Cronaca
11 Dicembre 2014
Ecco chi erano i proprietari dei lotti dove sorge l’ospedale

Pulcinella e il segreto dei terreni di Cona

di Marco Zavagli | 4 min

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00016331-originalA Ferrara è il classico segreto di Pulcinella. Ma al contrario. Tutti ne parlano, tutti credono di sapere quale mistero si celava sotto la bizzarra ubicazione di quello che diventerà il nuovo ospedale Sant’Anna a Cona. Ma tutti, o almeno gran parte di loro, sbagliano. Su sollecitazione di tanti nostri lettori, riprendiamo cronache e dati ormai ultraventennali per spiegare il fantomatico segreto che circonda la proprietà dei terreni dell’odierna via Aldo Moro.

Inutile nasconderlo. In tanti sono caduti nell’annoso trabocchetto: “i terreni – questa la classica vulgata – erano della moglie del sindaco Soffritti”. In realtà una moglie c’era di mezzo. E anche un sindaco, anzi un futuro sindaco. Che però non era il “Duca Rosso”.

Andiamo per passaggi e iniziamo dai veri proprietari dei terreni, espropriati al termine di un accordo bonario. I lotti vennero acquistati dall’Usl sulla base del valore di mercato per un totale di 3 miliardi 114 milioni e 103.900 di vecchie lire. Gli aventi diritto erano coltivatori diretti o fittavoli e loro familiari. Tutti perfetti sconosciuti al grande pubblico. Nessun “amico” o “amico degli amici” quindi. Sulla base dell’estensione e delle pertinenze dei lotti, l’atto notarile sottoscritto il 25 luglio 1996 (“liquidazione indennità ai proprietari che hanno sottoscritto l’accordo di cessione”) prevedeva che E.B. (pubblichiamo solo le iniziali non essendoci ragioni di pubblica utilità) per i suoi 2.25.48 ettari di seminativo incassasse 94 milioni e 701.600 di vecchie lire. I 1.27.01 ettari di seminativo di M.O. vennero pagati 106 milioni e 688.400. I 10.90.15 di seminativo più un fabbricato adibito a deposito di Z.M. costò un miliardo e 296 milioni e 981mila lire, mentre i 3.35.80 ettari di seminativo più stalla e pertinenze di M.M. 141 milioni e 36mila.

Vengono poi i 5.52.80 di seminativo di A.M.C. (232 milioni e 176mila lire), i 12.57.28 di seminativo con l’aggiunta di un macero e un frutteto di F.M. (1 miliardo, 85 milioni e 535.300), mentre a due fittavoli, R.B. e M.B.V., andarono rispettivamente 63 milioni e 134.400 e 94 milioni e 24mila lire.

Ma a chi va addebitata la scelta di puntare proprio su quei terreni? In realtà la prima locazione venne individuata dalla giunta in carica nel 1989. L’idea era di sfruttare l’opportunità di finanziamento offerta dall’art.20 della legge 67 del 1988 predisposto dalla Regione: l’assegnazione all’allora Usl 31 di Ferrara di 100 miliardi di lire per opere nel campo dell’edilizia sanitaria ospedaliera, tra cui doveva essere compresa la costruzione di una nuova struttura di ricovero. Giuseppe Zuccatelli, in quegli anni presidente del comitato di gestione dell’ex Usl 31 di Ferrara, se ne fece portavoce ai piani alti della sanità nazionale. Il dirigente presenta nel febbraio 1990 al ministero della Sanità uno “Studio di fattibilità progettuale del nuovo ospedale” per accedere ai finanziamenti statali.

Quello studio prevedeva una posizione più vicina alla città, anche perché tra i requisiti c’era l’“ottimale inserimento nel contesto urbano” (pag. 126). Scherzi del destino. Il piano regolatore presentato nel luglio 1989 dal Comune di Ferrara lo individuava “nel Quadrante est di sviluppo della città, in un area compresa fra la via Copparo e la nuova bretella che collega, con andamento nord – sud, il sistema Ferrara Mare-Cispadana con il sistema transpolesano attraverso il ponte sul Po di Polesella”. Pressappoco dove anni dopo sorgerà l’ipercoop “Le Mura”.

Qui viene il problema. All’inizio degli anni Novanta si scopre che proprietaria di 37 ettari di terreno sulla via Copparo, dove Zuccatelli aveva progettato di costruire il primo polo ospedaliero da 450 posti letto, è la società agricola Gea srl (estranea – va detto – al progetto Cona e mai interpellata dall’amministrazione di allora) di cui aveva una quota la prima moglie del futuro sindaco Gaetano Sateriale. Sateriale vanta una parentela lontana con Roberto Soffritti. Il rischio di feroci polemiche all’insegna di un possibile nepotismo era dietro l’angolo e la giunta Soffritti portò nel consiglio comunale del 20 dicembre 1991 la variante al PRG che trasferiva il nuovo polo ospedaliero da via Copparo a Cona nel Fondo Morte. La delibera passò con i soli voti del Pci.

La Dc, schierata in blocco contro quel cambio di luogo, impugnò la delibera davanti al Comitato regionale di Controllo. Il Coreco bocciò il provvedimento, costringendo la giunta alla revoca dell’atto. Siamo nell’aprile del ’92. Quasi contemporaneamente il consiglio del 10 aprile 1992 votò una nuova delibera che stabiliva – in modo definitivo – il trasferimento del nosocomio ancora da costruire da via Copparo ai campi di via Palmirano. Il 29 luglio del ’98 il nucleo di valutazione ministeriale approvò il progetto e il relativo finanziamento.

Zuccatelli, anni dopo, commenterà sulla stampa locale: “una leggenda metropolitana ci fece cambiare ubicazione”…

(si ringrazia Stefano Bulzoni per la preziosa collaborazione)

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