Politica
19 Novembre 2014
Bregola e Calderoni ormai fuori: “è un partito inadeguato”

Rifondazione perde i suoi pezzi storici

di Marco Zavagli | 4 min

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bregolaSono stati gli esponenti più in vista di Rifondazione comunista a livello locale. E ora stanno per andarsene. Lei è Irene Bregola, candidata sindaco nel 2009 per la Federazione della Sinistra (Pdci, Prc e Socialismo 2000) e poi consigliere comunale, dal 2011 membro della segreteria nazionale del partito e segretaria provinciale fino al 2013. Lui è Stefano Calderoni, nell’ultimo lustro assessore provinciale all’agricoltura.

Entrambi hanno firmato l’appello costitutivo di “Sinistra lavoro”, un soggetto – al momento in nuce anche se ha ricevuto le adesioni di esponenti di rilievo come Valentino Parlato e Adriano Prosperi e conta già più di mille iscritto in due settimane – che si propone di dare vita a una formazione politica unitaria della sinistra, “analoga a quelle – recita l’appello – che nei principali paesi dell’eurozona hanno mostrato, anche nelle ultime elezioni europee, radicamento e consenso”.

Accanto a questo passaggio, per Bregola e Calderoni si registra anche la scelta recente di “non rinnovare l’adesione all’organizzazione giovanile” del Prc, “di non partecipare alla prossima conferenza nazionale e di dimetterci da tutti gli incarichi che attualmente ricopriamo, a tutti i livelli, nei Giovani Comunisti”. In quella lettera di dimissioni, firmata da gran parte della ‘linea verde’ del partito si legge un duro attacco verso la linea politica del gruppo dirigente nazionale, che avrebbe costretto molti a “navigare controcorrente”, sia “nella società” che “nel nostro stesso partito, perché non siamo stati in grado di fare percepire questo obiettivo come un obiettivo di tutti e non solo di una parte”. Il punto dolente è soprattutto la consapevolezza che “l’efficacia del Prc si è ridotta ben al di sotto della soglia che separa la politica dalla testimonianza, che distingue la possibilità di una contesa per l’egemonia dentro la società dalla residualità. Da tempo sosteniamo che il Prc è vittima di una progressiva marginalizzazione di cui esso è la causa principale”.

“La realtà – prosegue questo manifesto dell’abbandono – è che Rifondazione comunista è un partito inadeguato, che non ha saputo coltivare il suo futuro (l’organizzazione giovanile) ma ha preferito lottare contro di esso. Rifondazione comunista è un progetto politico ormai privo della capacità di confrontarsi con il mondo esterno, con una realtà sociale sempre più articolata e sempre più insofferente al dogmatismo, al settarismo, a strutture che hanno perso la curiosità di sperimentare, di innovare, di mettersi in discussione”.

Nel frattempo Bregola si è dimessa anche dalla segreteria nazionale, “non condividendo le posizioni del segretario nazionale, tra l’altro eletto a minoranza”. Un passo ormai risalente ma passato sotto silenzio, “perché pubblicizza queste posizioni chi ha intenzione di ricollocarsi pubblicamente, e non è il mio caso”, spiega a Estense.com.

Al momento non sono ancora usciti dal partito. Ma, difficile nasconderlo, è solo questione di tempo. “Già un anno fa – aggiunge Bregola – non ho voluto essere riconfermata segretaria provinciale. Sono ancora nel comitato politico provinciale, ma per una semplice ragione di rispetto nei confronti di chi continua a sostenere la politica locale. È una permanenza a scadenza”.

A quando la scadenza? “A breve faremo un ragionamento complessivo a livello locale. A livello nazionale la scelta è compiuta”. Ci sarà un diverso approdo? “Non intravedo un altrove. Sarei interessata alla costruzione di un nuovo soggetto politico unitario che si riappropri delle battaglie per il lavoro. Però ciò che attualmente esiste è insufficiente e quindi non intendo traslocare in nessun altra forza politica”.

Quanto a Calderoni, “sto valutando, ma non c’è ancora nulla di nero su bianco. Il mio è un travaglio che sta durando da tempo”. Se la scelta maturerà “non ho intenzione di aderire ad altre formazioni politiche. Oggi serve dare voce a quel milione di persone portate in piazza dalla Cgil, ma al momento non esiste un partito che le rappresenta”. A questo si aggiunge l’emorragia lenta ma inarrestabile di iscritti… “Abbiamo fallito gli obiettivi per cui Rifondazione era nata – ammette Calderoni -; se questo vuol dire pensionarsi o no dalla politica non lo so. Il nostro tempo l’abbiamo fatto. Una serie infinta di sconfitte, dalla Sinistra Arcobaleno in poi, non può essere colpa di uno solo. Ognuno deve farsi un esame di coscienza e sentire il peso delle sconfitte elettorali”. Ma anche lui non farà scelte in autonomia: “ne parlerò con i compagni sul territorio con cui ho condiviso un percorso di una decina d’anni”. E dieci anni fa, quando è entrato, il Prc di Ferrara poteva contare 800 iscritti. Oggi sono circa 200. Ora? “Le scelte vanno maturate collettivamente. Ma oggi serve una sinistra che costruisca ponti e non barriere”.

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