Lettere al Direttore
1 Ottobre 2014

Le difficoltà dell’associazione ‘qualunque’

di Redazione | 6 min

Salve a tutti, sono Rita, ho 40 anni e sono di Ferrara, quello che mi porta a scrivere questa lettera aperta a tutta la cittadinanza, dopo un’attenta riflessione e dopo aver atteso invano, è, oltre che a titolo informativo, anche per denunciare le vicende vissute da un’associazione ferrarese “qualunque” (di cui faccio parte) che, anche a causa del “buon operato” comunale si vede costretta a fallire e a chiudere, al contrario di altre associazioni ben riconosciute dal Comune di Ferrara.

L’associazione, che, per ora, chiamerò “qualunque” è costituita da cittadini ferraresi, età media over 35, che hanno deciso di vivere e di crearsi un futuro nella città di origine e che, una volta constatata la precarietà lavorativa, fondare un’associazione era l’unico modo per unire forze e competenze al fine di raggiungere obiettivi comuni che mirano a:
– incentivare l’occupazione nel territorio ferrarese
– incentivare la conoscenza del settore informatico in ogni suo campo
– mirare a creare un circuito di cittadinanza attiva e partecipe

Nella ricerca di una sede fissa in cui iniziare le proprie attività, dopo alcuni colloqui con funzionari comunali, i componenti dell’associazione “qualunque” presentano nel 2013 il progetto “ArdenteMente” relativo alla riqualifica e rivalutazione di un immobile di proprietà del Comune di Ferrara, denominato “ex scuola Banzi” sito in via Boschetto angolo via Comacchio, sfitto e vuoto dal 2002, presente nel Puv (piano unitario di valorizzazione) dal 2006 e messo all’asta dal 2007 per un importo di circa 800.000€ (prezzo ribassato nel 2014 a 550mila€ causa “ammaloramento edificio” /rif. pdf piano alienazioni 2014-2016).

L’edificio in questione, dopo averlo visionato per ben due volte, non è soggetto a ristrutturazioni complesse, anzi proprio nel 2010 fecero dei lavori importanti di muratura, compresi l’impianto elettrico a norma, il problema dell’ intero edificio è che a causa di un vetro rotto, mai riparato, intere famiglie di piccioni hanno “occupato” l’edificio ricoprendolo di cacche, che accumulandosi di anno in anno rendono l’ambiente, veramente, malsano ed imbarazzante.

Il progetto ArdenteMente, pensato anche per rivalutare lo stabile, compresa l’area cortiliva, voleva diventare un punto di riferimento per gli abitanti della zona (e non solo), l’ obiettivo era ed è ancora quello di creare da uno spazio comunale in disuso un luogo culturale e di formazione che sia in grado di autofinanziarsi e di autogestirsi attraverso le varie attività (che variano dal ludico ai corsi formativi, compresi laboratori artigianali e creazione di un orto sociale), attraverso i vari servizi (che spaziano tra servizio dogsitter/sgambamento cani, servizio caffetteria/ristoro, ciclofficina, biblioteca libera, etc) oltre ad eventi di vario genere e natura (proiezione di filmati, presentazione mostra fotografica, tornei over 50, rappresentazioni teatrali, etc.

Dopo vari incontri con l’allora responsabile del servizio patrimonio Genesini e dopo aver presentato due versioni del progetto ArdenteMente, per meglio rispondere alle richieste di “completezza” del Comune, nulla si è più visto nè, tantomeno, sentito. Con il passare del tempo, quindi, i componenti dell’associazione “qualunque”, oltre ad essere demoralizzati per il mancato riscontro da parte di “chi di dovere”, convinti nell’aver presentato un buon progetto, non demordono e sempre in attesa di considerazione continuano per la loro “strada”, tacitamente e silenziosamente.

A giugno 2014, però, succede un evento abbastanza strano per la città: l’occupazione della Banzi da parte di un gruppo di ragazzi. Questo evento ha suscitato ammirazione da parte dell’associazione “qualunque”, che, convinti ancora una volta di non essere gli unici ad avere bisogno di spazi, da gestire e diversi dai soliti “circoli viziosi” proposti dalla città, ricontattano di nuovo i funzionari comunali. Alla richiesta di considerazione, risponde l’attuale assessore al patrimonio, Serra, il quale durante l’incontro suggerisce all’associazione “qualunque” di presentare un altro progetto, in cui, però, “venga a mancare la parte sociale”… sconcertati da tale proposta ma entusiasti nell’aver avuto quell’attesa considerazione, i componenti ripresentano un nuovo progetto, esclusivamente legato al business nel campo dell’innovazione. Dopodichè silenzio assoluto.

Durante l’attesa, un componente in particolare, la sottoscritta, cercando informazioni in merito al Puv Ferrara, scopre che nel sito Comune di Ferrara, nella sezione pianificazione territoriale, sotto la voce puvferrara, è presente un documento del 2010, denominato puv _tavoli_presentazione, che stipula un accordo tra Comune e Agenzia del Demanio in merito agli immobili inseriti nel puv, la cosa importante è che quel documento conteneva un’Istanza Stakeholder rivolta alla cittadinanza per l’interesse diretto e/o indiretto nei confronti di uno o più immobili inseriti nel piano valorizzazioni. Interessati da tale documento si rivolgono di nuovo al Comune, chiedendo se è ancora valida l’istanza e come e a chi presentare l’eventuale interesse. Nonostante queste semplici domande, a tutt’oggi nessuna risposta, ma una cosa è successa, ebbene dopo la richiesta di informazioni in merito alla validità o meno del documento, il giorno 26/08/2014 nella sezione puvferrara non è più presente il documento pdf “puv_tavoli_presentazione” ma è scaricabile un nuovo documento denominato “bozza_intesa_istituzionale”. La sostanziale differenza tra i due documenti è che, nell’ultimo non è più presente l’Istanza Stakeholder per la cittadinanza. Nonostante le varie mail inviate chiedendo, cortesemente, una spiegazione, nessuno risponde.

In conclusione, allo stato attuale delle cose, non avendo nulla da perdere siamo, quindi, costretti a denunciare pubblicamente quello che stiamo subendo anche a causa di un’amministrazione poco attenta alle richieste dei cittadini e, se qualora, neanche attraverso questa lettera aperta riceviamo risposte, non ci resta altro che andare per vie legali.

Pensare che tutte le associazioni, per essere tali hanno bisogno di uno statuto dal quale partire ed appoggiare le basi per scopi ed obiettivi, anche il Comune di Ferrara ha uno statuto, l’avete mai letto? Giusto un assaggio: “Art.1 – Il Comune di Ferrara …, rappresenta la comunità locale, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo; esercita la propria funzione recependo i bisogni e gli interessi generali della comunità assicurando il buon funzionamento, l’imparzialità, la trasparenza, l’informazione, l’efficacia, l’efficienza, l’economicità e la semplificazione dell’azione amministrativa; opera per rimuovere ogni ostacolo che impedisca la piena parità delle donne e degli uomini nella vita sociale, culturale ed economica”. Avendo vissuto, sulla mia pelle, come opera il Comune di Ferrara, quasi quasi mi verrebbe da dire che, forse, lo Statuto che ho letto appartiene ad un’altra città.

Grazie a tutti

Rita

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Gentile Rita,

i due documenti da lei citati non sono bandi o avvisi pubblici. Nopn costituiscono cioè un impegno dell’amministrazione. Il progetto è nato e purtroppo è rimasto alla fase conoscitiva. Abbiamo comunque sottoposto i suoi quesiti all’assessore comunale all’urbanistica, Roberta Fusari, che si occupò a suo tempo della predisposizione del Puv per gli immobili inutilizzati di proprietà pubblica. Secondo l’assessore la finalità del Puv era quella di “studiare in un quadro complessivo, attraverso uno strumento di trasformazione urbanistica, le destinazioni d’uso più adatte degli immobili pubblici”. Riguardo a un possibile riutilizzo dell’ex scuola Banzi da parte di associazioni o privati cittadini, l’assessore Fusari afferma: “Concordo sul fatto che in questo momento, considerando la situazione del mercato immobiliare, varrebbe la pena riuscire a riutilizzare gli edifici sfitti. Ma viste le condizioni in cui si trovano hanno bisogno di una serie di investimenti: serve qualcuno che ci mette dei soldi. Immaginiamo che un’associazione voglia prendere in gestione l’ex scuola: anche solo per metterla in sicurezza e renderla accessibile occorrono spese importanti. E un’eventuale assegnazione non può essere fatta in maniera diretta dall’amminsitrazione, ma deve passare attraverso un bando pubblico”.

la redazione

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