Comacchio
20 Novembre 2014
Ha custodito le spoglie del vescovo Niccolò D’Arcano, studiosi già al lavoro

Antico sarcofago riesumato nel Duomo di Comacchio

di Redazione | 3 min

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Comacchio. Un altro ritrovamento di straordinario interesse storico ed archeologico da oggi si affianca alla scoperta della nave romana di Valle Pega. Questa mattina infatti è stato riesumato un sarcofago da una parete posta al lato destro dell’abside del duomo, che ha custodito le spoglie del vescovo Niccolò D’Arcano (1637-1714).

Il sarcofago era stato rinvenuto sotto il pavimento della navata centrale del duomo durante i lavori eseguiti nel 1904 e posto nella collocazione attuale. La prima scoperta risale alla fine del ‘600, quando fu ricostruito il Duomo di Comacchio. Sembra che il sarcofago dopo il primo rinvenimento fosse stato utilizzato come abbeveratoio, ma fu proprio il Vescovo D’Arcano a recuperarlo, disponendo che divenisse la sua tomba al momento della sua morte. Su sollecitazione di Anna Stanzani della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici, un gruppo di studiosi della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (con sede a Ravenna) e dei Beni Archeologici oggi ha cominciato ad esaminare i resti ossei ed i reperti rinvenuti all’interno del sarcofago. L’architetto Keoma Ambrogio (Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici) coordina il progetto insieme all’arcehologo Mario Cesarano (Soprintendenza per i Beni Archeologici), mentre don Riccardo Petroni, in rappresentanza dell’Arcidiocesi è giunto appositamente da Roma sovrintendere a tutte le operazioni. Il sarcofago sarà trasferito nei laboratori di restauro della Soprintendenza a Ravenna, per i necessari interventi di restauro, diretti dalla funzionaria Antonella Ranaldi e dai suoi collaboratori, Elena Cristoferi ed Alessandra Pocaterra.

L’Arcidiocesi ha sostenuto il progetto di rimozione (con relativi costi) del sarcofago, che presentava evidenti segni di degrado. Da subito, i ricercatori paleontologi dell’Università di Bologna hanno avviato lo studio sui resti ossei, ma si presume che il sarcofago sia stato profanato, essendo state rinvenute al suo interno numerose macerie. Alla riesumazione e all’avvio degli esami dei reperti ha partecipato anche l’assessore alla Cultura Alice Carli, la quale, ringraziando l’Arcidiocesi per l’impegno e gli studiosi per il lavoro avviato, auspica che il sarcofago, una volta restaurato, possa essere collocato nel nascente Museo del territorio. “L’obiettivo è infatti di riportarlo a Comacchio, in accordo con l’Arcidiocesi e con la Soprintendenza – spiega l’Assessore Carli – per destinarlo alla sezione medievale del Museo.” Il compito che ora spetta al team degli antropologi, coordinati da Greta Bocchini è la ricognizione dei resti scheletrici per tracciare il profilo biologico (stato di salute, causa di morte, eventuali patologie). A dirigere i lavori Mario Cesarano, archeologo funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici, il quale ha sottolineato il grande valore archeologico della scoperta che “ci riporta alle fasi originarie della Diocesi e alla nascita del primo insediamento di Comacchio. Del sarcofago – ha aggiunto Cesarano – si conosceva la facciata grazie ad un disegno riportato in un volume del 1701. Il sarcofago reca due iscrizioni in latino che cercheremo di studiare.”

Saranno compiute ulteriori indagini archeo-botaniche su fiori, pollini, foglie adagiati sui tessuti del vescovo. “Si vede sul fondo anche una targa in bronzo ossidata che probabilmente conteneva il rogito originario – ha rilevato Cesarano – , su cui doveva poggiare la testa del Vescovo D’Arcano. Alla sua destra è stata rinvenuta una bottiglia di vetro ancora intatta con il rogito, probabilmente inserita al momento della traslazione del sarcofago dal pavimento della navata centrale a lato della parete dell’abside.” Di particolare interesse è anche il rinvenimento del pastorale in frammenti metallici.

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