Copparo. Erano armi acquisite in modo illecito o semplici oggetti da collezione regolarmente denunciati e consegnati dalle persone che avevano diritto a dargliele quelle trovate in casa di un ufficiale dell’Arma? Per rispondere a queste domande è a processo per peculato il sottufficiale Nicola Rauli, 43 anni.
I fatti oggetto di contestazione risalgono al 2012, quando i colleghi svolsero – dietro denuncia anonima – una perquisizione, dalla quale sbucarono sette armi che teneva in casa (tra cui una carabina e un revolver non funzionante e una carabina ad aria compressa calibro 4,5).
La posizione di Rauli è stata stralciata dal processo che riguarda episodi simili e che vede alla sbarra, sempre per peculato, due carabinieri, l’ex comandante della stazione di Copparo, Francesco Degosciu (oggi in pensione), e l’appuntato Franco Trevisanellio, addetto alle armi. Con loro ci sono anche Daniele Bressan, titolare del ristorante Spiga D’oro, e Antonio Migliozzi, ex capo sicurezza della Berco. Secondo l’accusa regalavano ad amici le armi che invece avrebbero dovuto distruggere.
Lo stesso vale per Rauli, che alla precedente udienza aveva spiegato che quelle armi gli vennero state donate da privati cittadini, sapendo che lui era un collezionista e che le aveva conservate in buona fede. Omaggi che in realtà, aveva fatto notare la difesa, sostenuta dall’avvocato Alberto Bova, avrebbero fatto risparmiare alla pubblica amministrazione il costo molto oneroso del loro rituale smaltimento. Da questo ne discenderebbe l’assenza di una danno allo Stato e, di conseguenza, la mancata integrazione della fattispecie del peculato.
Ieri sono stati sentiti altri marescialli dei carabinieri, che hanno confermato la versione dell’imputato. Il presidente del collegio Luca Marini ha rinviato al 18 dicembre, per la discussione e la sentenza.