Eventi e cultura
28 Novembre 2014
Lo spettacolo, replicato in tutta Italia e all’estero, per la prima volta a Ferrara

Age, l’adolescenza che diverte e commuove

di Redazione | 3 min

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(foto di Marco Caselli Nirmal)

(foto di Marco Caselli Nirmal)

di Anja Rossi

Mimetiche trasformazioni, propensione al rischio, imprevedibilità del risultato, più nove teenagers scoperti tra i licei dalla città estense. Sono questi gli ingredienti alchemici di Age, lo spettacolo che ieri fatto riempire, divertire e commuovere il teatro Comunale di Ferrara. Il progetto Age è nato nel 2012 da un’idea di Francesca Pennini e Angelo Pedroni del Collettivo Cinetico. Vincitore del premio “Ripensando Cage” promosso dall’università La Sapienza di Roma, lo spettacolo in questi due anni era stato replicato in tutta Italia e all’estero, ma non era ancora stato a Ferrara.

Dopo il debutto di settembre a Ravenna, il tour tra Roma, Milano e Sarajevo, ieri sera per la prima volta i nove ragazzi di Age sono saliti sul palcoscenico della loro città, davanti a parenti e famigliari, amici e conoscenti, agli amori presenti e passati, e ai loro professori. Sono passati due anni dalla prima di Age al Romaeuropa festival, e da allora sono cambiati i nove “adolescenti kamikaze”, come li definisce la regista Francesca Pennini, perché “a un certo punto ci siamo resi conto che i ragazzi della prima edizione stavano crescendo: c’era chi cambiava città, chi aveva iniziato l’università, chi cercava lavoro. All’inizio non sapevamo se l’avremmo ripetuta come esperienza, poi ci siamo messi alla ricerca e hanno risposto in 120 adolescenti alle selezioni per la seconda edizione. Non ci aspettavamo una reazione del genere. Molti vedono gli adolescenti come intorpiditi e omologati. Io con questa esperienza ho potuto vederli da un altro punto di vista e sono molto positiva nei loro confronti”.

unnamed1L’adolescenza in fase di definizione è la chiave per leggere questo spettacolo, che si divide in capitoli come un atlante da sfogliare. Ogni spettacolo di Age è diverso dal precedente perché si basa su una scelta – programmata dai registi e oscura ai ragazzi – delle domande che saranno poste loro durante lo spettacolo. I ragazzi si autodefiniscono costantemente mediante la loro appartenenza o meno alle categorie che vengono segnalate su uno schermo. Così si passa a un repertorio di comportamenti – da “chi crede ancora nella politica” a “chi si sente bello”, da “chi è pessimista” a “chi crede in Dio” -, per poi entrare in un’altra fase, quella delle formazioni, in cui vengono intersecati i comportamenti e le definizioni dei ragazzi. Si creano così bizzarri e divertenti movimenti collegati a un determinato comportamento. Con il procedere dello spettacolo, tra “esemplari” (come vengono chiamati i nove ragazzi sul palco) e pubblico si instaura un senso di comunanza, per esperienze ed emozioni, che fa comprendere in un modo molto più intimo l’adolescenza e il periodo di continui cambiamenti che questa comporta.

A fine spettacolo, la regista Francesca Pennini e il drammaturgo Angelo Pedroni hanno voluto unire sul palco sia il nuovo che il vecchio cast, facendo raccontare ai direttamente ai ragazzi le loro esperienze nella realtà del Collettivo Cinetico. Tra ricordi di chi era nella vecchia edizione e gli iniziali timori di “diventare una brutta copia di chi ci ha preceduto” degli adolescenti del nuovo cast, è chiara l’unione di tutti loro alla grande famiglia cinetica con sede a Ferrara, che ha insegnato a questi diciotto esemplari di adolescenti molto di più che stare su un palco.

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