1 Ottobre 2014
L'Anaao difende i medici ma “serve la sanità che vorrebbero i cittadini”

“Cona, un carrozzone traballante”

di Redazione | 4 min

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Da sinistra: Lodi, Api, Parro e Trevisani

Da sinistra: Lodi, Api, Parro e Trevisani

“Io sarò uno di campagna, ma mi baso sulla sanità che vorrebbero i cittadini: non aspettare cinque ore in Pronto soccorso o sei mesi per una prestazione. Però non riteniamo che siano i medici i responsabili di questa situazione, visto che fanno l’impossibile per mantenere questo carrozzone traballante”. A chiamare così l’ospedale di Cona è il segretario aziendale dell’Anaao Lucio Trevisani, dirigente dell’Endoscopia digestiva, il giorno dopo l’intervento dei direttori dei Dipartimenti. La conferenza era fissata da prima, ma la coincidenza non passa inosservata. E l’Anaao torna a denunciare i problemi di sempre, più qualche novità.

“Parte dei problemi è colpa dei tagli, visto che è possibile coprire solo il 25% delle cessazioni – riconosce Trevisani, qui in sintonia coi direttori di Dipartimento –, ma ci sono anche scelte gestionali”. E in vista ci sono altre riduzioni, visto che il piano assunzioni del 2014 prevede che dei 36 posti lasciati vacanti dal personale sanitario (tutto compreso, dai medici agli oss) solo nove saranno coperti; sedici su 64 all’Ausl.

Intanto, continua Trevisani, “dal 2009 al 2014 sono stati tagliati in Regione 2mila posti letto, e altri mille saranno tagliati entro il 2016. Nel frattempo però, le cliniche private convenzionate sono passate da 3.600 a 4.500”. Impietose sono anche le liste d’attesa per diverse prestazioni, dati ufficiali riportati sempre dal sindacato e aggiornati a settembre 2014. Al Sant’Anna ci vogliono 460 giorni per un eco-doppler, 251 per una visita gastroenterologica, 254 per una risonanza magnetica, 190 giorni per una colonscopia. L’Azienda Usl fa un po’ meglio ma non molto: 376 per l’eco-doppler, 143 per la gastroenterologica, 240 per un’eco all’addome, 198 a Bondeno e 84 a Cento per una visita dermatologica. E al Sant’Anna andrà ancora peggio, visto che “il doppler dell’angiologia non è nemmeno più prenotabile perché sta andando in pensione il responsabile”.

E la nascita degli ospedali di comunità nella provincia (dove una volta c’erano gli ospedali) non serve certo a tamponare il taglio dei posti. “Sono già attivi venti posti a Copparo e venti a Comacchio, altri venti apriranno a Bondeno – ricorda Marco Lodi, dirigente di Malattie dell’apparato respiratorio all’Ausl e consigliere regionale Anaao –. È una sperimentazione interessantissima, però non deve essere fuorviante per il cittadino: non sono posti letto ospedalieri, sono letti territoriali in una struttura assistita post-degenza. Ospitano pazienti che sarebbero dimissibili ma non possono stare a casa propria soprattutto per motivi sociali”. Tanto per capirsi, il vedovo o la vedova che non ha figli in grado di occuparsene, oppure chi non può pesare sul marito o sulla moglie perché a loro volta malati. “Non hanno la dotazione di un ospedale – ci ha tenuto a precisare Lodi –: le persone per stare lì devono essere già stabilizzate, anche perché l’assistenza che ricevono è unicamente infermieristica. Solo per due ore al giorno, dal lunedì al venerdì, c’è un medico di medicina generale”. In pratica una casa di riposo, non fosse che la permanenza è limitata a ventuno giorni.

A preoccupare soprattutto in questo momento è però la possibile nascita di un’Ausl unica per l’Emilia Centrale, che accorpi Ferrara, Bologna e Imola. Per questo l’Anaao lancia una domanda a tutti quelli che si candidano a presiedere la Regione: intendente davvero crearla? Se la risposta sarà positiva, “chi detterà le regole? – si chiede il consigliere nazionale Pierluigi Api – Bologna con 850mila abitanti, 50 comuni e 1,7 miliardi di bilancio, oppure Ferrara con 355mila abitanti, due aziende e 607 milioni di bilancio? Se i poteri forti di questa città non diranno la propria, da noi non resterà neanche un ospedaletto” è il suo timore. Ecco perché invitano i cittadini “a votare per le regionali in base a quanto i candidati proporranno sulla sanità, perché non ci si può lamentare per poi far finta di niente”.

Le risposte ai direttori intervenuti il giorni prima le tengono alla fine. “Quella secondo cui qui c’è un’assistenza eccellente è un’affermazione che si commenta da sola” sono le dure parole di Trevisani, che a differenza dei direttori non ritiene l’eventuale addio di Rinaldi “un danno per tutto l’ospedale”. Ma lui ha delle questioni personali con questa dirigenza? Ambizioni? “Se le avessi – chiude – starei dalla parte della direzione”.

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