Economia e Lavoro
30 Ottobre 2014
L'assemblea approva un passivo di quasi 400mila euro nel bilancio di previsione: nessuna nuova erogazione da parte dell'ente

Un altro anno ai box per la Fondazione Carife

di Ruggero Veronese | 4 min

ImmagineLa Fondazione Carife approva uno scarno e prudente bilancio nel giorno che vede ancora una volta lo scontro in assemblea tra Giuseppe Toscano, storico ‘oppositore interno’ nell’azionariato della Cassa di Risparmio e della relativa fondazione, e il presidente Riccardo Maiarelli. Uno scontro tra due modi drasticamente diverse di concepire l’ente: da un lato gli attacchi di Toscano verso un ente “superfluo e inutile” dopo il commissariamento dell’istituto di credito, dall’altra i tentativi di rilancio di Maiarelli, che punta a una sempre più intensa riduzione dei costi in attesa di novità da parte dei commissari di Bankitalia, Antonio Blandini e Gianni Capitanio. In particolare per quanto riguarda il valore delle azioni, da sempre il maggior capitale e la maggior fonte di introiti per la fondazione, e le ipotesi di cessione della banca.

Senza Carife infatti la fondazione è un organismo monco, o che comunque deve sostanzialmente ‘congelare’ quasi tutte le sua attività e investimenti. Dopo che il crollo delle azioni aveva fatto chiudere il bilancio sociale 2013 con un drammatico ‘rosso’ da 110 milioni di euro, il documento programmatico per l’anno 2015 – come del resto è sua prerogativa – guarda semplicemente agli scarni utili e alle spese di gestione previste. Alla fine il passivo risulta di 395mila euro, frutto di 140mila euro di entrate (in gran parte rendite dalle azioni della Cassa Depositi e Prestiti) e di 534mila euro di spese, in cui le voci più importanti sono quelle relative al personale (265mila euro), agli accantonamenti (132mila euro) e a interessi passivi e oneri finanziari (110mila euro).

Anche nel 2015, insomma, le attività delle fondazione si limiteranno a conservarne la struttura e a ultimare i progetti esterni, saldando i contributi già stanziati per progetti culturali, sociali o di volontariato. Una stasi che del resto viene premessa già dal presidente Maiarelli nella sua relazione programmatica, dove si legge che “la partecipazione in Carife, che rappresenta di gran lunga il più importante investimento della fondazione, non presenta oggi specifiche aspettative reddituali” e che quindi “la pianificazione di nuove progettualità potrà essere elaborata sulla base delle condizioni esitenti in un momento successivo, quando si accerti la disponibilità effettiva di risorse per nuove erogazioni”. Tra le politiche di contenimento della spesa proposte del Cda compare “l’azzeramento totale dei compensi e gettoni di presenza per tutti gli organi statuari, fatto salvo il rimborso di spese documentate, la riduzione del compenso del direttore generale e anche un diverso utilizzo di Palazzo Crema, con il trasferimento della fondazione in locali al piano ammezzato per lasciare gli spazi migliori disponibili per locazioni o altre attività. Non compaiono invece nuove erogazioni ad associazioni culturali e sociali e la fondazione si limiterà a saldare quanto già approvato durante gli scorsi esercizi: 430mila euro entro la fine del 2014 e altri 800mila durante il 2015.

Ma durante l’assemblea, alla quale hanno partecipato solo 17 dei circa 160 soci, si è levata anche una voce contraria: quella di Giuseppe Toscano, che ancora una volta è entrato in rotta di collisione con Maiarelli per quanto riguarda gli indirizzi della Fondazione, di cui chiede la definitiva soppressione o un drastico ridimensionamento per quanto riguarda la partecipazione in Carife. “Anche secondo il Fondo Monetario Internazionale – afferma Toscano – le fondazioni sono un ostacolo al corretto sviluppo delle banche e, non a caso, la Legge Amato prevedeva proprio di ridurle, anche se poi la legge Ciampi intervenne per far conservar loro i portafogli azionari. È per questo che oggi la fondazione ha ancora il 54% delle azioni Carife, ma quanto valgono oggi? Ho fatto questa domanda in assemblea, ma nessuno mi ha saputo rispondere. Ma perchè votare un bilancio del genere, quando questa Fondazione ormai è un ente inutile e pleonastico?”.

Accuse che vengono comunque rimandate al mittente dallo stesso Maiarelli, che continua a sostenere l’utilità della fondazione per la città e non esclude modifiche al programma del 2015 nel caso la situazione in Carife dovesse trovare una svolta. “Abbiamo l’obbligo di approvare un bilancio preventivo entro il 31 ottobre e abbiamo rispettato questo impegno – afferma il presidente della fondazione -. Vista la situazione di Carife era impossibile fare un bilancio preventivo differente, ma se si dovesse muovere qualcosa in Carife saremo contenti di intervenire. A Toscano posso dire che la Fondazione Carife ha svolto un ruolo fondamentale per la città, dando risposte importanti durante la sua attività, anche se adesso è in un momento difficile. Per quanto riguarda il valore delle azioni non c’è alcun mister: i principi contabili ci hanno imposto di prendere come valore quello delle ultime contrattazioni, come è stato concordato col ministero”.

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