Cronaca
28 Novembre 2014
La 19enne aveva occupato la casa con il fidanzato-pusher quando minacciò la madre sordomuta per 20 euro

Condannata per aver rapinato la madre disabile

di Ruggero Veronese | 3 min

tribunale1Condannata a un anno e quattro mesi di reclusione per una rapina a mano armata nei confronti della madre sordomuta. Una sentenza che da un lato ‘salva’ la giovanissima condannata dalla reclusione – grazie alla sospensione condizionale della pena – ma che dall’altro descrive la drammatica situazione familiare di una famiglia ferrarese, che da almeno un anno e mezzo si misura con i problemi della figlia 19enne, caduta in una spirale di sbando e droga dopo l’inizio di una relazione con un pregiudicato con diversi precedenti per spaccio.

L’episodio al centro del processo avviene nel giugno del 2013, quando la ragazza – figlia di una coppia di sordomuti – si trasferisce ‘abusivamente’ nell’appartamento ereditato dalla madre in seguito alla morte della nonna. La 19enne occupa l’abitazione assieme al proprio fidanzato, un 28enne di origine tunisina con precedenti penali e due ‘fogli di via’ pendenti a suo carico, e non lascia entrare più nessuno. Nemmeno i genitori che, preoccupati per le sue condizioni, cercano di entrare in contatto con lei e di convincerla a tornare a vivere assieme. La giovane intanto cerca in ogni modo di raggranellare un po’ di contanti e il sospetto dei genitori è che servano anche a finanziare le droghe consumate dalla coppia. E così, nel giugno del 2013, la ragazza comincia a chiedere i soldi alla madre: prima a parole, senza successo, e poi, il giorno successivo, passando direttamente ai fatti. Accade quando vede la madre e la sorellina di sette anni avvicinarsi alla casa e decide di uscire in strada e di farsi consegnare i soldi. La giovane estrae un coltellino a serramanico e lo punta direttamente contro la madre, che si vedrà costretta a darle i 20 euro di cui disponeva al momento. Il tutto sotto gli occhi allibiti della giovanissima sorellina.

Sarà proprio la madre a presentare la querela per rapina nei confronti della figlia, per poi pentirsene qualche giorno dopo e ritirare la denuncia. Le indagini però erano ormai partite e il reato – anche se ‘perdonato’ dalla vittima – arriva fino in tribunale con il rinvio a giudizio della giovane. Che tuttavia non si presenta mai davanti ai giudici per spiegare l’accaduto, al contrario della madre sordomuta che, durante l’udienza conclusiva, ha spiegato l’accaduto attraverso una interprete del linguaggio dei segni. Confermando in sostanza la versione della sua prima denuncia: la figlia agitò il taglierino davanti alla sua faccia – anche se a distanza ‘di sicurezza’ -, mentre chiedeva ansiosamente i soldi. E, una volta preso quello che voleva, scappò via senza voltarsi indietro.

La frattura familiare nell’anno e mezzo appena trascorso si è, almeno in parte, ricomposta: la ragazza è tornata a vivere con la famiglia – anche se continuano le sue sporadiche fughe – e il suo ex fidanzato, dopo una lunga serie di guai giudiziari, vive ora in un’altra provincia. Ma l’assenza della giovane anche durante l’udienza conclusiva e la condanna a un anno e quattro mesi sono ancora specchio di una situazione difficile. Non lo ha nascosto neppure l’arringa dell’avvocato d’ufficio Luca Morassutto, comunque soddisfatto per aver alleggerito una condanna che – se avesse superato i due anni – avrebbe portato alla reclusione della giovane. Il difensore ha posto l’attenzione soprattutto sul profilo psicologico della 19enne, che in passato fu anche protagonista di atti di autolesionismo. Questioni che però passano in secondo piano o che valgono come semplici attenuanti di fronte alla versione dei fatti fornita dalla madre dell’imputata, la cui conferma della rapina non poteva essere ignorata dal collegio del tribunale di Ferrara.

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