Economia e Lavoro
18 Dicembre 2014
Incontro in Castello tra enti pubblici, Ami e lavoratori. Sindacati "nettamente insoddisfatti", mentre Tper prepara la cessione di mezzi ai privati

Tper, dipendenti sempre più in bilico

di Ruggero Veronese | 4 min

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unnamed (17)Gli autisti degli autobus Tper di passaggio in largo Castello suonano il clacson in segno di solidarietà, quando riconoscono i colleghi impegnati nel presidio sotto al Castello Estense. Dove, qualche piano più in alto, i delegati di lavoratori e sindacati sono impegnati in un teso confronto con enti locali e Ami riguardo al futuro dei dipendenti ferraresi di Tper. La questione è ormai nota: l’azienda bolognese ha intenzione di esternalizzare un milione di chilometri di servizio nella provincia Estense a partire dall’inizio del prossimo anno, quando scadrà il contratto di servizio per il bacino ferrarese che lega Ami e Tper. Con le conseguenze di una possibile calo della qualità del servizio, soprattutto per le linee secondarie, e del trasferimento di 40 autisti ‘fuori sede’, a Bologna, per assorbire la perdita occupazionale a Ferrara.

Questioni che hanno fatto suonare il campanello di allarme dei sindacati, che circa due settimane fa hanno dichiarato lo stato di agitazione. L’incontro in Castello rappresenta quindi un passaggio chiave per avere qualche garanzia sul futuro sia dei dipendenti che degli autobus a rischio, ma che la strada sia ancora tutta in salita si capisce già dal tono di dipendenti e sindacalisti che attorno alle 18 escono per riferire ai colleghi la posizione di Ami e del Comune. “L’incontro non è stato dei più floridi – afferma Sandro Scodeggio della Filt – Cgil -, anche se c’e la disponibilità per un nuovo confronto con azienda ed enti locali prima di Natale. Ma siamo nettamente insoddisfatti delle risposte che abbiamo sentito”.

Il quadro, in sintesi, non è ancora mutato, ad eccezione di una timida concessione avanzata da Ami: la possibilità di prorogare la durata dell’attuale contratto di servizio fino al 2019, ma solo di fronte a ‘performance’ economiche di primo livello: “L’azienda – ci spiega Scodeggio – vuole raggiungere un equilibrio tra costi e ricavi che oggi è fissato al 35%”. La quota cioè che dovrà essere incassata dalle entrate del servizio, principalmente dalla vendita dei biglietti, con la copertura del restante 65% dei costi di gestione in carico alla Regione. Una proporzione che tuttavia, secondo il delegato sindacale, non costituisce un’ipotesi realistica: “Non abbiamo i dati precisi, ma sappiamo che non si può raggiungere quella cifra. Nelle previsioni più rosee potremmo arrivare al 30%”.

Cosa accadrà quindi in caso di mancata deroga al contratto di servizio? Ami dovrebbe istituire una nuova gara pubblica per l’affidamento del servizio, alla quale Tper potrà ovviamente partecipare ma non più alle condizioni attuali. Il Comune, dal canto suo, per adesso si limita a un ruolo istituzionale di arbitro ma difficilmente scenderà in campo attivamente. “L’azienda non vuole firmare un contratto in perdita – continua Scodeggio – e l’amministrazione dice che non ci sono soldi. Stasera (mercoledì, ndr) in consiglio comunale c’è l’approvazione del bilancio, quindi i giochi sono già fatti per quanto riguarda le economie”. E a tutto questo si aggiunge anche l’incertezza dal punto di vista regionale: “Stiamo aspettando che si insedi la nuova giunta – afferma il delegato Filt Cgil – e di sapere chi sarà l’assessore regionale. Considerato che stiamo ancora aspettando i dati certi del patto di stabilità 2015, si può dire che in questo momento stiamo navigando a vista”.

In serata i sindacati incontreranno i lavoratori in assemblea e stabiliranno le prossime azioni. “Una mobilitazione? Ancora non so, ma credo che verrà fuori da sé”, conclude Scodeggio. I lavoratori, dal canto loro, appaiono decisi a portare avanti la protesta, ma sperano di non dover ricorrere a interruzioni del servizio: “Oggi non siamo in sciopero – spiega Debora Bruni, autista in presidio sotto al Castello – e non c’è alcuna ripercussione sul servizio. I colleghi che passano davanti suonano il clacson per starci vicini e chi più tardi verremo raggiunti da chi smonta dal servizio. Siamo persone responsabili e non vogliamo mettere nessuno in difficoltà, ma non possiamo stare fermi. Abbiamo già fatto sacrifici enormi in questi anni, non ce ne possono chiedere altri”.

E mentre a Ferrara monta il malcontento per le esternalizzazioni, anche a Bologna Tper finisce nell’occhio del ciclone. Il motivo? La cessione agli operatori privati di 111 autobus usati dell’azienda. “Un regalo ai privati”, secondo il sindacato Usb, che in questi giorni ha diffuso un durissimo comunicato per criticare le politiche di Tper. “Si buttano soldi pubblici – scrive il sindacato – ‘regalando’ autobus efficienti ai privati/amici e si scaricano sul personale – e sul servizio pubblico – le presunte difficoltà di bilancio di una azienda che appena pochi mesi fa ha annunciato in pompa magna di avere ottenuto un risultato di bilancio attivo”. Un tema su cui si espongono anche i lavoratori: “Sappiamo – affermano i dipendenti in presidio – che c’è l’idea di cedere dei mezzi a prezzi molto bassi ad Omnibus, che raduna diversi gestori privati. Un’operazione che si è già vista anni fa con la cessione di autobus Fer ad Autoguidovie, per servire la zona di Medicina”. Un’ipotesi che viene vista con più di un sospetto anche dai sindacati: “Stiamo assistendo allo sfaldamento delle aziende pubbliche – commenta Scodeggio -, sia nel nostro settore che in altri. Si pensi ad esempio a quello che sta accadendo a Ferrara con l’esternalizzazione delle scuole materne”.

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