Eventi e cultura
22 Novembre 2014
Al Mercato coperto incontro tra istituzioni e associazioni per sensibilizzare i cittadini

Un percorso di scarpe rosse segna la strada contro la violenza

di Redazione | 5 min

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di Roberta Pira

“Mi ha fatto male vedere mia madre presa a botte. Un giorno siamo scappati dalla mia sorella maggiore dove potevamo sistemarci tutti. Ma mia madre è voluta tornare da lui; lui che ha avuto sempre e solo un concetto sulle donne: devono servire l’uomo”. È solo uno degli stralci della lettura scenica di Fabio Mangolini durante l’incontro svoltosi a Ferrara presso il Mercato coperto di via Boccacanale di Santo Stefano, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E il centro cittadino è stato infatti ornato con un tappeto di scarpette rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne, con un percorso simbolico tracciato dallo scalone del Municipio fino al Mercato coperto.

Una platea gremita di gente di tutte le età. I lavoratori ai banchi di frutta e verdura e i clienti che si trovavano lì per fare la spesa si sono fermati di buon grado ad ascoltare le parole di Mangolini. Un racconto agghiacciante sulla testimonianza di Elena Buccoliero “Non voglio essere violento come mio padre”.

“Ci troviamo in una sede meno formale della precedente – spiega Annalisa Felletti, assessore alle Pari opportunità del Comune di Ferrara – ma dal carattere fortemente evocativo, perché il mercato è un luogo in cui circola il pensiero, sede di incontri, scambio di idee, relazioni umane. Portare fuori dal palazzo municipale, in uno spazio pubblico dove quotidianamente si consuma la vita cittadina vuole significare una presa di coscienza e di responsabilità collettiva nei riguardi di un fenomeno che è innanzitutto comunitario”. L’amministrazione comunale ha, a tale fine, aderito alla campagna NoiNo.org, nell’ambito della quale Corradino Janigro e Zeno Bianchini, coordinati dalle operatrici del centro Area giovani del comune di Ferrara, hanno raccolto in un video – proiettato all’incontro di stamani – le testimonianze dell’impegno, da parte degli uomini che ricoprono cariche istituzionali in città, a contrastare e dire “no” alla violenza sulle donne.

“Il 18 novembre – prosegue la Felletti – è stato presentato a Palazzo Montecitorio, presso la Camera del deputati il nuovo report contro la violenza sulle donne ‘Rosa shocking. Violenza, stereotipi… e altre questioni di genere’”. Da questo rapporto sono emersi dati allarmanti: 1 italiano su 3 pensa che la violenza sia un problema che debba essere risolto tra le mura domestiche; 1 donna su 3 in Italia muore strangolata; la maggioranza degli uomini ritengono che spesso le artefici della violenza sono, seppur indirettamente, le donne stesse, che indossando abiti provanti istigano gli uomini ad osare violenza contro di loro. “Sono dati che devono farci riflettere sulla gravità del fenomeno, che sembra avere una ricaduta sempre maggiore nella nostra comunità. Pertanto lo scopo di questa giornata è di ribadire la volontà nostra, in quanto rappresentanti delle Istituzioni, delle Autorità, delle associazioni antiviolenza di attivarci sinergicamente nella messa in campo politiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere: è un impegno prioritario che intendiamo perseguire perché è segno di crescita e di civiltà”.

Tra le associazioni antiviolenza quest’anno si è scelto di dar voce anche al Centro di ascolto Uomini maltrattanti – Cam- che offre gruppi di ascolto, confronto, supporto psicologico a coloro i quali sono i primari attori della violenza familiare, gli uomini. A tale proposito sono significative le parole spese da Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati e riportate nel corso del dibattito dall’assessore Felletti. “La violenza sulle donne è un problema degli uomini e non è possibile mettere fine a questa piaga sociale senza il loro coinvolgimento”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani. “Oggi siamo qui, e mi riferisco al pubblico maschile, per metterci non solo la faccia in quanto uomini, ma anche l’intelligenza: l’intelligenza per ammettere la nostra incapacità, in molti casi, di trattare le donne come persone. Veniamo da una società in cui l’uomo ha barattato la marginalità e il silenzio della donna , con una sorta di protezione che è diventata possesso. Ma oggi il modello di uomo che vince perché ha, perché possiede è crollato; e se c’è una cosa di cui possiamo ritenerci proprietari è solo di noi stessi. Se una donna viene uccisa ogni due giorni in un paese che si definisce ai vertici della cultura diffusa – prosegue Tagliani – vuol dire che c’è qualcosa alla base che non funziona e che ci deve far riflettere. Non bastano però riflessioni individuali, occorre un impegno collettivo, che definisca un modello di vivere insieme fondato sul rispetto e la tutela dei diritti umani. Fare politica – specifica il primo cittadino – è anche questo: raccogliere dalla comunità dei temi utili per orientare al meglio il vivere civile”.

A tale fine è stata elaborata una convenzione contro la violenza maschile sulle donne denominata “No more”, una piattaforma politica attraverso la quale si propone allo Stato e alle istituzioni pubbliche e private di lavorare in rete per gettare le basi di un necessario cambiamento culturale fondato sul rispetto dei diritti umani, con la collaborazione di forze dell’Ordine, Scuola, mass media, tribunali e servizi sanitari.

“La donna – interviene Michele Poli, presidente del Cam – oltre che essere nata da una costola degli uomini è genitrice dell’uomo in quanto tale: perché tutti gli uomini nascono dal ventre di una donna. Per cui fare violenza contro una donna significa farla contro se stessi. A tale fine la nostra associazione opera su un duplice terreno: a favore delle donne e a favore degli uomini nell’intento di ricreare l’uomo nella sua integrità, per far si che egli possa trovarsi bene dove sta. Cam è uno dei primi centri in Italia nato su iniziativa di uomini, per promuovere l’antiviolenza”.

“Per rompere la catena silenziosa l’unico modo è far diventare pubblico il fenomeno della violenza sulle donne: un fenomeno sempre più radicato socialmente e culturalmente”  spiega invece Paola Castagnotto del Centro Donne Giustizia che invita i presenti a riflettere sullo scarso impegno dei centri antiviolenza a livello nazionale che hanno abbandonato i tavoli e con essi il piano nazionale tracciato con la legge 119 del 2013 sul femminicidio. “Lavorare per combattere la violenza sulle donne – conclude Castagnotto – non è una spesa ma un investimento per l’intera società”.

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