Il lavoro che manca è l’urgenza del Paese, che brucia il futuro delle giovani generazioni e costringe milioni di persone alla precarietà. La politica del governo non affronta questo dramma anzi da’ continuità alle politiche liberiste fin qui praticate dai predecessori: tagli di spesa pubblica che alimentano la spirale recessiva e liberalizzazioni del mercato del lavoro che accentuano la precarietà.
Con il Jobs Act il Governo si spinge dove non erano riusciti i governi di destra: svuotare a fondo lo Statuto dei diritti dei lavoratori incidendo così sulle tutele che garantiscono la libertà e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, la tutela dal licenziamento arbitrario, la tutela della dignità professionale del lavoratore, il diritto di non essere video-sorvegliati.
La Costituzione, che era entrata nei luoghi di lavoro con lo Statuto, ne verrebbe espulsa.
Lo si vorrebbe fare in nome e per conto di quegli stessi lavoratori precari che non possono organizzarsi in sindacato perché non possono godere di quegli stessi diritti, accusando paradossalmente di non riuscire a rappresentarli un sindacato indebolito da sei anni di recessione e da 15 anni di legislazioni liberiste!
E lo si fa utilizzando la menzogna secondo cui questi diritti sarebbero “eccentrici” nel contesto competitivo europeo cercando così di nascondere l’incapacità politica di aggredire le vere anomalie della situazione italiana e cioè il livello abnorme raggiunto dall’evasione e dalla corruzione e la presenza soffocante della criminalità organizzata.
Si alimenta, a questo scopo, una frammentazione rancorosa della società giocando pericolosamente sulla contrapposizione giovani-anziani, lavoratori attivi-pensionati, lavoratori autonomi-dipendenti, dipendenti privati-dipendenti pubblici, lavoratori pubblici in divisa-lavoratori pubblici in borghese … negando la funzione di ricomposizione degli interessi propria delle rappresentanze sociali.
Con l’imposizione del voto di fiducia su una legge delega di inusitata vaghezza, il governo compie un altro passo nella direzione della contrazione della democrazia, impedisce la normale dialettica parlamentare, utilizza il risultato del voto per il Parlamento Europeo come plebiscito che delegittima il Parlamento nazionale, anticipa il risultato delle riforme istituzionali trasferendo il potere legislativo nella mani dell’esecutivo.
Una sola proposta alternativa è realisticamente in campo davanti a questa deriva politica: la piattaforma con la quale la CGIL chiama a manifestare il 25 ottobre a Piazza San Giovanni che rivendica un piano straordinario per l’occupazione giovanile, la riscrittura della legislazione del lavoro per ridurre la precarietà, lo stanziamento delle risorse necessarie a dare tutele universali contro la disoccupazione, la riunificazione del mercato del lavoro attraverso l’estensione dei diritti a chi ne è privo, la difese delle conquiste di civiltà.
Per questo aderiamo alla manifestazione e facciamo appello alla partecipazione.
Fiorenzo Baratelli
Guido Barbujani
Claudio Bariani
Gabriele Belcastro
Salvatore Belcastro
Silvia Belcastro
Daniela Cappagli
Sandro Cardinali
Daniele Civolani
Marco Contini
Tito Cuoghi
Carmelo Damigiano
Elia Fioravanti
Giovanni Fioravanti
Sergio Gessi
Alessandro Grossi
Antonio Ianni
Daniele Lugli
Paolo Mandini
Renata Patrizi
Lina Pavanelli
Mauro Presini
Valeria Sitta
Franco Stefani
Piero Stefani
Elisabetta Tampieri
Ranieri Varese
Luana Vecchi
Gianni Venturi
Emanuela Zucchini