5 Dicembre 2014
Il ministro ospite d'onore all'inaugurazione del 624° anno accademico

Franceschini: “Valorizziamo la forza dei giovani”

di Elisa Fornasini | 6 min

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La cultura è la carta da giocare per la crescita del Paese. Un asso nella manica rappresentato anche dalle università italiane in cui l’ateneo estense spicca per la sua storia antica e di eccellenza. Parola del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, ospite d’onore dell’inaugurazione del 624esimo anno accademico dell’Università di Ferrara. La cerimonia, svoltasi questa mattina al teatro Comunale di Ferrara a causa del prolungarsi dell’inagibilità di palazzo Renata di Francia, ha riunito tutte le autorità civili e religiose, gli studenti ‘goliardi’, i direttori dei dodici dipartimenti e tanti docenti Unife, che per l’occasione hanno indossato le loro toghe dal sapore storico ed istituzionale. Ad inaugurare la solenne cerimonia, dedicata quest’anno alla tutela del patrimonio artistico, è il rettore Pasquale Nappi che ha tracciato un quadro disincantato dei risultati ottenuti in questi ultimi anni e delle difficoltà che si prospettano per il futuro.

In controtendenza rispetto al preoccupante dato nazionale che registra una progressiva diminuzione delle immatricolazioni, l’ateneo estense ha registrato un aumento del 13,2% rispetto al 2013, consentendo di mantenere pressoché inalterato il numero di circa 17.500 iscritti. “Un successo – spiega il rettore – dato dagli investimenti in ricerca, dal sistema città universitaria, dalle tasse universitarie inalterate dal 2009 e dalle borse di studio coperte al 100% dalla Regione per cui va ringraziato l’assessore Patrizio Bianchi. Ma anche dalla direzione intrapresa verso l’internazionalizzazione, che vede il consolidamento delle lauree a doppio titolo e l’aumento degli studenti provenienti dall’estero, e dall’indice occupazionale più alto della media nazionale: secondo il rapporto AlmaLaurea 2014, il tasso di occupazione dei neolaureati triennali di Ferrara è pari al 46%, un valore superiore alla media nazionale del 41% con un vantaggio del 5% di differenza. Come dimostrano i risultati, abbiamo lavorato sulla didattica ma non abbiamo abbassato la guardia sulla ricerca: la qualità e quantità della produzione ha portato a diversi riconoscimenti nazionali e internazionali, tanto che nel prossimo bilancio abbiamo previsto uno stanziamento di 3 milioni di euro per finanziare l’acquisto di apparecchiature d’avanguardia. Anche per quest’anno abbiamo mantenuto lo stanziamento Far ad un milione di euro al quale si sono aggiunti 200 mila euro sul fondo per necessità di base della ricerca 2014.

Nonostante i laureati estensi trovino più facilmente lavoro, nonostante i 4 laboratori del tecnopolo ferrarese diano buoni risultati con attività ad alto contenuto innovativo e nonostante il contenimento delle perdite dei finanziamenti sia determinato da buone performance sugli indicatori Miur e sulla quota premiale, c’è ancora tanto da fare, come richiesto dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea. “I finanziamenti pubblici al sistema universitario per la formazione e la ricerca si sono ridotti drasticamente negli ultimi anni – fa notare il rettore – ma il governo si sta dimostrando sensibile ai continui appelli da parte del mondo universitario decidendo di non applicare ulteriore tagli e di restituire 150 milioni di euro al budget delle università. Ma l’obiettivo di rendere più competitiva l’economia basata sulla conoscenza è ancora lontano: la spesa italiana in ricerca e sviluppo è pari all’1,2% del Pil, un livello quasi dimezzato rispetto alla media europea di poco superiore al 2%, senza contare che l’Italia rimane sempre ultima in Europa per numero di laureati”. Se il patrimonio dell’università sono ovviamente gli studenti, la seconda ricchezza è data dal personale docente che a Ferrara ha visto una perdita del 7,5% rispetto alla media nazionale del -15% con 150 docenti ordinari, 230 associati, 197 ricercatori e 36 ricercatori a tempo determinato. “La parola d’ordine deve essere ‘assumere’ – dichiara Nappi – e a questo proposito la legge di stabilità sta dando qualche segnale positivo con la possibilità di assumere ricercatori per abbassare la media di età che è sempre più alta, anche perché la riduzione dei ricercatori ci taglierebbe fuori dalla competitività determinando la conseguente fuga dei cervelli all’estero. L’investimento principale deve essere sulla ricerca e sui giovani perché sono il nostro futuro”.

Il 2014 è stato un anno importante anche per quanto riguarda il settore dell’edilizia con il lancio del concorso di progettazione per la nuova scuola di medicina di fronte all’ospedale di Cona e col cantiere di ripristino e messa in sicurezza degli edifici universitari di via Savonarola, pesantemente danneggiati dal sisma, che porterà a una migliore accessibilità con l’apertura da via Savonarola e da corso Giovecca e a una valorizzazione del paesaggio storico urbano e del patrimonio artistico. Una tutela che conferma il saldo rapporto tra Unife e la città, per cui verrà instaurata anche una commissione per individuare concrete linee di sviluppo del progetto Unitown. “Faremo tutto il possibile per mettere in pratica il nostro motto: ex labore fructus” conclude il rettore, prima di ricevere in regalo dai goliardi una brocca come “omaggio per non aver mai perso la testa”.

Dopo la parata goliardica degli studenti e la presentazione della scoperta di una traccia decorativa quattrocentesca nella chiesa di Santa Agnesina, porzioni di affresco altamente danneggiati il cui restauro è a cura di Unife, la cerimonia è entrata nel clou con l’intervento di Franceschini che si è detto felice che l’inaugurazione sia stato dedicata al tema della cultura e della tutela del patrimonio artistico. “In questi nove mesi di governo abbiamo puntato alla cultura non solo per dovere morale ma come carta per la crescita del Paese, anche se bisogna investire di più non solo sulla tutela del patrimonio artistico già esistente ma su quello che verrà, valorizzando la forza, l’entusiasmo e la creatività dei giovani. Inoltre dobbiamo imparare a vedere l’Italia come la vedono dall’estero perché abbiamo delle eccellenze in tutti i campi e invece non ci crediamo abbastanza, d’altronde stiamo sottovalutando anche Expo che sarà una grande vetrina per tutto il nostro Paese. Spero in un cambio di mentalità per far capire a tutti gli italiani quanto valga il brand Italia e per ritrovare l’orgoglio che ci faccia vincere tutti insieme le sfide che ci aspettano”. Per quanto riguarda l’istruzione universitaria, il ministro prende a esempio il modello delle cliniche universitarie, che affianca la facoltà di medicina agli ospedali, che andrebbe applicato anche nel settore della cultura; “in questo modo le soprintendenze disporrebbero di forze nuove e gli studenti avrebbero la possibilità di fare esperienza sul campo”.

Tra i punti di forza dell’ateneo estense, a detta del ministro spicca il concetto di città campus, un modello preso in esame anche dal sindaco Tiziano Tagliani secondo cui “bisogna consolidare il sistema città universitaria non in un’ottica di competizione ma di collaborazione perché se la città e l’università si pensano assieme, sono capaci di fare alleanze più vaste”. A tenere la prolusione della cerimonia è stata Francesca Cappelletti, professore associato di storia dell’arte moderna dell’università di Ferrara, sul tema “Le ragioni della storia dell’arte. Ricerca universitaria, patrimonio culturale e territorio”, raccontando tutta la nascita della disciplina dai suoi pionieri Bernard Berenson e Aldolfo Venturi. A chiudere ufficialmente l’inaugurazione dell’anno accademico è stata la consegna del titolo di professore emerito a Arrigo Manfredini, già ordinario di istituzioni di diritto Romano dell’università di Ferrara, conferitogli dal ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca con decreto del 21 febbraio 2014. Un titolo che premia l’intera carriera accademica, contraddistinta da un lungo impegno didattico, scientifico, istituzionale.

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