Ferrara risulta tra le città d’Italia con i più alti livelli di apertura dei dati, comunemente chiamati con il termine inglese open data. A dirlo è una classifica pubblicata domenica scorsa da Il Sole 24 Ore nell’inserto Nòva24 che riporta i dati raccolti dal progetto Open Data Census, realizzato nel 2012 per individuare i livelli di apertura dei dati delle varie nazioni nel mondo, arrivando fino alla dimensione cittadina, quella più vicina alle persone. Secondo questo censimento, che valuta l’accessibilità dei dati in 43 città italiane, la ‘madre’ degli open data è Bologna che con ben 1065 punti troneggia in vetta alla classifica. Al secondo posto si piazza Albano Laziale con 830 punti mentre a conquistare il gradino più basso del podio è Trento con 780 punti. Ferrara si classifica al quinto posto con 745 punti, poco distante da Roma che raggiunge la quarta posizione con 750 punti.
La classifica analizza 15 categorie (trasporti in tempo reale, budget annuale, spese, risultati elettorali, qualità dell’aria, orari trasporti, edifici pubblici, statistiche criminalità, contratti pubblici, ispezioni sanitarie alimentari, incidenti stradali, permessi di costruzione, richieste di servizio, permessi di attività commerciali e registro imprese) a loro volta divise in 9 sottocategorie per valutare se il dato esiste, se è disponibile in forma digitale, pubblicamente, gratuitamente, online, con licenza aperta, se è aggiornato di frequente, se è in bulk, cioè se l’intero dataset può essere scaricato o è accessibile facilmente, e se è machine-readable, ovvero se è disponibile in un formato che può essere facilmente elaborato da un computer.
Ferrara totalizza il punteggio pieno in sole due categorie: negli open data relativi ai risultati elettorali, i cui dati sono riferiti alle elezioni nazionali 2013 suddivisi per Camera e Senato, e agli edifici pubblici perché il comune estense, oltre al patrimonio immobiliare, mette a disposizione il dataset relativo ai canoni di locazione/affitto. Il punteggio raggiunge l’85%, invece, per quanto riguarda budget annuale, spese, orari trasporti e contratti pubblici perché i dati non sono machine-readable; stesso problema per i dati relativi alla qualità dell’aria e agli incidenti stradali che, oltre non essere facilmente elaborati da un computer, non sono disponibili in bulk ma limitati da un accesso parziale al dataset. • Raggiungono il 25% di ‘apertura’ i dati sui permessi di costruzione (il dato esiste, è in formato digitale, è disponibile gratuitamente, è online ed è aggiornato di frequente ma non è pubblico, non è machine-readable e non è disponibile con licenza aperta) e il 20% i dati sul registro imprese (il dato esiste, è in forma gitiale, ma non è disponibile pubblicamente, non è online e quindi non è machine-readable e in bulk). Nessun open data per i trasporti in tempo reale, mentre non sono ancora stati compilati i parametri sulle statistiche di criminalità, ispezioni sanitarie alimentari e richieste di servizio.
L’obiettivo del censimento è quello di rendere l’Italia una vera realtà open data, ‘scatenando’ un po’ di sana concorrenza tra le città per riuscire a creare un effetto cascata per cui, chiunque abbia quei dati, si accorga dell’importanza di renderli disponibili a chiunque. Tutti, infatti, possono dare il proprio contributo al censimento diventando reviewer. Per vedere la classifica completa consultare la pagina http://it-city.census.okfn.org.