foto di Stefano Bussolari
Tre mesi per depositare le proprie conclusioni e fornire al tribunale delle imprese di Bologna la spiegazione di uno dei fatti meno ‘gloriosi’ della breve vita dell’ospedale di Cona: la pioggia di liquami dal soffitto del triage del pronto soccorso, a cui assistettero allibiti staff e visitatori il 12 marzo dell’anno scorso (e di cui si occupò anche il consigliere Giovanni Favia con un’apposita interrogazione regionale). È questo il termine concesso dai giudici al consulente che dovrà far luce sulla vicenda, nel corso della causa aperta dall’azienda Sant’Anna nei confronti di Progeste.
Un’udienza meramente formale, quella che ha avuto luogo ieri nel capoluogo emiliano. Ma che segna un nuovo braccio di ferro tra la direzione del Sant’Anna e il consorzio che si aggiudicò l’appalto per un’ospedale ‘in lavorazione’ dal lontano 1995 (Progeste subentrerà solo 10 anni dopo la ormai fallita Coopcostruttori). L’ingnere chiamato per la consulenza dovrà chiarire a chi attribuire le eventuali responsabilità per ‘l’incidente’ del marzo scorso, quando una massa di liquami e materiale di scarto sfondò alcuni pannelli del controsoffitto, provocandone la caduta, dopo essere fuoriuscita da un’otturazione in una tubatura tra piano terra e primo piano.
Dopo i 90 giorni in cui il consulente dovrà depositare le proprie conclusioni, il tribunale del lavoro potrà aprire la vera e propria fase di dibattimento tra i legali del Sant’Anna e di Progeste.
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