Eventi e cultura
21 Novembre 2014
Presentato al museo del Risorgimento e della Resistenza il libro di Michele Sarfatti

L’antifascista Supino e le sue memorie

di Redazione | 3 min

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L'autore Michele Sarfatti assieme a Paola Bassani

L’autore Michele Sarfatti assieme a Paola Bassani

di Anja Rossi

“Diario della guerra che non ho combattuto” è la storia dell’ingegner Giulio Supino, un italiano ebreo. È il racconto scandito dai giorni della sua vita, che raccoglie le memorie sulle vicende storiche di un’Italia in guerra. Una storia che è stata raccontata con la presentazione del libro curato da Michele Sarfatti, storico e direttore della fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, che ha conversato insieme a Paola Bassani, presidente della fondazione dedicata al padre Giorgio Bassani, e alla storica Antonella Guarnieri.

Hanno inoltre preso parte alla presentazione di “Diario della guerra che non ho combattuto”, tenutasi ieri presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza, la figlia Valentina Supino e il prefetto di Ferrara Michele Tortora, che si complimenta con la città ferrarese per “l’eccellente lavoro di memoria, in modo da rendere omaggio chi ha sofferto durante la guerra e per trasmettere alle nuove generazioni ciò che è stato fatto in passato per fondare una democrazia”.

supino 2Michele Sarfatti presenta Giulio Supino, l’autore del diario, come la testimonianza di chi si è fatto portavoce della sua storia intersecandola con la Storia nel periodo che va dal 1938 al 1945. Ingegnere idraulico, ebreo e appartenente al ceto intellettuale del tempo, Supino è la testimonianza degli eventi, ma anche di un certo modo sagace di cogliere lo spirito di quel periodo della storia italiana. Una volta espulso dall’insegnamento Giulio Supino diventa antifascista e agisce nell’attività clandestina insieme ad autori come Giorgio Bassani. Per la figlia Paola i due erano sicuramente collegati, “mio padre Giorgio batteva di più le campagne, arruolando nella lotta partigiana i contadini e sensibilizzando la gente con la distribuzione di volantini, mentre Giulio Supino si occupava degli scambi nelle linee ferroviarie e delle informazioni alla radio. Quella raccolta in questo diario è la cronaca stringata, lucida e a volte ostica di quei giorni”.

supino 3Nel suo diario Supino annota anche i fatti accaduti a Ferrara, ricopiando i nomi della strage del Castello riprendendoli dal giornale del Partito d’Azione di Firenze. Dopo aver riportato la notizia, annota: “Fucilati per modo di dire, perché sono stati assassinati per la strada”, ben cogliendo la reale situazione. “C’era un forte legame tra l’area fiorentina e quella bolognese, a cui era collegata anche Ferrara – spiega Sarfatti -, e il giornale La Libertà dava a Supino informazioni assai più specifiche della vicina situazione, rispetto a quelle date dai giornali nazionali”. Giulio Supino ricopia sui suoi taccuini tutto ciò che gli interessa, perfino i prezzi del cibo al mercato, confrontandoli con quelli che c’erano quando lui ancora era libero di insegnare nelle scuole. “Non è un diario intimo, è il diario di una vita che accade mentre c’è la guerra in Italia. È il vivere umano che si sovrappone alla Storia. Supino rispecchia la vera complessità di quel periodo, perché da ebreo non ha potuto combattere in quella guerra che, d’altronde, non voleva che accadesse”.

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