13 Ottobre 2014
L'uomo corre per stare al passo con tutti i devices. Ecco cosa ne pensa il filosofo Floridi

Google e diritto all’oblio nella vita ‘onlife’

di Elisa Fornasini | 4 min

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OLe nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno ‘transdiegetizzando’ il nostro mondo. Una filosofia che a prima vista potrebbe sembrare astrusa ma che diventa estremamente semplice se a spiegarla è Luciano Floridi, ordinario di Filosofia e Etica dell’Informazione dell’Università di Oxford, nonché unico italiano ‘arruolato’ da Google nell’Advisory Council, una commissione composta dai maggiori esperti di privacy e leggi sull’informatica. Il filosofo di Google è stato ospite all’Università di Ferrara per la lectio magistralis sul tema “L’informazione transdiegetica. Che cos’è e perché è importante” svoltasi giovedì pomeriggio nell’auditorium di S. Lucia. Una lezione davvero stimolante a cui è seguito un dibattito altrettanto ricco di spunti di riflessione perché le tematiche affrontate sono tuttora aperte e, volenti o nolenti, ci coinvolgono tutti da vicino.

Utilizzando concetti e termini propri della cinematografia e del game design, con tanto di proiezioni di spezzoni di film e di videogiochi, Floridi ha presentato la sua innovativa tesi secondo cui le Ict stanno cancellando il classico confine tra informazione diegetica e non-diegetica, a favore di una transdiegetizzazione dell’infosfera. Una tesi complessa che diventa di facile comprensione se viene accompagnata dal ragionamento di Floridi. Come il suono è diegetico se la sua fonte è ‘all’interno’ della storia, l’informazione è diegetica se è disponibile agli informati in un contesto o ambiente specifico, ovvero l’infosfera. Si tratta di un neologismo composto dalle parole ‘informazione’ e ‘sfera’ per indicare lo spazio semantico costituito dalla totalità dei documenti, degli agenti e delle loro operazioni: in pratica l’infosfera è il mondo fatto di informazioni nel quale siamo sempre più immersi anche inconsapevolmente, è il luogo in cui condividiamo la realtà, non importa se virtuale o reale, con molti altri agenti, sia animali che artificiali. In questo spazio l’interattività può cancellare la distinzione tra informazione diegetica (interna) e non diegetica (esterna): nasce così l’informazione transdiegetica che può muoversi senza soluzione di continuità e in modo dinamico tra i due spazi. E questa transdiegesi è importante perché il continuo sviluppo delle nuove tecnologie comporta il continuo cambiamento del nostro mondo, un’evoluzione in cui è l’uomo stesso che si trova a dover correre per stare al passo con la tecnologia. E in questa corsa, Floridi è un passo avanti a tutti.

O“I devices stanno crescendo in maniera mostruosa e interagiscono sempre più tra loro – dichiara il filosofo – tanto che ai giorni nostri la maggior parte delle internazioni avviene tra macchine e non tra persone. Siamo diventati organismi informazionali interconnessi; la nostra vita non è più online o offline, ma onlife”. Anche qui entra in gioco una parola macedonia che tanto piace a chi si occupa di comunicazione e che ben si addice a spiegare questo nuovo fenomeno che comporta un così grande flusso di informazioni da riuscire a far naufragare anche il maggiore esperto. In questo contesto si toccano infatti corde quali l’etica dell’informazione e il diritto all’oblio, con implicazioni che rischiano inevitabilmente di invadere la sfera individuale, anche in maniera autoritativa. Se da una parte Floridi mette in luce la grandiosità di una delle più importanti rivoluzioni del sistema di comunicazione contemporanea (anzi, secondo lui “siamo oramai entrati nella quarta rivoluzione scientifica, dopo quelle segnate dalle scoperte di Copernico, Darwin e Freud”), dall’altra figurano problemi quasi colossali, di difficile gestione anche per gli esperti del settore. A partire dalla questione dei big data.

“È un problema enorme e non lo stiamo affrontando a livello nazionale ed europeo – commenta il filosofo – anzi c’è un certo isterismo a riguardo. La filosofia politica che ha concesso questa grande apertura nel senso di trasparenza, è diventata oggi una filosofia economica perché questi dati sono una risorsa. La soluzione – auspica Floridi – sta andando nella direzione dei big data aperti come free-premium, nel senso che i dati siano gratuiti per i cittadini e a pagamento per le società che ci tirano fuori un vantaggio economico”. La difficoltà nel valutare l’importanza di questi dati, però, è riscontrabile anche nel cosiddetto diritto all’oblio che, come ricorda Floridi,” si chiama così ma non è un diritto, è solo una richiesta”. “Il problema non è risolvibile a tavolino – ammette il filoso – perché non lo sa nessuno che cos’è la rilevanza di un’informazione. È già stato appurato che valutarla su base cronologica non ha senso, ma anche il criterio di rimozione di informazioni in base alla figura pubblica mi lascia perplesso: come si valuta quando una figura diventa pubblica o meno?”. Come visto, e come ribadisce lo stesso Floridi, “c’è ancora tantissimo da fare e da risolvere, in ogni caso il compito fondamentale rimane responsabilizzare l’utente e chi gestisce le sue informazioni”.

L’iniziativa – organizzata all’interno di Unife da Marcello D’Agostino, ordinario del dipartimento di Economia e management, e da Matteo D’Alfonso, ricercatore del dipartimento di Studi umanistici, nell’ambito della laurea magistrale interateneo in Filosofia delle Università di Parma, Ferrara e Modena-Reggio Emilia, in collaborazione con il master in Giornalismo e Comunicazione Istituzionale della Scienza e con il Se@ – Centro di tecnologie per la comunicazione, l’innovazione e la didattica a distanza – continuerà anche venerdì con work shop approfondito dedicato agli studenti universitari.

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