Comacchio. Un solo punto all’ordine del giorno non basta al sindaco di Comacchio Marco Fabbri – ancora ignaro della sua cacciata dal Movimento – per risparmiarsi quasi due ore incandescenti di consiglio comunale ieri sera, con attacchi di ogni tipo provenienti da tutte le opposizioni, che compatte questa volta hanno deciso di non abbandonare l’assise e invece di ribattere punto per punto alle affermazioni di Fabbri.
Il nodo del contendere è lo spostamento degli uffici del sindaco all’interno di palazzo Bellini – e, a cascata, lo spostamento della biblioteca all’interno dell’attuale museo del carico della nave romana, il quale troverebbe invece ospitalità all’interno del museo dell’ex ospedale degli infermi –, che causa immediatamente le polemiche di Michetti dell’Onda prima e della capogruppo Pd Felletti poi. Il primo ha tacciato, insieme a Di Munno, il sindaco di non essere disponibile ad ascoltare i cittadini e quindi di snaturare ciò che è realmente il consiglio comunale, e di procedere invece di proclama in proclama, soprattutto in merito a palazzo Bellini, creato per la cultura e che dovrebbe assolvere al suo compito originario mentre ora sta per perdere la funzione per cui era stato architettato. La Felletti invece si preoccupa per la piazza: per lei essa sta per ricevere un colpo di grazia a causa dell’abbandono degli uffici del sindaco. “Fatico a credere che un’amministrazione cosciente possa decidere di dare il colpo di grazia a una piazza già morente; chiedo al sindaco di non lasciarla e di non sventrare il nostro palazzo della cultura”, ha dichiarato facendosi anche portavoce dei cittadini che hanno sottoscritto la raccolta firme su palazzo Bellini.
La replica di Fabbri invece è che di deciso non ci sia proprio nulla, se non lo spostamento del museo del carico della nave romana all’interno dell’ex ospedale degli infermi.
Di Munno poi, con un lungo intervento – poi attaccato da Fabbri, che ha ipotizzato essere stato scritto da altri – ha chiesto conto al sindaco della sua candidatura e susseguente elezione in consiglio provinciale, insieme “a quei signori”, coi quali il consigliere suppone possano essere stati fatti accordi all’oscuro della comunità e della pubblica opinione.
“Non c’è nulla di nascosto – taglia corto Fabbri, appena poche ore prima di essere espulso dal Movimento 5 Stelle proprio per questo fatto –, né esistono alleanze segrete o similari. Sono lì come rappresentante del territorio. Oggi pomeriggio (ieri, ndr) ero seduto di fianco al sindaco di Bondeno Alan Fabbri, che mi pare corra per le regionali con Forza Italia e la Lega, ci sono anche altri che col Pd non c’entrano, oppure dovremmo pensare che anche loro abbiano accordi segreti”.