Eventi e cultura
8 Novembre 2014
Un affiatato duo Haber-Boni ha inaugurato la stagione di Prosa del Comunale

Freud e Dio, l’incontro impossibile

di Redazione | 3 min

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Haber-Boni - Il visitatore locandinadi Federica Pezzoli

Siamo nella Vienna del 1938, occupata dai nazisti, il padre della psicanalisi sta meditando sulla propria fuga dall’Austria dell’Anschluss e già presagisce la fine a causa del cancro alla gola che ormai non gli dà pace. Una notte un giovane senzatetto, all’apparenza mentalmente disturbato, che sostiene di essere Dio, fa capolino nel suo appartamento: “Parliamo un po’, volete?”. Per un’ora e mezzo i due parlano, dibattono, si scontrano su temi come il Male, il senso della vita, il destino dell’Uomo, l’etica, la scienza. Non c’è da preoccuparsi: non è una lezione di filosofia, i personaggi non parlano da dietro una cattedra.

Freud ha molte domande per questo giovane Dio dall’aria trasandata, alla continua ricerca di prove della sua reale esistenza, proprio lui che per tutta la vita lo ha definito un’invenzione degli uomini. Dal canto suo, Dio è incuriosito da questo “prete dell’incredulità”, dal suo acume e dalla sua esperienza. Le domande di Freud sono le nostre domande e questo Dio ha la spavalderia di certi folli e l’innocenza maliziosa dei bambini e delle loro domande tanto semplici e dirette da mettere in crisi ogni convinzione. Gli argomenti di entrambi sono così convincenti che lo spettatore de “Il Visitatore”, che ha inaugurato la Stagione di Prosa al Teatro Comunale Abbado di Ferrara, passa tutto lo spettacolo a parteggiare ora per l’uno, ora per l’altro. “Perché saresti venuto a trovare proprio me, e non un prete o un rabbino?” “Trovo noioso conversare con gli ammiratori, preferisco altre persone”. Freud non sta al gioco, il suo ateismo è radicale: “Il cielo è vuoto, la Ragione ha cacciato gli spiriti da secoli”. E ancora: “Se Dio esistesse, sarebbe un dio bugiardo, perché promette e non mantiene” e la vita non è altro che “una promessa non mantenuta”. Per tutta risposta Dio si scaglia contro il peccato capitale “del secolo dell’uomo: la superbia”. “L’Uomo, che prima si accontentava di sfidare Dio, adesso ha preso il suo trono”: “l’Uomo rivelato” è signore della natura, della materia, della morale, eppure “mai la storia avrà visto persone più infelici e insoddisfatte. Quando un ragazzo chiederà a uno come te qual è il senso della vita, nessuno sarà in grado di rispondere”. Il dubbio forse si sta insinuando nell’anziano professore: “Se siete Dio dimostratelo, fate un miracolo, almeno fermate quei criminali là fuori”. Il barbone scoppia a ridere: “Il dottor Freud, uno dei più grandi spiriti dell’umanità, mi chiede un miracolo? Credevo che i miracoli fossero cose per anime semplici”. Infine la domanda delle domande: “Perché l’hai fatto il mondo?”. E la risposta delle risposte: “Per amore”. La verità è che “preferite un padre terribile di fronte al quale inginocchiarvi, piuttosto che uno amorevole che si inginocchi di fronte a voi”.

Il duo Boni-Haber è affiatato ed efficace. Alessandro Haber dà sostanza a un Freud avvolto dalle sue inquietudini, lui che ha dedicato la sua vita al pensiero razionale in una notte vede mettere in discussione ogni convinzione, ogni certezza. Alessio Boni è un essere divino esuberante, curioso della vita, mai statico e immobile come la sua natura ultraterrena vorrebbe.
 Alla fine dell’incontro non ci sono vincitori né vinti, anzi il dubbio, il mistero hanno preso il sopravvento su ciascuno dei presenti, come afferma il misterioso visitatore: “Fino a questa sera pensavi che la vita fosse assurda, adesso sai che è misteriosa”. A trionfare ne Il visitatore di Binasco è la magia, l’ambiguità del teatro che grazie al potere persuasivo della parola fa emergere le verità e le fragilità dell’uomo, il bisogno di credere che la bellezza e l’amore possano salvare il mondo.

Il Visitatore sarà sul palco del Teatro Comunale Claudio Abbado fino a domenica 9 novembre, mentre venerdì 7 alle 17 nelle sale del Ridotto il pubblico potrà incontrare tutta la compagnia.

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