Lettere al Direttore
28 Novembre 2014

Ora la Regione governi con efficienza

di Redazione | 3 min

La politica è una passione. Vorrei provare a dire quali nodi meritano di essere trattati per governare al meglio la nostra regione.

Sergio Rizzo sul Corriere della Sera in questi giorni si è espresso sulle questioni della pubblica amministrazione; non si può non essere in accordo. Nel frattempo le Regioni si lamentano per il taglio di 4 miliardi previsto dal Patto di Stabilità. I Governatori fanno balenare l’ipotesi di dover incidere sulla sanità. Suona come una sfida ed un ricatto.

La realtà è un’altra. In questi anni c’è stato un incremento di personale presso le Regioni preoccupante e pericoloso e la burocrazia è esplosa. Le società partecipate, a vario titolo denominate, sono proliferate. Esistono tutt’ora resistenze fortissime da parte dei consiglieri alla eliminazione del vitalizio e dei rimborsi. Quasi tutte le regioni hanno uffici faraonici nelle diverse capitali europee, nel mondo, a Roma. Non esiste, a fianco di tutto ciò, una metrica che misuri quali vantaggi e risultati in termini economici, di rappresentanza, sociali, portino.

Si è cercato di abolire le province. Credo che, nel complesso mondo della riforma della PA, il tema più significativo della struttura istituzionale italiana sia rappresentato dalle regioni che, a cominciare dalla assemblea legislativa, organo politico, costa una media di 12.000 euro al mese per ogni eletto. Moltiplicato per 20 regioni. Tutto quanto senza una misurazione, anche minima, del lavoro e dei risultati prodotti.

E’ un tema etico, va affrontato, tenuto conto della drammatica situazione in cui versa il Paese.

Le regioni nascono nel giugno del 1970. Allora si optò per una politica poco attenta alle esigenze di programmazione economica e territoriale ed all’efficienza. Non si scelse di attribuire alle regioni una funzione di programmazione, con al centro gli interessi generali e la creazione di competitività ed opportunità. Si scelse la politica del decentramento e della concertazione, utile a rappresentare gli interessi particolari, la clientela, l’occupazione da parte della politica. Il partito della spesa pubblica corrente a scapito degli investimenti produttivi e dello sviluppo del Paese.

Quando le regioni nacquero comportarono un consistente aumento del debito pubblico nazionale. Da allora, come tutti sanno, queste cifre non sono mai diminuite, tanto da arrivare all’attuale debito di 20.000 mld. A tutto ciò va aggiunto il complesso dei problemi burocratici che hanno contribuito a determinare nei rapporti tra cittadini ed amministratori.

Non si è registrato alcun miglioramento, la burocrazia regionale, come quella nazionale, si muove secondo regole che hanno come finalità l’autoalimentarsi.

E’ necessario, anche se nessuno mai ha il coraggio di affrontare questo tema, cominciare seriamente a ripensare al ruolo degli apparati pubblici in funzione dell’efficienza, del diritto, degli investimenti nell’interesse di tutti. Un riassetto doveroso per una macchina amministrativa che, al pari dei cittadini, lavori sodo per una nuova Regione del fare, con un obiettivo di sistema preciso, in partnership pubblico privato, in grado di scardinare baronati e muri di gomma che impediscono il fluire delle attività, che sia in grado di dare l’esempio, creare opportunità, evitare difficoltà altrimenti inevitabili.

D’altro canto, se guardo i titoli dei giornali, devo dare merito a Bonaccini di avere colto il grande tema della burocrazia e dei suoi costi.

Rossella Zadro
Coordinatrice provinciale Centro Democratico

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