Sul sito del Partito Democratico, il 21 ottobre scorso, è stato pubblicato un comunicato stampa scritto dall’onorevole Francesca Puglisi che ha la delega alla Scuola, Università e Ricerca nella segreteria nazionale del PD.
Il titolo è: “Cgil vende lucciole per lanterne” mentre il testo è il seguente:
“Capiamo che Camusso e Pantaleo (segretario generale CGIL e segretario FLC CGIL, ndr) stiano cercando di attrarre le folle in piazza, ma vendono lucciole per lanterne.
L’assunzione di 140.000 precari della scuola dal prossimo anno, sono la più grande assunzione di massa mai fatta nel comparto della Pubblica Amministrazione.
Che cerchino di “spacciare” questo per “taglio” mi sembra quanto meno azzardato.
Le risorse necessarie sono contenute nella legge di stabilità.
Tutto il resto lo stiamo discutendo in centinaia di incontri aperti a studenti, insegnanti, famiglie. Forse è questo che dà fastidio, l’apertura al dialogo e la voglia di discutere di scuola con l’intera società italiana. Ma anche su questo ce ne faremo una ragione.”
Cara Senatrice, non intendo soffermarmi a lungo sulla prima parte del suo comunicato se non per affermare che assumere il personale precario della scuola è un’operazione sacrosanta che andava fatta già da tempo ma andrebbe ricordato anche che, il 26 novembre prossimo, la Corte di Giustizia Europea si riunirà per sanzionare pesantemente l’Italia per la reiterazione dei contratti a termine oltre i 3 anni in violazione di una direttiva comunitaria. Quindi si può affermare che il piano di assunzioni dei precari, sbandierato con parole mirabolanti da Lei e da Matteo Renzi, in realtà rappresenta una condanna che sarà inflitta al nostro Paese.
Sorvolo sulle “risorse necessarie contenute nella legge di stabilità” poiché, nonostante il Vostro impegno per “stupirci con effetti speciali”, tra pochi impegni e molti tagli, quel che resterà saranno davvero pochi spiccioli.
Mi permetta però qualche commento sintetico sulla frase “Tutto il resto lo stiamo discutendo in incontri aperti”.
Gli incontri dove vengono date le “istruzioni per l’uso” della Buona Scuola ai dirigenti scolastici sono a porte chiuse.
Gli incontri in cui il capo di gabinetto incontra la cittadinanza sono a porte chiuse, sono invitati pochi “eletti” che, con 3 minuti a disposizione, dovrebbero leggere documenti dal contenuto “costruttivo” (o almeno così è fortemente richiesto per evitare posizioni critiche). In questi incontri non è previsto un dibattito.
I dirigenti scolastici, che invitano i docenti ad informare le famiglie e che convincono gli studenti a tenere assemblee riguardo ai punti fondamentali del piano “la Buona Scuola”, non creano incontri aperti per informare/discutere/confrontarsi ma vogliono sollecitare la partecipazione al questionario on-line.
Cara Senatrice, se Lei definisce la vostra “campagna di ascolto” e gli incontri predisposti per propagandare “la Buona Scuola”: “apertura al dialogo e voglia di discutere di scuola con l’intera società italiana”, Le chiedo: come definirebbe chi non informa, non accetta dibattiti, non si impegna a discutere la proposta di Legge di Iniziativa Popolare, ripresentata recentemente alle Camere da parlamentari di diversa provenienza politica, ma la liquida come “anacronistica” rifiutando il confronto tra la Buona Scuola di Matteo Renzi e la Buona Scuola per la Repubblica sottoscritta da oltre un centinaio di migliaia di persone?
Perché i cittadini, le famiglie, gli studenti, il personale della scuola, mentre ricevono informazioni sulla proposta di Matteo Renzi, non dovrebbero essere messi al corrente che esiste già un disegno di legge dal titolo “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia” che rappresenta un’idea di scuola coerente con il dettato costituzionale?
Cara Senatrice, se riesce, cerchi di non usare le parole a suo uso e consumo e, per favore, provi almeno ad avere rispetto di chi, vivendo quotidianamente nella scuola, conosce il vero significato delle parole “dialogo e discussione”.
Anche noi come voi, gentile Senatrice, ci stiamo facendo un ragione di diverse cose: ad esempio del fatto che Maria Stella Gelmini e Stefania Giannini non hanno in comune solo la rima nel cognome, ma una continuità di strategie ed interventi sulla scuola che sono in perfetta sintonia; del fatto che le politiche scolastiche del governo Renzi hanno come interlocutore preferenziale la Confindustria come avevano, qualche anno prima, quelle del governo Berlusconi; infine del fatto che c’è rimasto così poco di Democratico nel suo Partito, da non riuscire più ad ascoltare ed interpretare i veri bisogni della scuola italiana.
Mauro Presini, maestro elementare
candidato alle elezioni regionali per L’Altra Romagna