi in calo ai Lidi però) rispetto al 2013, con aumenti anche dei movimenti turistici non solo a Ferrara città ma anche in tutta la provincia. Andando a vedere qualche dato più in dettaglio, gli arrivi globali in provincia di italiani sono aumentati del 7,4% (+1% per le presenze), mentre gli arrivi di stranieri sono aumentati del 3% (ma con -2,6% di presenze). Nel complesso si registra un +6,3% di arrivi e solo un +0,2% di presenze. Dati che portati sugli esercizi alberghieri si trasformano in +3,4% di arrivi e però anche in un -1,6% di presenze.

Ai Lidi di Comacchio, si diceva, i dati sono invece inferiori, con un +5,1% di arrivi ma anche uno 0,4% di presenze che porta dati non molto positivi per quanto riguarda le strutture alberghiere dove gli arrivi sono aumentati solo dello 0,4% e le presenze sono crollate dell’8,5%. In sostanza, sembra di capire che ai Lidi aumentano sì gli arrivi, ma le strutture alberghiere diminuiscono il proprio impatto per quanto riguarda i pernottamenti che, probabilmente, vengono attratti da strutture ricettive alternative.

Dati inversi rispetto a quelli dei Lidi si registrano a Ferrara città dove, nonostante il contestato inserimento della tassa di soggiorno, gli italiani aumentano del 9,6% negli arrivi e del 7,9% nelle presenze. Bene anche gli stranieri, che fanno segnare un +7,4% negli arrivi e un +12,5% nelle presenze (i dati complessivi: +8,9% per gli arrivi e +9,6% per le presenze). Per quanto riguarda i dati riferiti agli esercizi alberghieri si registra un +4,6% negli arrivi e e un +5,5% nelle presenze.

Calano i protesti. Ritornando al contesto generale, prosegue il calo di protesti sia per numero che per valore, ad eccezione dell’importo complessivo delle tratte non accettate (la cui incidenza è però ridotta). Secondo l’Osservatorio, “l’andamento potrebbe essere l’effetto di due fenomeni: da un lato una riduzione delle transazioni economiche, specchio della crisi prolungata; dall’altro, proprio a causa della crisi, una crescente diffidenza degli operatori nell’accettare mezzi di pagamento potenzialmente rischiosi come gli assegni bancari”. In particolare, tra gennaio e ottobre 2014 si registrano 278 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 25 in meno rispetto allo scorso anno: una contrazione più accentuata rispetto all’andamento regionale e nazionale. In controtendenza invece il comparto turistico dove le procedure sono cresciute, sebbene sia il commercio il settore più afflitto.

Ancora contrazioni nella concessione del credito. Contrazioni anche per quanto riguarda la concessione del credito che nel settore privato è scesa del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2013 e del 5% per le amministrazioni pubbliche, con i cali più consistenti che si registrano per le imprese. “Le contrazioni di tutti i settori – si legge nel report dell’Osservatorio – rimangono più pesanti rispetto a quanto si registra nel complesso della regione, dove però le contrazioni riprendono a crescere con intensità”. Aumentano complessivamente i depositi bancari (+5%), soprattutto grazie alle famiglie (+6,6%).

Si innova ancora poco. Se l’innovazione è uno dei fattori importanti per sopravvivere alla crisi, quasi metà del campione di imprese analizzato dall’Osservatorio non ha introdotto innovazione, anche se la quota è in deciso calo rispetto allo scorso anno. Rispetto alle precedenti indagini risultano più frequenti le innovazioni del sistema organizzativo e quelle del marketing. L’innovazione più frequente è comunque quella che si riferisce al processo incrementale. Da rilevare che a mettere un freno a questo tipo di processi appare essere l’eccessiva pressione fiscale. L’innovazione di prodotto radicale, identificata come più pregiata anche se più rischiosa e che permette di competere sui mercati in maniera più incisiva, nel 2014 è stata introdotta da circa 6 imprese su 100 del campione ferrarese (l’anno scorso erano 8 su 100), uno dei rapporti più bassi della regione, ed è compiuta soprattutto dalle costruzioni meccaniche.

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