Lettere al Direttore
17 Dicembre 2014

La geotermia presunta

di Redazione | 3 min

“Persa un’occasione” titola un giornale locale dopo lo stop alla realizzazione di una versione di geotermia corredata di caldaie da 14 GW. È un titolo che si presta a più interpretazioni. Per esempio: se l’allestimento coi finanziamenti della C.E. non va a buon fine, è certamente sfumata un’occasione per quelli che l’hanno progettata.

La ripudia di una centrale geotermica alimentata a gas significa che la città – di solito vittima sacrificale – una volta tanto se l’è scansata. Grazie a certe dilazionanti insorgenze di quartiere, ma anche grazie, soprattutto, ad una regolamentazione dei prezzi estesa al teleriscaldamento, non più lasciati alla discrezione dei fornitori.

Sono fiorite ovviamente le recriminazioni perché la geotermia è cosa buona e giusta in sé. E poi in questa landa economicamente desolata come non rincorrere 50 milioni d’investimento?

È proprio il dolente refrain sul mancato investimento che dovrebbe stimolare i sospetti dei ferraresi memori dell’investimento miliardario fatto sfavillare per l’installazione della turbogas da 800 MW nel petrolchimico! Si sa bene com’è andata: neanche un bullone è stato prodotto o comprato a Ferrara, e la mano d’opera stanziale impiegata è risultata come sempre una frazione del tutto decisa dalla casualità degli esiti di gare d’appalto (ci furono perfino degli operai egiziani assunti in nero nel cantiere!). Fu un miliardo sottratto agli investimenti necessari ad una fabbrica chimica in crisi.

Inoltre, quella centrale, iperdimensionata per lo stabilimento, ne ha strozzato l’economia energetica, nell’esatto contrario di quanto promesso! Oltre a precludere ogni prospettiva futura che comporti altre combustioni. In anni lontani, affari comunali simili sarebbero stati definiti: “Gli intaress ad Lasagnin” in aggiunta al commento: “Par i’och an fa mai l’alba”.

La vicenda geotermica è connotata da una notevole necessità di fede: bisogna assolutamente credere nella presenza sotto Ferrara di un lago d’acqua calda adatto solo allo sfruttamento di Hera!

Se ci fosse davvero quel tesoro energetico evocato dai giornali, i Rockfeller del mondo accorrerebbero attratti dal giacimento. Perché, se di lago termico si tratta, quindi con la volumetria derivante da un’adeguata dimensione geografica, non può essere una pozza larga come un paio di quartieri (la quantità di calore estraibile da un fluido è legata alla quantità di fluido). Ma se manca il lago, allora s’è parlato di aria fritta sovvenzionabile dalla C.E.!

Il sospetto che ci sia solo una pozzanghera sotterranea è corroborato proprio dal progetto Hera, che alla faccia della valenza geotermica prevede enormi caldaie a gas e giganteschi sili di stoccaggio d’acqua calda. È come mettere le stanghe per il cavallo all’avantreno di un’automobile.

Vien quindi spontanea una domanda: se in quella controversa centrale termica la quota di energia rinnovabile fosse affidata esclusivamente alla suggestione della parola “geotermica” scritta sulla targa, differirebbe di molto il progetto da quello proposto da Hera al sindaco di Ferrara?

Paolo Giardini

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