Proseguono su binari paralleli i due processi sul fallimento – con relative richieste di risarcimento – della Spal 1907 di Cesare Butelli, che guidò lo storico club calcistico ferrarese per quattro anni, dall’estate del 2008 fino al luglio 2012. Durante l’ultima udienza il tribunale civile di Ferrara ha esaminato una trentina delle richieste dei creditori, nel corso di un lungo lavoro (sono 118 i creditori che avanzano pretese nei confronti della vecchia dirigenza) che continuerà anche la settimana prossima nel corso di una nuova sessione. Un procedimento che potrebbe però essere vanificato dall’esito del secondo processo: il ricorso di Butelli alla corte di appello di Bologna, per annullare la sentenza che decretò il fallimento della società.
Alcuni dei creditori che si presentano in tribunale non nascondono il proprio timore di veder spazzato via l’intero processo civile, ma in attesa di notizie da Bologna continuano a sottoporre ai giudici le proprie istanze. Le richieste totali superano i 6 milioni di euro, anche se il curatore fallimentare ne riconosce solo 3,6 milioni. La sua valutazione potrà però essere sovvertita dal tribunale, che sceglierà in autonomia quali e quanti dei debiti della Spal dovranno essere effettivamente restituiti, ma soprattutto chi avrà i requisiti per accedere alla categoria dei creditori privilegiati. Tra i quali compariranno di certo sia chi vanta crediti fiscali – quindi, in sostanza, Equitalia -, sia gli ex dipendenti della società. Per gli altri, i creditori chirografari, il timore generale è quello di doversi accontentare delle briciole.
Tra questi ultimi vi è anche la società Asics, che chiede la restituzione di circa 105mila euro alla vecchia gestione di Butelli. Fu proprio l’importante società di abbigliamento sportivo la prima ad avanzare istanza di fallimento nei confronti della Spal 1907, nella speranza di vedersi consegnare quanto le spettava. La dirigenza della club ferrarese cercò di avanzare numerosi piani di rientro dei debiti, tutti sistematicamente bocciati da parte dei suoi creditori. Fino alla sentenza di fallimento decretata dal tribunale. Nel frattempo, durante la gestione del club, la dirigenza era riuscita ad assicurarsi un’importante fonte di guadagno attraverso il parco fotovoltaico nato con il supporto delle amministrazioni pubbliche e agli accordi stipulati tra Hera (proprietaria del terreno), Comune di Ferrara e gruppo bresciano Turra. Un progetto che servì a rimpinguare le tasche di tanti, fuorché della Spal 1907: profitti per decine di milioni di euro al gruppo bresciano Turra (circa 6,8 milioni di euro annui garantiti nel ventennio, per un totale di 136 milioni, a fronte di un investimento iniziale di circa 50 milioni) e milioni di euro a Hera sotto forma di canone per la ex discarica Ca’ Leona (150mila euro all’anno per 20 anni). E anche l’ex presidente Butelli non rimase a becco asciutto con i suoi 1,9 milioni di euro.