Il mondo occidentale e quello orientale si incontrano alla sala Boldini per l’anteprima del documentario Ferrara-Pechino, il reportage finale dell’incredibile viaggio che ha portato il telereporter ferrarese Mirco Gadda ad attraversare 19 paesi in 86 giorni, macinando la bellezza di 30mila km dalla città estense alla magica città proibita. Un’avventura che, come le spedizioni precedenti in Islanda, Mongolia e Sudafrica, ha conquistato il cuore dei ferraresi che hanno riempito tutte le poltroncine del cinema per sognare attraverso le immagini realizzate da Gadda e i testi di Francesca Venturi, la sua compagna che l’ha affiancato per un buon tratto del lungo percorso e che è dovuta rientrare prima in Italia. La consolidata coppia ha condiviso emozioni ed esperienze umane indimenticabili, ma ha anche affrontato mille peripezie e ostacoli per portare a termine questa impresa eroica.
Le difficoltà iniziano al confine con l’Ucraina, quando Gadda venne fermato e interrogato per ore dalle autorità locali, insospettite dal fatto che portasse con sé un drone, con le quali voleva semplicemente effettuare riprese spettacolari dall’alto. Dopo essere stato rilasciato ha attraversato i territori russi a nord del Mar Nero per poi virare a sud verso Kazakistan e Pakistan. Anche in questo paese, sede dell’islamismo più radicale, il videoreporter ferrarese e la compagna hanno vissuto momenti difficili. La coppia è poi rimasta bloccata a Kathmandu, in Nepal, dove il governo cinese li ha avvisati che una frana – provocata dalle intense piogge e dall’esondazione di un fiume – aveva reso inagibile la strada per il Tibet, penultima tappa prima della Cina, unica via per giungere a destinazione.
Questo è stato il momento più difficile, non tanto per quei 35 giorni di stop forzato sulla tabella di marcia, che hanno impedito a Francesca di giungere a destinazione, ma quanto per aver visitato il luogo del disastro: “La frana ha inghiottito un intero villaggio – racconta Francesca, ancora scossa dal drammatico evento – e al suo posto ha lasciato un cumulo di macerie e un silenzio surreale. Una tragedia che però non ha intoccato la vita quotidiana dei nepalesi e che mi ha fatto capire la forza di questo popolo che va avanti nonostante tutto”. La parte successiva del viaggio ha visto Gadda attraversare in solitaria, o sarebbe meglio dire in compagnia di una guida non troppo sveglia, il Tibet e la Cina, fino all’arrivo a Pechino che si è dimostrata davvero una città proibita nel senso più letterale del termine, vista l’asfissiante burocrazia con cui ha dovuto fare i conti l’operatore di Telestense.
Proprio dalla sua famiglia di Telestense arrivano le più sincere congratulazioni per la quarta spedizione. “Grazie alla vostra natura di amanti del viaggio – commenta la caporedattrice Dalia Bighinati – e della vostra capacità di scrivere con le immagini e con le parole, avete avvicinato luoghi lontani e incantati alla città. La vostra sete di avventura è stata appagata dagli imprevisti in un magnifico viaggio di esplorazione e di conoscenza che ha creato in noi tutti moltissime emozioni e riflessioni”. Parole a cui si affiancano i complimenti del vicesindaco Massimo Maisto: “Quest’anno avete proprio esagerato e avete portato il nome di Ferrara fino in oriente, facendo viaggiare tutta la città con voi. Anche i ferraresi dimostrano di apprezzare i vostri viaggi e i vostri film, alla quarta spedizione avete ancora registrato il tutto esaurito per la ‘prima’ del reportage”.
In un’ora e mezza di documentario, gli spettatori hanno visitato il deserto del Kazakistan, una grande scatola vuota vasta 9 volte l’Italia, Kashgar, una caratteristica città di frontiera della Cina islamica, Karakoram Highway, la strada asfaltata più alta del mondo ma è l’India a regalare ricordi indimenticabili con il tempio d’Oro di Amristar, il mausoleo Taj Mahal, il fiume sacro Gange e tutti i misteri nascosti in ogni angolo di strada della democrazia più grande del mondo. Dalla caotica India si passa all’altrettanto caotico Nepal, patria di Siddharta e del buddhismo, prima di raggiungere il Tibet per una strada alternativa attraversabile solo a bordo di un Land Rover Defender e scoprire un paese che cerca di non scomparire sotto la superpotenza della Cina, fino all’arrivo nella città proibita. Percorso diverso invece per il ritorno, che si è spostato decisamente a Nord, passando per la Mongolia nella sua capitale Ulanbator e poi Novosibirsk in Siberia, Ekaterimburg e Mosca prima di tornare tra le mura estensi e alla sala di montaggio per preparare il docufilm in ricordo del viaggio e come regalo per chi viaggia solo al cinema.
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